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concilio: imperò che dove gli altri generali parlavano dal luogo loro, e stando ritti, egli facevasi andar in mezzo, e sedere e quantunque talvolta il suo dire fosse stato lunghissimo, la lunghezza da lor biasimata negli altri, era divenuta in esso materia di lode: e fin talora per lui solo eransi tenute le generali congregazioni. Nel resto parlò egli si dottamente, che i Legati mandarono il suddetto ragionamento come di singolare eccellenza al cardinal Borromeo.

Ma, imperò che le spade quanto sono migliori, tanto più offendono, i percossi dagli argomenti del Lainez, a fine di concitargli vendicator gagliardo, s'ingegnarono di persuadere al Lorenese, che incontro a lui avesse indirizzati il ragionatore i suoi colpi. Il che risaputo dal Lainez, si purgò egli col cardinale, mostrandogli che non aveva inteso di riprender lui, nè similmente i prelati francesi, ma solo alcuni teologi della Sorbona in tutto aderenti al concilio di Basilea. E il movimento non avanzò più oltre.

Continuando qui noi a parlar de' Francesi: quantunque al Birago fosse apparec

chiata la risposta (1); nondimeno parendogli di non potersi più fermare, posta l'imminente partenza di Cesare, la qual poi avvenne a' venticinque di giugno, cavalcò verso Ispruch il giorno decimoterzo di quel mese: ma non per ciò gli oratori del re Carlo raffreddaronsi (2) nell' instanze di riceverla; facendo anche gran querimonie, che sua maestà con quell' indugio fosse negletta. Onde propostasi ella nella congregazione, secondo il tenor descritto, ne seguì un quieto approvamento: ma (3) essendo usciti i predetti oratori quando se ne deliberò in congregazione, come usavasi qualora si poneva a consiglio qualche negozio a lor pertinente, nel mandarli a richiamare, trovossi ch'eran iti alle case loro: forse perchè, presentito il concetto della risponsione apprestata, non volevano esserne accettatori. Ben si ha indizio ch' ella fosse mandata al Birago, ancorchè lontano.

(1) Lettera del Visconti al cardinal Borromeo dei 14 di giugno 1563.

(2) Lettere de' Legati e del Visconti al cardinal Borromeo de' 21 di giugno 1563.

(3) Lettera dell' arcivescovo di Zara de' 21 di giugno.

Egli, oltre al giustificar coll' imperadore sotto titolo di necessità la pace stabilita dalla reina con gli ugonotti, non pose da canto le commessioni dategli per quel principe intorno alla traslazion del concilio in Alemagna, con tutto che ne antivedesse la ripugnanza dal lato de' padri e del papa, e ne risapesse già la repulsa del re Filippo. La risposta di Cesare (1) fu: che intorno alla pace, le stesse condizioni di essa rendevano assai credibile la necessità significatane dalla reina: non essendo verisimile che per altro fosse ella stata per inchinarsi mai a simili patti. Alla traslazione proposta convenire a se dissentire, per ciò che in altro luogo non avrebbe la comodità che avea quivi d'assicurare il concilio, potendo raunare in tre giorni dodici mila fanti, e opporli ad ogni insulto de' luterani. Oltre a ciò, saper lui, che questi non sarebbono mai convenuti al sinodo, quantunque si celebrasse

(1) Tutto sta in una del Gualtieri al cardinal Borromeo de' 28 di giugno, e in un'altra del nunzio Delfino scritta per relazione dell'istesso imperadore al Borromeo, e comunicata da questo al Morone il dì 30 di giugno 1563.

T. XI.

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in mezzo della Germania, se non con disconvenevoli condizioni, e da non potersi concedere senza molto diservigio di Dio. Finalmente, che il mutarlo di stanza quando incominciava a proceder bene, sarebbe stato un precidere il frutto, il qual già se ne promettevano tutti i buoni. Più avanti gli disse, che lasciasse a lui la cura della riformazione, però che intendeva che si facesse in tutto e per tutto.

Avendo in questo mezzo i Legati fatte sentire al pontefice le difficultà sopra la risposta da rendersi alla significazion del Birago, egli avea loro riscritto (1), che non solo non usassero forme di tacita escusazione verso quella pace; ma che apertamente la biasimassero, com' era per far egli nel rispondere al signor d' Allegri. Ma questa lettera non giunse prima del fatto: ed appresso, veduta da Pio la risposta così com'erasi data, laudolla (2). E fu assai che non vi desiderasse più d'aromaticità, posto il suo sdegno allora contra i Fran

(1) Lettera del cardinal Borromeo a' Legati dei 17 di giugno 1563.

(2) Lettera del cardinal Borromeo a’Legati dei 30 di giugno 1563.

cesi (1): per ciò che al pregiudicio della religione nella licenza avevano aggiunto quel della Chiesa nelle sustanze. Era stata chiesta da loro al pontefice per addietro facultà d' alienare per cento mila scudi d' entrate ecclesiastiche in sovvenimento della corona: il che, oltre al cattivo effetto e al peggior esempio, avrebbe attoscati non meno contra il conceditore che contra l'impetratore gli animi di tutto il clero francese: onde s'usavano in Roma i soliti indugi per nè consentire al male, nè offendere con rifiuto. Ma i governanti del regno, quantunque liberi dalle spese della guerra, il che parea torre il bisogno e 'l colore della già detta alienazione, nè pure avevan lasciato che la Chiesa godesse di questo pro fra i tanti sconci della irreligiosa lor pace: anzi erasi publicato un editto, o, sì come il chiamano, arresto, dove il re per autorità sua propria ne ordinava l'esecuzione. E per altro il cavalier della Soure, uomo del re mandato a Roma per quella inchiesta, non rifinava

(1) Lettera del cardinal Borromeo a'Legati dei 19 di giugno 1563.

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