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qualche effetto per prova. Ma l'altra parte fu loro grave; perciò che avvisavansi che la lettera del papa, come scritta a riquisizione degli Spagnuoli, e però con loro saputa, non potesse rimanere ignota al conte, il quale ne avrebbe chiesta l'esecuzione: onde il tutto si caricava sopra gli omeri loro, troppo inferiori al peso di tanta lite, se non erano appoggiati al sostegno di più robusto nome. Benchè di poi rimasero certi (1) non esser nota quella lettera del pontefice se non a'duc oratori di Roma e in istretto segreto: onde il conte o non averebbe potuto saperla, o almeno allegarla: e però furono animati dal papa, che soddisfacessero a' vescovi in quest' affare. S'accrebbe in loro il vigore all'opera da una esterior violenza; perciò che dovendosi già passare dalle dottrine alle leggi, e veggendo i padri levato il capo de' principi secolari, se ne alterarono a maraviglia, e molti d'ogni qualità, e d'ogni paese andarono (2) a

(1) Lettera del cardinal Borromeo a’Legati dei 15, e de' Legati ad esso de'19 di settembre 1563.

(2) Lettera de' Legati al cardinal Borromeo agli 11 di settembre 1563.

protestare a'Legati, che se quell' articolo non si ritornava, più di cento avevano conspirato di non dar voce sopra gli altri. Veder eglino, e saper da Roma che si procedeva a fine di celebrar quella sessione, e poi di sospendere il concilio, rimandando i vescovi alle lor chiese con le mani vacue del potissimo frutto quindi sperato, e dovuto.

Questo publico grido della sospensione era falso, ma non senza qualche orma di verità. Imperò che il pontefice nel ricever da' Legati quella ricordata lettera, in cui essi mostravano in se credenza, che l'imperadore e 'l re di Francia, quando si venisse all'opera, avrebbono anzi consentito a sospendersi che a terminarsi il concilio, avea fatto risponder loro così dal cardinal Borromeo (1). Se in questo mezzo sarà parlato di sospensione, più presto che venir a rottura, vi si potrà dar orecchia: ma come a noi non tocca di parlarne, nè avemo mai da consentirvi se non pregati da principi, giudicando veramente sua santità che sia assai più da cristiano il finirlo che il sospenderlo: così quando l'imperadore e uni(1) A'25 d'agosto 1565.

tamente il re di Francia facessero instanza di questa sospensione per poter essi aver tempo di disponere gli umori e d'accomodar le cose di Germania e di Francia, per rispetto delle quali provincie siamo principalmente venuti alla celebrazion del concilio, in tal caso sua santità, se ben vorrà ancora, come ho detto, esserne pregata, nondimeno, quando vi sia il consenso della maggior parte de padri, non ci farà molta difficultà. E soggiugnevasi, che non convenia ristarsi da ciò per qualche temuta resistenza degli Spagnuoli, se il volessero l'imperadore e i Francesi, per gli cui stati massimamente, e non per quelli del re Filippo, il sinodo s'era chiamato. Dovere a sua maestà cattolica bastar l'adempimento delle riformazioni che fin a quell'ora si fossero stabilite: e credersi che ella, inclinata a compiacer l'imperadore suo zio, non avrebbe rifiutata la sospensione, ove da lui vedessela desiderata. Questo e non più verificavasi di tal pensiero, nè pure uscito a verun atto di trattamento: là dove la fama, che quasi sdegnasi d'essere annunziatrice se insieme non è inventrice, ne publicava la conclusione: e da' vescovi era creduta.

Onde a'Legati convenne prometter loro che fra tre giorni avrebbono dato ad essi il predetto capo in un con gli altri rimasi, non perchè nella presente sessione, posta la brevità del tempo, si potessero smaltire, ma perchè valesse di caparra che ciò farebbesi nella seguente. E considerarono che di questo non potea muover querela l'imperadore, sì perchè già erasi aspettata oltra il termine pattovito la sua risposta, si perchè non si trattava di statuirne fra tanto innanzi d'intenderne la sua mente, ma solo di ragionarne.

Acchetati dunque allora i padri, cominciaronsi le generali adunanze sopra le riformazioni a'di undici di settembre. Ma per non interromper la narrazione delle loro sentenze, le quali furono pronunziate nello spazio di più settimane, debbonsi premetter qui varii successi di que'giorni, e specialmente quel che avvenne sopra il matrimonio clandestino, il che costrinse a ritardar la sessione. Vedevano i presidenti, che (1) quantunque la maggior par

(1) Tutto sta in una de' cesarei all'imperadore nel dì 14 di settembre, e in un' altra de' Legati al cardinal Borromeo ne'15 di settembre 1563.

te secondasse il decreto, nondimeno presso a sessanta vescovi immobilmente gli contrastavano, e con tanta lena, che ove, non attesa la ripugnanza loro, si fosse voluto stabilire, molto era da temere non appellassero al papa, e quindi si rinovasse quella lite pestilenziale, e pregna di scisma: se egli sia superiore al concilio, e però, se dal concilio al papa sia dato appello. Onde i Legati scrissero (1) a Roma che per questo rispetto sentivansi necessitati a prorogar la sessione: ben essi intendere che riuscirebbe a poco onore del sinodo ritornare a sì fatte prorogazioni per intestine discordie: nondimeno esser ciò minor male, che un rischio di scisma. E perchè il papa, risapute le contenzioni sopra quel punto, avea loro più d'una volta significato (2) parergli il meglio di tralasciar sì fatto articolo, affinchè non divenisse un novello istmo che allungasse infinitamente il giugnere al vicino porto, i Legati, già conformandosi allo stesso giu

(1) Lettere de' Legati al cardinal Borromeo nei dì 11, 14 e 15 di settembre 1563.

(2) Lettera del cardinal Borromeo a' Legati de'21 e de' 25 d'agosto 1563.

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