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vinciale, o il prelato metropolitano co' due più antichi suffraganei prendesse cura d' instituire uno o più seminarii o nella metropoli, o in altra chiesa più comoda di quella provincia, ciascun de quali si dotasse coi frutti di due o più chiese, e i giovani di quelle vi s'allevassero. Nelle diocesi ampie potesse il vescovo fondare uno o più seminarii, purchè dependenti del tutto da quello della città. Se nell' esecuzione d'alcune delle cose predette incontrasse malagevolezza per cui s'impedisse o si turbasse la fondazione de seminarii, potesse il vescovo con le prenominate persone, o il sinodo provinciale, secondo il costume del paese, e la qualità delle chiese e de' beneficii, moderare o alterare tali ordinazioni, e decretare, e provvedere sopra tutto ciò che ripulasse opportuno al profitto de' seminarii. Questa era la somma delle proposte riformazioni.

Il decreto della residenza fu semplicemente approvato (1) da tutti, salvo da undici, che o l' approvarono con qualche condizione, o il riprovarono in qualche parte. Molti di questi significaron dubbio,

(1) Tutto è negli Atti del Paleotto,

che le parole prestassero argomento d'interpretarlo quasi la residenza fosse dichiarata di ragion divina, la qual dichiarazione a' più non era piaciuto che si facesse. Al Gualtieri vescovo di Viterbo il decreto sembrò troppo rigido co'minori curati. Francesco Blanco spagnuolo, vescovo di Orenese, rispose, piacergli sotto speranza di nuova dichiarazione, che a' futuri cardinali fosse disdetto di ricever vescovado. Il vescovo di Guadix non consenti alla libertà dell'assenza dalla diocesi per tre mesi: e richiese che i cardinali non si potessero eleggere in età minore di quarant' anni. Teofilo Galoppi, vescovo di Oppido, non riputò convenevole, che all'assenza per necessaria cagione facesse mestier licenza del papa o del metropolitano. Unico fu ad impugnare agramente il decreto Filippo Maria Campeggi vescovo di Feltro, dando una cedola ove diceva: parere a se che le cose diffinite quivi principalmente fossero piene di falsità, e che la prima parte ripugnasse alla seconda: oltre a ciò, non essersi proceduto secondo il rito del concilio, udendo prima il giudicio de' minori teologi. On

d'egli protestava di contraddirvi quanto poteva, sì come avea fatto per addietro, pronto nondimeno di rimettersi o alla ragione, o alla diffinizione e confermazione del papa.

Gli altri decreti in emendazion de' cattivi usi furono accettati universalmente col mero, piace, fuorchè da sei padri, i quali vi desiderarono o qualche dichiarazione, o qualche picciolo mutamento.

In ultimo luogo fu letta la dinunzia della sessione futura pel giorno decimosesto di settembre, affin di trattarvisi intorno al sacramento del matrimonio e ad altri dogmi non ancora diffiniti, ed anche intorno alla provvisione de' vescovadi e di qualunque maniera di beneficii, e intorno ad altri capi di riformazione. Ed a ciò tutti assentirono.

Se l'uomo ben concepesse il futuro gaudio della concordia, dopo un diuturno contrasto, ogni lite sarebbe d'agevole accordo: ma la passione l'occulta, come quella che, nemica, o troppo amica di se stessa, non vuol esser sanata perchè non vuol esser estinta.

LIBRO VIGESIMOSECONDO

ARGOMENTO

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Ufficii del conte di Luna contrarii alla presta conclusion del concilio, e diligenze opposte del papa, e de' Legati. – Sensi degli oratori spagnuoli in Roma diversi da quei del conte. Significazioni del papa in concistoro a lode del cardinal di Loreno, e a scusa della riformazione de' cardinali rimessa da se al concilio. - Ragione vera di ciò. – Ombre del cardinal di Loreno per le proposte riformazioni spiacenti anche al Ferier. - Risposte d'esso cardinale all'invito del papa. Gualtieri mandato dal Lorenese a Roma, e con quali instruzioni sì di lui, si del cardinal Morone. Commessioni del papa a' Legati sopra la confidenza da usarsi e verso il cardinal di Loreno, e verso il Madruccio.- Instanze del conte di Luna, acciò che i prelati a raccorre le sentenze, e a riformare i canoni si deputassero per nazioni, e querele da lui scritte a Roma contra i Legati. – Loro giustificazione. Offerte amplissime dei Veneti a pro del concilio. - Causa del patriarca Grimano dopo varie congregazioni termi

nata a suo favore. - Pareri detti daʼpadri sopra il matrimonio, e specialmente sopra l'annullare i maritaggi clandestini, i contratti da’figliuoli sin a certa età senza il consentimento de' genitori, e sopra il condannare chi tiene, dissolversi il vincolo del matrimonio per l'adulterio. - Domanda, che sien decretati i primi, due punti fatta a nome del re di Francia, e che si modifichi il terzo fatta, dagli ambasciadori veneti a risguardo de'greci loro vassalli. - Antinori mandato a Trento dal papa, in vista per accompagnare il cardinal di Loreno nel viaggio, ma in segreto per esortarlo a fermarsi in Trento insin alla fine del concilio: la qual esortazione è impedita dal primo Legato. - Risposta di Cesare sopra la proposta del cardinal di Loreno intorno al partito da lui trattato col papa. - Varie note mandate da Ferdinando a' suoi oratori sopra le riformazioni proposte, e specialmente sua commessione di ripugnare alla riformazion de'principi fin a più maturo consiglio. - Agra controversia in ciò fra i cesarei e i Legati, e qual compenso vi si prendesse. - Richieste del conte di Luna al pontefice, perchè la riformazion del collegio e del conclavi sia ordinata dal sinodo, e risposte che l'appagano in amendue i capi. - Difficultà sopra la confermazione che il papa dovea concedere al re de Romani: principio, processo, e termine di quell' affare. Turbamento de padri perchè si trattava d'introdurre in Milano l'inquisizione all'uso di Spagna, e concio del negozio. - Fama di sospensione, e d'onde originata.

Differenza

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