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principi premono più del resto, sua santità desidera che in queste le signorie vostre illustrissime insistano con tutte le lor forze, dando in ciò apadri ed a'predetti principi tutte le oneste soddisfazioni che lor medesimi sapranno desiderare: essendo sua beatitu dine risolutissima di volere, e travolere la detta riforma in quella maniera che per servizio di Dio, e bene universale sarà giudicato spediente. Il che ho voluto dire non tanto per testimonio della buona volontà di sua santità, sapendo che quelle ne sono certissime, ma perchè non perdano più tempo in mandare a consultar qua: e possano tanto più presto venire alla spedizione di tutto quel che resta, e a gloria, e a laude di Dio canere receptui. Onde, a esecuzione di ciò, prima al cardinal di Loreno, indi agli oratori s'erano comunicati i capi divisati per la sessione futura, acciò che, precedendo la loro soddisfazione, il tutto riuscisse a concordia nella generale adunanza. Furono i capi quarantadue (1), e di

(1) La lettera de' Legati gli annovera per quaranta quattro; ma per abbaglio, come appare non solo dagli Atti del Paleotto, ma dalla risposta del cardinal Borromeo alla stessa lettera degli 11 d'agosto 1563.

tal momento che finirono di sverre dall'animo degli oratori l'opinione, la qual innanzi vi parea conficcata con chiodi di diamante, che il lavoro di riformare le cose più gravi e più grandi dovesse finire in disegno, però che ne fosse in verità la fabrica odiosa e al pontefice e a'Legati. I quali mandarono ad esso i predetti capi, con dichiarare che 'l facevano per informarlo de'successi, e non per attenderne risposta, volendo ridurre all'atto il potere dato, e raffermato lor tante volte da sua beatitudine, di stabilire insieme col sinodo ciò che miglior giudicassero. Anzi non si tennero di porgli avanti, che quando nella passata sessione s'era decretato d'instituire un seminario in ogni diocesi, alcuni aveano ragionato di specificare che se ne fondasse uno anche in Roma: il che da loro s'era con discreta maniera impedito, affinchè non paresse che'l sinodo prescrivesse leggi al papa. Ben aver promesso che sua santità l'avrebbe eretto qual conveniva alla dignità del suo grado: onde il pregarono che di questa loro promessa facesse veder tosto l'adempi

mento.

Egli intorno a'capi mandatigli rendette con lettere del cardinal Borromeo per ispedito portatore sì fatta risposta (1). Sua santità non vuol più consultar con alcuno i capi sopradetti, nè altri che per l'avvenire si manderanno di costà, perchè sa certo che per la diversità degli umori non converressimo mai, e saressimo ogni giorno in maggior disparere: e l'espedizione del concilio è ormai tanto necessaria per le molte ragioni che più volte si sono scritte, che nessuna cosa che la ritardi, può a giudicio nostro essere senza gravissimo peccato. Facciano le signorie vostre illustrissime il maggior bene, e il minor male che possono in ogni cosa, e con questa intenzione attendano a caminare innanzi per arrivare, con la maggior brevità che sarà possibile, alla fine del concilio, il quale a sua santità pare che più presto s'abbia a finire solennemente, che a sospendere, giudicandolo maggior servizio di nostro Signor Iddio, e maggior nostro onore, e ri putazione. E quando vedranno le cose a termine, che dopo conchiusi i dogmi, e fatte le dette riforme, giudichino che sia tempo di

(1) Lettera del cardinal Borromeo a' Legati nel dì 11 d'agosto.

finirlo, e con loro abbiano la maggior parte de padri, sua santità dice che senza rispetto alcuno de renitenti, e senza lasciarsi impaurire dalle bravate di chi si sia, abbiano da metter fine. E dietro a questo soggiunse loro il papa una lettera di sua (1) mano in confermazion dello stesso. Intorno al seminario erasi da lui già fatto significare (2), aver egli, fin dalla prima ora che udì la proposta de' seminarii da Trento, applicati i pensieri a porla in effetto in Roma, come tosto intendea di fare: e come poi fece, con tanto pro non solo della gioventù romana ma di tutta Italia, quanto mostrano gli uomini egregii che in somma copia sono usciti da tal palestra ad onore di questa provincia, e della Chiesa.

Non però bastava così fatta prontezza che aveva il papa di soddisfare alle regioni cristiane: anzi allora più che mai si provarono tanto opposti gli oratori dei maggior principi, che 'l felice compimento parve opera miracolosa a'Legati. Nel

(1) Lettera del papa a' Legati de' 14 d'agosto 1563.

(2) Lettera del cardinal Borromeo a’Legati dei 4 d'agosto 1563.

principio del trattato con gli ambasciadori sopra le riformazioni fu tosto ritardato il viaggio dall'incontro dell'istmo già preveduto: perciò che molti di quelli fecero la domanda proposta dal conte, che si eleggessero i deputati a rispetto di nazioni. Essi per contrario si difesero con la ragione, con l'uso antichissimo, con l'impossibilità d'ottenere, che 'l sinodo a ciò consentisse. Ed oltre all'aiuto del portoghese, e degli oratori italiani, acquistarono (1) il Drascovizio, e tanto o quanto il Muglizio, sapendo ambedue che già il Legato Morone aveane fatto conoscere il vero all'imperadore: ma protestarono ambedue che, avendo commessione d'andare uniti del tutto coll'ambasciadore spagnuolo, potevan bene ingegnarsi di rimuover lui dall'impresa, ma non lasciarlo, posto ch'egli vi si fermasse. Nondimeno in parte le ragioni, in parte l'industrie, e specialmente il non voler daddovero i Francesi quel che mostravano di chieder con gli Spagnuoli, valsero sì che gli Spagnuoli per

(1) Lettera de' Legati al cardinal Borromeo nell'ultimo di luglio; e instruzione data dal Morone al Gualtieri da recitarsi appresso.

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