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distinzioni, e limitazioni. Creder lui che tutti i principi sentirebbono in ciò varie difficultà, come alcune già ne vedeva nella scrittura de' Francesi. Non potersi da lui rispondere a pieno per quell'ora sopra un articolo si ampio. Se i Legati, non ostante ciò, volessero andar avanti, e far approvare il decreto, i suoi ambasciadori mettessero dinanzi le arduità fortissime che nell'Imperio scontrerebbe l'accettazione, non che l'esecuzione: e ciò principalmente sopra le contribuzioni, alle quali era vetustissima usanza che concorressero ancora gli ecclesiastici per la salute comune: essendo passati alle mani loro i beni con questo peso, approvante e consenzientevi la sede apostolica. Se, neglette queste ragioni, si procedesse a statuire un tal decreto, gli oratori suoi, comunicato il consiglio con quei di Spagna e di Francia, dichiarassero solennemente che egli non poteva assentire a quella constituzione, essendo pregiudiciale a' diritti del sacro Imperio, e che protestava di tutte le perturbazioni che ne verrebbono.

Andò poi notando varie mutazioni negli altri capi: le quali quasi tutte o erano

conformi al senso già del concilio, o eransi moderate avanti, secondo che poco di sotto vedrassi.

Così nel terzo, dove si proibiva nelle chiese la musica troppo molle, desiderò che non s'escludesse il canto figurato, riuscendo egli spesso ad incitamento di devozione.

Nel quarto e nell'ultimo, pe' quali si interdiceva a'principi il violar con preghiere o minacce la libertà de' capitoli nelle elezioni, richiese che non s'escludessero le intercessioni discrete.

Nell'ottavo, il quale ordinava che i padroni de' beneficii presentasser più di uno, oppose che ciò sarebbe un collocar la provvisione più tosto in balia degli ordinarii che de'padroni. E però commendonne di poi la postilla degli oratori, nella quale si proponeva che i padroni de'bene-' ficii nominassero uno per volta, cioè se il primo non fosse riputato idoneo, si venisse alla nominazion del secondo.

Nel nono contenevasi, che dove l'entrate delle parrocchie eran troppo sottili, si supplisse o con le decime, o con le contribuzioni del popolo. Ciò, scriveva egli,

non potersi fare in Germania, dove le decime secondo le più eran possedute dai laici che le aveano comperate dalla chiesa, e dove le contribuzioni venivano si frequenti per altre necessità, che non potevasi aggiugnere a' paesani questa soma: onde meglio essere il provvedervi con qualche unione di beneficii.

Nel decimoterzo levavansi i padronati a coloro che non gli avessero per titolo di fondazione o di dotazione, e che non gli provassero per legittime scritture. Ciò, avvertia, recar pregiudicio ed a molti che ne tenevano antichissimo possesso, benchè le scritture dell'acquisto si fossero perdute secondo le solite ingiurie del tempo, ed a' privilegii ottenuti per altri meriti che di fondazione o di dotazione dagl'imperadori o da varii principi: onde voleva che gli oratori suoi s'unissero con gli oratori altrui, adoperando sì che l'articolo si cancellasse.

Nel ventesimosecondo negavasi il bacio dell'Evangelio e della pace a tutti i laici, eziandio all' imperadore. Diceva parere a lui maggior senno l'allettare i principi a quelle sacre solennità con ogni onoranza,

Nello stesso articolo si conteneva, che inverso di tutti i laici di qualunque stato, preminenza, e amministrazione dovesser precedere i vescovi in ogni azione privata e publica. Ciò sembrargli più tosto defor mazione che riformazione, spirando alte rigia e non umiltà ecclesiastica: in Germania specialmente esser impossibile di mutare gli antichi riti.

Nel ventesimoterzo prescriveasi la visitazione delle diocesi a tutti i vescovi, si veramente che ella dovesse farsi a costo de'popoli. Affermava nè il primo nè il secondo potersi adempiere in Germania, ove i prelati non volevano visitare senza comitiva di gran numero, e però di gran dispendio, e ove per lo stesso rispetto, posta l'ampiezza delle diocesi, non potevano visitarle interamente: onde sembrare a lui più opportuno decreto, che a spese loro visitassero di persona i luoghi vicini, e per interpositi commessarii i remoti.

Nel trentesimoterzo osservava, convenevolmente provvedersi alla Chiesa nella riscossion delle decime: ma doversi mantenere l'indennità di molti laici, i quali con giusto titolo aveanle acquistate.

Dietro a ciò scendeva a considerar varie postille fatte da' suoi oratori, e ne approvava molte. Come nel primo capo, il doversi ordinare che i cardinali si eleggessero d'ogni regione. Nel terzo, che gli ufficii divini si recitassero non precipitosamente, ma pian piano in maniera intelligibile e divota: e che agli ecclesiastici fosser proibite le cacce, e i giuochi, e le danze. Nel quarantesimo secondo, che le multe pecuniarie si convertissero in usi pii dall'ordinario nel luogo stesso del misfatto. E altre simili, in molte delle quali erano convenuti col suo pensiero.

Alcune per contrario ne riprovava o come troppo minute, o come troppo severe, o come impossibili, o come non confacentisi all'Alemagna. E generalmente scriveva, che sarebbe stato di suo piacere se avesser fatto come gli oratori francesi, i quali tutto avean rapportato a lui (così egli avvisavasi, benchè falsamente, secondo che gli riscrissero i suoi) prima di render la risposta a'Legati.

Aggiunse, che era di somma necessità il formare un sommario della dottrina cattolica, alla cui norma ella da' predica

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