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dicato. Se i Francesi pretendono il contrario, siamo contenti che voi insieme col concilio lo intendiate, e provediate che a nessuno si faccia torto. E se questi del re cattolico fuggiranno questo giudicio, voi ci avviserete. E tra tanto tenerete quest'ordine di pace e d'incenso per sospeso: e faremo ogni opera di qua, e di là per la concordia: e di giustizia non mancheremo a nessuno.

Cotali furono le provvisioni. Ma prima che i romori di Trento fossero pur giunti alla notizia di Roma, n'era seguita in Trento la quiete (1). I Legati aveano sempre maggiormente inchinato al pensiero di soprasseder dell'esecuzione, e al parere, che fosse dicevole al papa il sospender la commessione: imperò che vedean che 'l corpo del sinodo avea l'intelletto aderente a'Francesi: tanto che gli stessi cesarei, sentendosi biasimati dalla voce comune, quasi fautori di causa ingiusta, andarono a giustificarsi co'presidenti: professandosi non intromessi nella contesa come partigiani, ma come paciali.

(1) Ciò che segue in questo fatto, sta in una dei Legati al cardinal Borromeo de' 4 di luglio, e negli Atti del Paleotto 1563.

Senza che, fra gli stessi legisti de' presidenti molti opinavano, che quella causa fosse di natura laicale, e che però essendo ella fra meri laici non potesse il papa procedere se non per le vie del diritto comune, cioè, citate, e udite le parti. In contrario tuttavia gli strigneva la promessa fatta da loro al conte d'adempier l'opera a qualunque sua richiesta. E nè ancora avvisavano che fosse lor conveniente il tirarlo con esortazioni a partiti rimessi, per non dar materia di querela contra di loro al re di Spagna, ove a lui per ventura la forma dell' accordo disaggradasse.

Infrattanto il conte non avea commesso difetto nella cura di sottrarre il pontefice all'imputazione di esser egli stato l'autore di questo fuoco per dissipare il concilio, essendosi testificato per lui e in voce, e in iscrittura, che tutto ciò erasi fatto per grande instanza del re cattolico. E intorno alle contumelie profferitesi contro alla persona del papa, non solo egli avea parlato altamente a presenza di molti prelati, ma preparata scrittura in risposta dando titolo agli autori di mentitori,

con altre ignominiose forme, e fattala vedere al cardinal di Loreno.

Or come da due contrarii eccessi risulta il temperamento, così da'vantaggi opposti, e dall'ardore opposto di quelle due parti nella contesa, nacque la concordia, la qual fecesi con questi patti. Che nel giorno della sessione s'osservasse l'ordine tenuto in quel di san Pietro. Negli altri festivi gli ambasciadori venissero accordatamente, sì che, intervenendo l'uno degli emuli, non concorresse l'altro, o si premettesse tal concio che non seguisse disturbo. Fra tanto si scrivesse ad ambedue i re per far prova se di loro consentimento potesse stabilirsi durevole convenzione. La lode precipua di questo tranquillamento fu dovuta al cardinal di Loreno per avere ammorbiditi gli oratori francesi, e all' arcivescovo di Granata, e al vescovo di Segovia così nell'avere indotto lo Spagnuolo, rendendoglisi promettitori e mallevadori insin colle proprie lor vite dell'approvazione reale, come nell' aver protestato a'Legati, ch'essi eran tenuti secondo coscienza di non obedire al ricevuto comandamento, scorgendone

le future rovine. E in particolarità la mattina dell'imminente rottura l'opera del Guerrero fu salutare a tutta la Chiesa. E però quest'unico merito, oltre a tanti altri onde s'illustrarono que'due prelati, valse non solo per compensar qualche turbamento cagionato da essi in concilio, ma per far vivere il nome loro con perpetue benedizioni negli annali cristiani. I Legati ne godettero senza misura, facendo sentire al pontefice, che non sarebbesi potuta desiderare per lui miglior maniera d'assetto. Gli Spagnuoli obligati alla propizia sua volontà, e senza che l'obligazione fosse diminuita da veruna resistenza trovata ne'suoi ministri all'effetto, o da veruna contezza di ciò che aveano proposto in cuor loro per innanzi: i Francesi certificati, non esser questo un proprio moto del pontefice per mettere i re a contesa, ma una sua condescensione all'impeto degli Spagnuoli per non perder egli l'una parte mentre vedeva rimanere alla Chiesa non ben fermo il possesso dell'altra: le loro minacce ed imputazioni disprezzate, quando nulla perciò i presidenti s'erano arrestati quella mattina da offe

rirsi pronti allo Spagnuolo di contentarlo: le loro ingiurie contro al papa represse in voce e in iscritto, e cambiate da loro in parole d'ossequio dopo l'accordo: le querimonie dell'ingiustizia snervate da quello che essi medesimi avevan patteggiato, a che sapevasi che 'l papa volentieri avrebbe dato fin da prima il consentimento, s'eglino a ciò non avessero dissentito, e non si fossero mostrati fissi in voler segni aperti di preminenza.

A questa significazion de' Legati, mandata a Roma per ispedito corriere (1), allegrossi inestimabilmente il pontefice: e non essendo allora il Musotto ancora partito, rimandollo a'nove di luglio con lettere sue e del cardinal Borromeo ad essi, e con sue risposte, delle quali gli facea partecipi, al cardinal di Loreno. Gli uni ricevetter da lui amplissima commendazione della prudenza e accortezza usata felicemente, ed insieme fu loro notificato, avere il Musotto per parte del suo signore data sicurezza di finire il concilio sì bene, e con modi sì facili, che ove riuscissero

(1) Tutto sta in lettere del papa, e del cardinal Borromeo a' Legati, a' 9 di luglio 1563.

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