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DEL

CONCILIO DI TRENTO

LIBRO VIGESIMOPRIMO

ARGOMENTO

Entrata del conte di Luna nella congregazione, e protesti scambievoli fra lui e i Francesi intorno al luogo. - Messione del Visconti al cardinal di Ferrara per trarne buoni ufficii col Lorenese ; ed effetto di ciò. Contesa, e disputazione intorno alla voce de' procuratori in concilio, e qual concio le si desse. - Malagevolezze superate intorno al grado dell' orator di Malta. - Petizione del Bavero per l'uso del calice. Ormanetto a lui mandato con prospero avvenimento. - Fumano aggiunto per segretario del sinodo. - Venuta in Trento del Birago. - Lettere del re di Francia da lui presentate al concilio, e di qual tenore. - Lunghe difficultà sopra la risposta. Traslazione del concilio in qualche città di Germania domandata da' Franzesi, ma rifiutata dal ré di Spagna, e da Cesare. Varii pareri de' padri intorno a' mali usi, e varie proposte sopra i canoni appartenenti all' autorità del papa, e

de vescovi. - Trattati segreti del Ferier colpontefice per interposizion del Gualtieri, e del segretario di esso mandato a Roma. - Ordinazion del papa ad instanza degli Spagnuoli, che si levi, o si dichiari la particella: proponenti i Legati. Ripugnanza fortissima d'essi Legati, e specialmente del Morone a tal fatto, comprovata finalmente dal papa, e dilazione pattuitasi in ciò col conte di Luna. - Partenza dell'imperadore da Ispruch verso Vienna, e perchè. - Varie lettere scritte da parte del pontefice ai presidenti, che dimostrano la piena libertà ed autorità da lui data al sinodo come nedogmi, così nella riformazione eziandio della corte, e de' cardinali. - Avvento de vescovi, e de' teologi fiamminghi al concilio con lettere della governatrice duchessa di Parma. - Richiesta loro, e degl' Inglesi per dichiarazioni contra la reina d'Inghilterra, approvata dal papa, ma poi riprovata per consiglio di Cesare. - Ufficii de padri per l'arcivescovo di Toledo carcerato in Ispagna dall' Inquisizione, e risposta del papa. Causa di Giovanni Grimani patriarca d' Aquileia, rimessa dal pontefice al sinodo per calde intercessioni del senato vineziano, e giudici in essa deputati. Molti conventi, e consigli intorno a varii capi di mali usi: e ciò che ultimamente si statuisse. - Commessione del pontefice sopra il luogo, e sopra gli onori dell'ambasciadore spagnuolo nelle funzioni della Chiesa. Tumulto, e pericolo di scisma quindi seguito. Sensi de' Legati, e de' padri in quest' affare. - Musotto per ciò mandato a Roma dal Lorenese. - Risposte del papa, innanzi

alle quali s'acconcia la discordia in Trento. Consiglio tenuto da Pio non solo con molti cardinali, ma colľ orator Vargas, e celebre suo scritto sopra la forma de' dogmi mandata a Roma da' Legati. - Desiderio del papa, che si tralascino le due quistioni di più contrasto. Sentimento a ciò uniforme di Cesare, e del cardinal di Loreno, ma contrario de' prelati spagnuoli. – Canoni, e decreti stabiliti, contraddicentivi i già detti prelati nella congregazion generale. - Opera del conte di Luna che gli tira ad esser concordi nella sessione: la qual si celebra quietamente il giorno decimoquinto di luglio. Cose quivi fermate.

Stavasi

con grande espettazione intorno al publico ricevimento del conte di Luna nell'assemblea: perciò che in queste funzioni, come nelle macchine grandi, accadono talora difficultà nel ridurle all' atto, che mai non s'erano premeditate nel tenerne consiglio. Entrò egli (1) posto in mezzo dagli oratori cesarei. Presentò là

(1) Oltre agli Atti di castello, ove ciò sta diffusamente, il Diario, e lettere de' Legati al cardinal Borromeo a'21 di maggio, e di Lansac all'ambasciador francese in Vinezia a' 26 di maggio 1563, e Atti del Paleotto: e più ampiamente una fede de' notai del concilio da riferirsi appresso, contenuta in un libro dell' archivio vaticano intitolato: Varia ad concilium Tridentinum de basilica vaticana etc.

lettera regia: indi fe recitare da Antonio Covarruvia, uditore della cancelleria di Granata, un protesto di sì fatta contenenza, stando in piedi innanzi a' Legati tutto quel tempo, benchè gli altri a' luoghi loro sedessero, per non accettar sedia innanzi di preservarsi dal pregiudicio con quel solenne riparo. Che quantunque a lui, come ad ambasciadore del cattolico re Fi

lippo signore di tanti regni, fosse debito il primo grado dopo gli ambasciadori imperiali, nondimeno essendo tale quel convento, quel tempo, e quello stato della cristianità, che non si doveva impedire il corso degli affari divini, e del publico beneficio con veruna contesa, e massimamente convenendo a chi promoveva la causa universale il non porgere alcuna materia di turbamento, egli prendeva il luogo che gli era dato, del quale userebbe sin che fosse opportuno: ma protestava, che ciò niun pregiudicio inducesse al re Filippo, ed a' successori. Aggiugnendo l'altre cautele solite de'giuristi.

Lettosi il protesto del conte, egli s'assise in disparte dagli altri ambasciadori avanti a' Legati a man sinistra d'una cro

ce d'argento, la qual tenevasi in mezzo al teatro dell'adunanza presso alla tavola del segretario. E senza intervallo insurse il Ferier con una contraria protestazione di tal sentenza.

Che se il luogo quivi ottenuto dagli oratori francesi contiguo a' cesarei fosse stato insolito, e non posseduto sempre da loro, specialmente ne' concilii di Gostanza e di Laterano, o se quello nuovo, e fuori dell'ordine che pigliava il chiarissimo conte di Luna, avesse potuto generare alcun pregiudicio o ad essi, o ad altri ambasciadori, certamente que' santissimi padri, i quali rappresentavano la Chiesa universale, usando quell'ufficio de'giudici che appellasi nobile, e che non aspetta l'instanza delle parti, ad esempio de’maggiori avrebbono ridotto ciascuno all' ordine antico, o almeno avrebbono esercitata la denunziazione evangelica. Ma tacendo i padri, ed anche gli ambasciadori di Cesare, a' quali non potea quella causa non esser comune, essi oratori che conservavano al loro principe il vetusto possesso, e confidavansi della fede, amistà, e congiunzione del potentissimo re Filippo col

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