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inaccordabile ne'matrimonii clandestini, non ostante una disputazione solenne: il che costrigne a prorogar la sessione fin agli undici di novembre. - Nuove risposte di Ferdinando sopra i capi della riformazione rassettati, e massimamente sopra quello de' principi. – Tumulto de padri per l'intralasciamento di ciò, e con qual promessione acquetato. - Ordini dati dal re di Spagna intorno alla dichiarazione delle parole, proponenti i Legati, e gravissimo contrasto perciò fra 'l conte di Luna e i presidenti, co' quali convengono assaissimi padri. Procuratore de' capitoli di Spagna scacciato di Trento dal conte con indegnazion del concilio. - Andata del cardinal di Loreno a Roma.

Con la letizia della celebrata sessione confermossi ne' Legati la speranza di finir prestamente e concordevolmente il concilio: ma l'una e l'altra s'infosco per una inopinata richiesta del conte di Luna, la quale accrebbe le suspizioni di lui concette. Questa fu, che un'altra volta s'invitassero i protestanti: e ciò parimente aveva egli raccomandato (1) al Gualtieri che persuadesse per opportuno al pontefice, allor che quegli fu da lui a licenziar

(1) Lettera del Gualtieri al cardinal Borromeo de' 17 di luglio 1563, e de' Legati allo stesso dei 19 di luglio.

si, mandato a Roma dal cardinal di Loreno, come dirassi. Risposegli il cardinal Morone, che ciò sarebbe stato un ufficio inutile per l'effetto, disonorevole pel disprezzo, e dannoso per la lunghezza, la quale non conoscevasi che da veruno potesse desiderarsi per altro se non per qualche privato rispetto, e per trarre fra tanto maggiori grazie dal papa. Maravigliarsi lui di cotale instanza, quando l'Avila poc'anzi avea portata instruzione per disconsigliare il pontefice di quell'invito, e sapevasi che ancora il conte avea simili commessioni. Riprese l'altro, non domandarsi da lui che ciò si facesse a nome del papa, ma che vi si adoperasse per mezzo l'imperadore. A che il Legato di nuovo che non solo non volea cooperarvi, ma impedire con ogni suo spirito questo prolungamento, essendogli avviso che in quel tempo non si potesse fare opera più salubre alla Chiesa, che la conclusion del concilio. E s'ingrossò poi ne' Legati il sospetto (1) che ciò fosse comandamento

(1) Lettere de' Legati al cardinal Borromeo dei 22 di luglio 1563, e del Visconti nel dì 19 di luglio.

del re, dagli uniformi andamenti del conte verso un tal fine. Avevano essi statuito di sbrigar le materie distinte da'sacramenti, come l'indulgenze e i voti monastici, senza consumarvi distinto spazio: il quale antivedevano che sarebbe stato di molti mesi. E però intendeano di convenire col cardinal di Loreno, che gli articoli si commettessero allo studio di varie coppie di teologi scelte fra' mandati da ciascun re, e d' un' altra coppia de'póntificii, la qual fosse il Lainez, e'l Salmerone, aggiugnendovi due generali di monacali famiglie: che tutti questi raccogliessero quanto a se ben pareva così intorno a' dogmi, come intorno a'mali usi: e che secondo il giudicio loro se ne formassero i canoni da alcuni prelati particolari, e poi si portassero nell'assemblea generale. Ma il conte espose, non poter egli consentire che s'alterasse la maniera consueta. Per tanto essi deliberarono che il cardinal Morone scrivesse del finimento all'imperadore, come colui che aveva scorti in quel principe altri sensi: e che oltre a ciò tutti insieme adoperasser l'inchiostro con forti ragioni e preghi appo il re

cattolico, mandando la lettera al nunzio Crivello, e ricercandolo d'avvivarla con la sua voce. E non meno stimolarono il papa ad avvalorar tali loro industrie con la sua autorità in amendue quelle corti.

Il cardinal Morone in questa sua lettera a Ferdinando mostrògli (1) che in contentamento di sua maestà s'erano stabilite molte riformazioni, e in ispecialità il debito di risedere eziandio ne'cardinali: che 'l resto farebbesi con tutto l'ardore: e che compiute le provvisioni universali, si verrebbe alle particolari di ciascuna provincia, come s'era detto al vescovo di Conad, il quale andando a sua maestà era portatore di quella carta. Ma insieme pregava egli la maestà sua d'opporsi contra chi per fini privati cercava l'indugio di quel publico bene, e principalmente d'indurre il re cattolico suo nipote a ritrarre l'ambasciadore e i prelati spagnuoli da quelle trame di nociva tardezza. Questa lettera fu raccomandata (2) agli oratori imperiali, acciò che la facessero conse

(1) A'10 di luglio 1563.

(2) Appare da una parimente de'10 di luglio scritta dagli oratori all' imperadore.

gnare dal prenominato vescovo nelle proprie mani di Ferdinando: ed essi oratori l'accompagnarono con una comune di tutti loro nella quale però null'altro scrivevano che 'l buon riuscimento della sessione, e gli apparecchi di celebrar la futura con fruttuosi decreti. Commise oltra ciò al già detto vescovo il cardinal Morone alcune ambasciate da rendersi in voce all'imperadore, come appresso fia

raccontato.

Il pontefice avea (1) sentito un immenso giubilo per la sessione, e commendatine ampiamente i Legati, ed anche il cardinal di Loreno, cui fe ringraziare dal cardinal Borromeo, ed egli medesimo l'onorò d'esimie laudi nel concistoro (2), dove, narrato il prospero avvenimento, ed attribuitolo alla prudenza ed al valor de' Legati, soggiunse, il merito della conseguita concordia doversi principalmente a quel cardinale: aver sè scritte a lui amorevolissime lettere, e dover essere in Roma innanzi all'altra sessione per trattar

(1) Lettere del cardinal Borromeo a' Legati dei 21, e de' 24 di luglio 1563.

(2) Atti Concistoriali a' 30 di luglio 1563.

T. XI.

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