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sione, mentre i Francesi più temessero, e gli Spagnuoli stimassero di concordare con più dignità, quasi donando alla quiete publica ciò ch'era in loro balia. Scrissero per tanto al papa: che 'l fatto universalmente era riprovato non pur da quei di niuna parte, ma da'Portoghesi, e eziandio da qualcuno degli Spagnuoli. Parer al comune, parere a tanti valent' uomini anche tra gli amorevolissimi della sede apostolica, farsi gran torto a quel re pupillo, quando nè udito, nè pur citato si privava del suo possesso. Non aver egli sostenuto un tal gravamento nè ancora nella corte di Cesare zio del re Filippo, anzi nè in quella del papa, dove avrebbe potuto sua santità a ragione più liberamente disporre, che nel concilio. Presentirsi che il di crastino i Francesi voleano venir a' Legati, e produrre appunto questa eccezione, dicendo che nel sinodo non saria quella libertà de' padri e quella sicurtà di qualunque persona, le quali il pontefice avea promesse tante volte, ove senza pur sentire essi padri vi si facesse per assoluto imperio di lui così grande innovazione, e un re pupillo, riconosciuto per tanti se

pre

coli come primogenito della Chiesa, il quale v'era concorso mediante i suoi lati e i suoi oratori, vi patisse tant'alta ingiuria. Nè solo scriveano i Legati, questa azione esser condannata come ingiusta, ma come nociva. I Francesi per la futura domenica, nella quale ne aspettavan l'esecuzione, preparare i menzionati protesti con vocaboli riverenti verso la sede apostolica e verso il pontificato, e benivoli verso il conte e 'l suo re, per diffondere poi tutto il fiele sopra la persona di Pio IV: e 'l di appresso destinar la partenza, minacciando di procedere contra il papa, e di crearne un altro per le vie solite agli scismatici: nel che si promettevano grandi aiuti dalle forze congiunte di quasi tutto il settentrione. Nascer anche per altro capo molta infamia, essendo calunniato il pontefice: che per orrore della riformazione volesse il rompimento del sinodo eziandio con ruina del cristianesimo: là dove in quegli ultimi giorni i Francesi eransi veduti più inchinati alla conclusione. Giudicarsi però, che la santità sua potesse muoversi con prudenza da tanti nuovi accidenti a rivocare o a

sospender la commessione, senza voler che quell'atto di dar l'incenso e la pace togliesse il culto a Dio, e la pace alla Chiesa. Pronta esser l'escusazione co' ministri spagnuoli, i quali avevano e veduto il buon affetto di sua beatitudine, e sperimentati si gran pericoli di rivolture non immaginati da loro, avendone essi predetto al papa l'agevole adempimento. In ultimo i Legati, per non mostrarsi nè fiacchi nè contumaci, si offerivano pronti all'opera, ove il pontefice stesse fermo nel volere: significando, che avrebbono prolungato in maniera che non ne venisse il caso avanti al giorno della sessione, quando sarebbe già tornato il corriere. Feronlo avvisato ancora, che 'l cardinal di Loreno mandava a sua santità il Musotto per informarla di quel frangente, e per chieder licenza, come dicevasi, di ritornare in Francia.

E di fatto il Musotto si pose in via prima che'l corrier de' Legati, e portò lettera (1) al papa scritta con proemio d'infinita sommessione, ove il cardinale sot

(1) Lettera del cardinal di Loreno al papa il dì ultimo di giugno 1563, nel prodotto libro francese.

toponeva ogni suo detto alla censura di sua beatitudine: ma usato questo preservamento, che salvasse il cardinale dalla nota d'irriverente e di smoderato, seguivano forme sopra modo gagliarde in esprimere la gravezza del torto che riceveva un tanto re, la cui corona avea così eccelsi meriti col pontificato: ed eranvi queste parole: Se non fosse stata la molta prudenza, e pietà del signor conte di Luna, e la pazienza di noi altri, non è rimasto per gli suoi Legati di far il giorno di san Pietro il più funesto, e infelice giorno che abbia avuto la cristianità. Continuava poi egli a far querela quanto più umile, tanto più agra, che 'l papa contra ciò che gli avea significato l'altra volta per voce del Musotto avesse (com'ei dicea) comandato ai presidenti sotto pena d'inobedienza il non fidargli nulla; e specialmente quell'affare in cui pur esso meglio d'ogni altro avrebbe potuto servirlo, come erasi veduto in prova: perciò che, quantunque fosse stato colto alla sprovveduta, nondimeno, se non era l'opera sua, e quella d'un buon prelato spagnuolo (significava il Guerrero), il minor male che fosse potuto seguire, sa

rebbe stato la dissoluzion del concilio. Il grado ch'egli avea nella Chiesa, e 'l desiderio della quiete obligarlo d'ammonir la santità sua, che se 'l mandato si ponesse ad effetto, gli ambasciadori dichiarerebbono, che avendo ella tralasciati gli ufficii di padre, e essendosi fatta parte col sentenziare senza sentire, non intendevano di rimettersi a tal sentenza, ma d'aiutarsi senza rispetto ně del concilio nè d'altro con ogni arme opportuna alla causa loro. Saper la santità sua, che'l vedersi far torto è la più intollerabil cosa del mondo, e massimamente a' principi: onde se ne risentono in tutti i modi, serrando gli occhi a tutti i riguardi: e i ministri talora sono forzati, per ubbidire, a far opere a se spiacenti. Niuno esser quivi nè Italiano nè Spagnuolo che non gridasse contro a sua beatitudine. Pregarla egli dunque per le viscere di Gesù Cristo, che si togliesse da questo proponimento, lasciando procedere il concilio com'era inviato: perciò che se ne poteva sperar presto e prospero fine, secondo il desiderio di lei: ed egli prometteva d'affaticarvisi per modo, che ciò avvenisse non ostante

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