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I concetti della prima (1) eran tali: che 'l cardinal di Loreno aspettava risposte di Francia, e di Cesare intorno allo spediente proposto da se al papa, le quali appunto verrebbono sul tempo di porsi egli in cammino. Che avea data cura a Lansac d'intendere i sensi del re, anche per caso che non consentisse al partito l'imperadore: ma lo stato della Francia essere allora si turbolento, e sì ondeggiante, che non potea con fermezza predirne la risposta. Voler lui andare a Roma con le mani piene, cioè con la certezza dell'animo di tutti i principi. Averne sè scritto in gagliardissima forma eziandio al re cattolico, e sperarne l'efficacia, ma non talmente che la risposta fosse per antivenir la sua mossa. Che in qualunque avvenimento avea statuito di ritornare in Francia, dov'era chiamato da tutti i cattolici, e non indugiar si che 'l verno il cogliesse a Trento: e che 'l medesimo sarebbono costretti a fare i prelati francesi. Ch'egli spendeva tutti i momenti in pensare alla maniera di levare onoratamente

(1) Ambedue stanno fra le memorie del Gualtieri.

la santità sua da quel fastidio, è da quei pericoli: maggiormente da poichè avea conosciuto per prova, com'essa nella riformazione era più rigorosa di quel che gli altri desideravano. E che però confidavasi d'indurre gli Spagnuoli ad appagarsi del conveniente: ma che supplicava a sua beatitudine di due cose, l'una, di essere, e di mostrarsi allegra, riposando sopra l'opera e l'amorevolezza del cardinal Morone, e sua: l'altra, di tener celata la voglia del presto finimento. Commetteva al Gualtieri che desse ampie laudi a'Legati, e massimamente al Morone e al Navagero: che porgesse speranza di potersi celebrar la sessione avanti al prescritto giorno: ch'esponesse il suo desiderio perchè nel futuro si rendesser nulli i matrimonii clandestini: che fermasse il papa nella sicurtà del buon animo suo, e di tutti i suoi prelati verso la conservazione dell'autorità pontificia, dalla quale confessavano che la loro stava pendente: dicendo che a tal fine in precipuo luogo indirizzava egli il viaggio del Gualtieri, poichè prevedeva le maligne industrie di molti per infoscare in sua santità questa

confidenza. Ultimamente accennava, che quantunque egli in una scrittura data al Morone sopra i partiti commemorati avesse richiesto l'assenso del re cattolico, non però il riputava essenziale.

Il memoriale consegnato dal cardinal Morone al Gualtieri conteneva principalmente esser necessario che 'l papa si disponesse a trattar per innanzi il cardinal di Loreno come un quinto Legato nella sustanza, commettendo loro che 'l chiamassero a parte di tutti i consigli, però che lo sperimentavano e ottimo di volontà, e massimo d'autorità: anzi ricordavasi quivi il parer loro già scritto a Roma di rimandarlo colà Legato. Aver il Morone acquistati i due oratori imperiali ecclesiastici, e massimamente il Drascovizio. Scontrarsi gran difficultà intorno alle provvisioni de' beneficii, parendo a'vescovi, che quando essi diveniano obligati a far tanti esaminamenti nella distribuzione delle parrocchie, dovesse il papa ricompensarli spogliandosi in qualche parte de'canonicati ei più di loro non giudicar conveniente che per le parrocchie si prendessero le bolle a Roma. Sopra ciò pro

ponevansi varii compensi, e specialmente quello che in terzo luogo fu profferto dal papa, com'è narrato. Rendesse il Gualtieri amplissima testimonianza del profitto che arrecava l'opera del Boncompagno, e del Paleotto. Sperarsi che si tratterebbe ancora deʼrei usi, e de'gravamenti, i quali venivano da' principi secolari, e ciò senza rottura, e non senza effetto. Aversi in animo di far dichiarare, partiti i Francesi, l'autorità del pontefice, secondo il concilio fiorentino. Pensarsi di mandare un prelato a nome del sinodo in Ispagna per dolersi contra i vescovi spagnuoli della lunghezza: e per pregare il re che volesse cooperare alla conclusione. Non poter esso Morone rimanere a Trento il verno futuro se tanto vi durasse il concilio. Dovere il papa tener ad ordine una quantità di prelati da spigner colà, posto caso che gli oltramontani uniti cercassero cose inragionevoli. Tali erano i capi delle due instruzioni.

Arrivò il Gualtieri a Roma su l'entrar d'agosto: e in adempimento de' consigli mandati per lui dal primo Legato, scrisse il cardinal Borromeo la seguente lettera

da farsi vedere (1). E tale la soddisfazione, e contento che nostro signore sente per le cristiane azioni del sig. cardinal di Loreno in quel santo negozio, che non potendo sua santità esprimerlo per ora in altro miglior modo, ha voluto che io scriva loro, che perseverando essi nell'instituto già preso, non trattino nè faccino azione alcuna conciliare senza participazione di detto signore, comu nicandogli ogni cosa grande e picciola con ogni sincerità, e confidenza: e trattandolo in somma nè più nè meno come se fosse anch'esso Legato. E se in niun'altra cosa potranno ancora certificare il detto signore dell' affezione che li porta sua beatitudine, e del desiderio che tiene di riconoscere le sue buone opere con ogni sorte d'ufficio, sieno certe che sarà gratissimo alla santità sua, che lo faccino con ogni espressione di buona e sincera volontà. Ma perchè l'onore e la soddisfazione dell'uno non divenisse disprezzo, e spiacimento dell'altro, fu scritta lo stesso di una seconda lettera similmente a mostra, dove significavasi molto grado, e molta stima del cardinal Ma

(1) Lettera del cardinal Borromeo a' Legati dei 4 d'agosto 1563.

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