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Questi in breve furono i sensi che in quelle disputazioni udironsi (1) per l'una e per l'altra sentenza, così intorno alla prima forma da' ventiquattro fin all'ultimo di luglio, come intorno alla seconda dagli undici fin a' ventitre d'agosto: introducendosi per ascoltanti con assai di larghezza oltre a' procuratori, molti principali teologi. Le quali diligenze operarono di poi e che fosse studiato più sottilmente in sì gran quistione, e che nel decreto si separasse la parte utile della proposta dalla dannosa, e che anche la parte approvata nella sustanza s'assettasse nella maniera, con torre in molto il potissimo inconveniente considerato dal Lainez: il cui scritto parere, anche prima che a lui toccasse la volta, era corso per le mani, e avea mossi gl'intelletti di molti; dico lo sconcio che parea doverne risultare in (2) que'popoli, i quali non accettassero le sinodali constituzioni.

(1) Tutto appare dalle mentovate lettere de'Legati, e da una de' 23 d'agosto, dagli Atti del Paleotto, e da lettere e scritture del Visconti al cardinal Borromeo de' 29 di luglio, e de' 12 d'agosto 1563.

(2) Poliza del Visconti a' 12 d'agosto 1563.

Erasi anche preparato un canone d'anatema contra chi dicesse: che i matrimonii consumati si sciolgono per cagione dell'adulterio. Ma gli oratori vineziani il giorno undecimo d'agosto, quando fu loro comunicato il secondo modello, esposero (1) solennemente nella congregazione: che la republica era stata sempre unitissima alla sede apostolica ed a' concilii generali per autorità di lei congregati; abbracciando e venerando con ogni divozione i decreti e gli ordini quindi usciti, come quelli che promovevano la gloria di Dio, la salute dell'anime, e la pace dei cristiani; ma ciò che s'era apprestato nel settimo canone, se non si moderava in alcuna forma, potere apportar non picciolo scandalo nella Chiesa orientale, e specialmente nell'isole loro di Candia, di Cipri, di Corfù, del Zante, della Cefalonia, ed in altre assai, non solo con pregiudicio della quiete publica, ma della Chiesa cattolica: aver contezza i padri, come, benchè la Chiesa greca dissentisse in qualche parte dalla romana, non era pertutto

(1) Atti di Castello.

ciò in istato di tanta disperazione che non se ne potessero aspettar cose migliori: massimamente che i Greci ne' luoghi soggetti alla republica, benchè vivessero col rito loro, nondimeno ubbidiano a' prelati assunti dal pontefice: appartener però sì a convenienza, si ad ufficio degli oratori il non lasciarli percuotere con un tale anatema, che gli provocasse a tumulto, e ad intera separazione dalla sede apostolica. Sapersi che i Greci usavano di lasciare la moglie adultera e di sposarne un'altra; seguendo, come essi dicevano, un uso antichissimo de' loro padri ; nè perciò averli condannati o feriti coll'anatema verun concilio universale, benchè tal costume fosse notissimo alla romana e cattolica Chiesa. Stimar dunque gli oratori loro debito il fare instanza in ogni modo migliore, che quelle parole del canone fossero mitigate con discreto compenso, tal che non si generasse pregiudicio a' Greci, specialmente sotto anatema: di che non dubitavano averci maniera, non solo senza partorire indegnità della Chiesa cattolica, ma forse con mantener la venerazione d'assaissimi dottori. Potersi, per loro avviso,

e ottener l'intento del concilio, e soddisfare alla republica, formando il canone in così fatte parole. Sia anatema se alcuno dirà: che la sacrosanta romana cattolica ed apostolica Chiesa, la quale è madre e mae stra dell'altre, abbia errato o erri, quando ha insegnato ed insegna, che per l'adulterio d'un de consorti non si può sciorre il matrimonio; e che nè ambedue, nè il consorte innocente, il quale non diè cagione all'adulterio, dee contrarre nuovo matrimonio in vita dell'altro consorte; ed essere adultero colui, il quale, lasciata l'adultera, prende altra moglie, e colei che, lasciato l'adultero, prende altro marito. Per tanto gli ambasciadori pregare i padri, che o con questo spediente, o con altro migliore, secondo il prudentissimo lor giudicio, volessero in ciò compiacere alla serenissima republica; la qual sempre era stata, e sarebbe pienamente ossequiosa alla sacrosanta sede apostolica..

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Questa forma proposta dagli ambasciadori, pareva ad alcuno di essi o de' lor consiglieri che non fosse per dar nota d'eresia alla contraria opinione; ma che solo varrebbe a scomunicare i temerari bia

T. XI.

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simatori in ciò della Chiesa; la quale con ottimi fondamenti insegnava quella dottrina, quantunque non come dogma.

In primo luogo i Legati fecero cancellare (1) dalla richiesta de' Vineziani alcune parole postevi innanzi, nelle quali se ne portava in ragione, che i Greci non eransi chiamati al concilio come gli Alemanni e i Francesi; le quali parole quasi rivocavano in dubbio la legittima voca zione fattasi di tutti i fedeli, come se a ciò non fosse bastata la Bolla dell'univer sal convocamento publicata con le debite solennità, e nota in tutte le regioni cristiane. Da poi, dicendosi le sentenze in questo suggetto (2), Andrea Cuesta vescovo di Leon riprovò la petizione; affermando non costumarsi dalla Chiesa quella for ma di condannare: Se alcuno dirà che la Chiesa abbia errato. Questa verità esser certa, e fermata nel sinodo Milevitano al capo decimonono, nel sesto generale, e nel Fiorentino: ed allegò fra' padri greci Clemen

(1) Poliza allegata del Visconti al cardinal Borromeo de' 12 d'agosto 1563.

(2) Atti del Paleotto, e lettere dell'arcivescovo di Zara de' 19 d'agosto 1563.652

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