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te Alessandrino, e Basilio. Se pur taluno degli altri per avventura aveva fallito in opinare il contrario, molti nondimeno di quelli che producevansi, aver parlato in sentimento diverso; il che egli fece chiaro ponderando i loro detti. E fu creduto che se al Cuesta fosse toccato di ragionar fra i primi, come aveva luogo più presso al fine che al principio dell'assemblea, avrebbe tirato cotanto numero di seguaci quanto bastasse al rifiuto della proposta. Ma di fatto le più voci approvarono che si soddisfacesse agli ambasciadori.

Mentre queste cose avvenivano nel concilio, non contento Pio delle significazioni per opera della carta, volle mandare a Trento (1) una lingua che l'esprimesse: e questi fu Lodovico Antinori, grato al cardinal di Loreno, ed esperto della sua natura. Egli venne sotto colore di dover accompagnare il cardinal a Roma in nome del papa, e di farlo onorare per via; da che si sperava essersi per tenere avanti al dinunziato di la sessione. Ma la scorza che appariva, non era posta se non per co

(1) Appare da una lettera de' Legati al cardinal Borromeo de’23 d'agosto 1563.

prire il midollo. Principalmente dunque gli fu commesso l'ingegnarsi d'inducere il cardinale con destro modo a non abbandonare il sinodo, finchè nol vedesse perfetto:ognimomento di sua assensa poter riuscire a iattura della causa publica: che la visitazione più cara al pontefice, e più onorevole a lui, sarebbe stata quella con cui egli portasse a Roma il compimento di sì grand' opera. Insieme ebbe carico il messo di ripetere a'Legati il desiderio intenso che 'l papa avea del presto fine, mentre si vedevano congiunte in propizio aspetto molte stelle, alcune delle quali erano assai erranti. Mantenessero unito aloro col forte, e grato legame degli onori il cardinal di Loreno. Del conte di Luna, che ripugnava al terminare, non avessero rispetto, quando i ministri spagnuoli in Roma, e i papali in Ispagna davan certezza, esser tutt'altra la mente del re Filippo.

Riscrissero i Legati intorno all'affrettamento, che nè alcuna voce potea loro rappresentare più al vivo il desiderio del papa, e i giustissimi risguardi che il cagionavano, di ciò che avesse già fatto il carattere della santità sua;nè alcuno spro

ne avrebbe virtù di spignerli ad operare sopra quel che operavano: perciò che il facevano a tutta lor forza. Ma intorno al conte di Luna, poco valere gli altrui detti per impedire l'ostacolo de' suoi fatti; essendo egli riverito, e seguito da tanta schiera di vescovi: e mantenendo con lui unione molti oratori, massimamente i cesarei. Esser di pro l'onorare il cardinal di Loreno: pure in ciò potersi fallire non solo nel poco, ma nel troppo, e specialmente con la soverchia mostra, la qual percotesse gli occhi, e facesse adombrare altrui. Nel che appunto era succeduto, che il già detto trattato di legazione fosse traspirato all' orecchie di molti (1) con dispiacere di quegli stessi Francesi che'l promovevano, i quali, a fine di smorzarne o la credenza o la conseguenza, aveano studiosamente aspreggiato nelle note, enelle aggiunte a' capi comunicati loro della riformazione. Soggiunsero: non doversi far motto a esso cardinale sopra il rimaner lui in Trento dopo la sessione: ed aver eglino ammonito di ciò l'Antinori; perciò

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(1) Poliza del Visconti al cardinal Borromeo nel dì 5 d'agosto 1563.

che, quantunque il titolo ne fosse spezioso, la materia cagionava in lui suspizioni, come avevano scorto. Nè il pensiero fu vano: poichè il cardinale dapprima, saputo l'avvento dell' Antinori, mostronne (1) sospension d'animo e turbamento; là dove udito di poi, ch'egli veniva sol per accompagnarlo, tutto rasserenossi.

La somma delle cose pareva già che dependesse dalle risposte di Cesare: perciò che se egli intorno alla conclusione si fosse conformato a' sensi de' Francesi, concorrendo tutti i principi italiani col papa, sarebbonsi potute meno prezzare le contrarietà del conte di Luna: da che gli altri ministri spagnuoli non sol diversamente sentivano, ma diversamente testificavano della volontà reale. Fra' quali dianzi anche il cardinal di Granuela (2) aveva scritto a'Legati in ottimo concetto, e, quantunque non richiesto, s'era adoperato con salutevoli ufficii. Ma ove l'imperadore avesse approvati i pensieri del conte, troppo

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(1) Sta in una poliza del Visconti nel dì 23 di agosto 1563.

(2) Lettera de' Legati al cardinal Borromeo dei 19 d'agosto 1563.

grande appoggio d'autorità ne sarebbe se guito a gli stessi prelati spagnuoli; ed avrebb'egli troncata la tela ordita co'Francesi per accortare in maniera fuori dell'ordine il concilio; si come quello ch'erasi congregato nel suo, in sua grazia, e sotto la sua protezione. Ora intorno a ciò intervenne mal ad uopo, che giunsero a Ferdinando due lettere, l'una insieme con la ricordata già del cardinal Morone, l' altra poco dietro ad essa; per amendue le quali molto scemava in lei d'efficacia.

Quella che a Cesare giunse di poi, fu de' suoi oratori; nella quale accennavasi che i Legati volesser tastare più veramente ch'esaminare le materie della riforma zione, commettendole ad alcuni pochi canonisti, quasi tutti italiani: là dove sarebbe convenuto intenderne il parer di molti e d'ogni nazione, affinchè tutti egualmente fossero uditi in ciò che a tutti egualmente s' apparteneva. Onde Cesare riscrisse (1) agli oratori, che, avvenendo ciò, s'unissero col conte di Luna, nè consentissero alla discussion di quei punti, se non deputan

(1) Lettera dell'imperadore agli oratori nel dì 8 d'agosto 1563.

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