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pesa la maestà, o intaccata la religione del loro principe con quel silenzio dell'assemblea, il quale avrebbe dato da parlare a tutto 'l mondo. Per tanto convenne pensare sopra qualche risposta determinata: e ciò con sommo riguardo, mentre varii prelati, e specialmente spagnuoli protestavano (1) a' presidenti, che le avrebbono contraddetto, se vi fosse stata una sillaba d'apparente condiscensione al moderno accordo. Dopo lunga cogitazione fu divisata così.

Essersi oltre modo allegrato il concilio ne' mesi precedenti per la vittoria conceduta da Dio al re cristianissimo contra i nemici della vera religione: ed averne rendute publiche grazie alla divina misericordia. Indi l'intender pochi di avanti, prima altronde, e poi dal Birago per parte di sua maestà le cagioni che l'aveano condotta a deporre l'armi, prese a diritto contra i perturbatori della religione, e del

(1) Lettera de' Legati al cardinal Borromeo agli 8 di giugno, e un'altra del Visconti allo stesso a'7 di giugno 1563. Ed una special relazione della congregazione tenuta a' 7 di giugno 1563, ch'è fra le me morie del Gualtieri: ed Atti del Paleotto,

regno, aver prodotto ne' padri altrettanto cordoglio. Essere stata materia di sommo e giustissimo desiderio, che'l re avesse potuto perseverare nella difensione della cattolica fede, senza vedersi costretto a pensieri di pace, prima che i nemici non si fossero convertiti di cuore a Dio, indegnamente abbandonato da essi. Or da che le cose con estremo dolore di tutti i buoni erano in tale stato, doversi pregare la divina pietà con calde ed assidue orazioni, che i consigli della pace riuscissero a maggior prosperità, che dianzi l'arti della guerra: perciò che niun regno diviso in se può mantenersi lungamente, nè un solo re può regger popoli che non abbracciano una sola religione. Contuttociò, ricevuta l'ambasceria del re cristianissimo, una cosa aver essi udita con incredibil piacere: che nella nobilissima città di Parigi si fosse esercitata somma costanza, e sommo studio di conservar e difender la verace religione. Imperò che rimanendo incontaminata quella rocca, e quella sedia del regno, e quel domicilio chiarissimo di tutte le discipline, volersi sperare che da essa come dal capo alle membra

fosse per diffondersi alle soggette provincie la dottrina cattolica. Fra tanto il sinodo per obligazione del suo ufficio ammonire, e pregare nelle viscere di Gesù Cristo la cristianissima reina di quel ch'ella medesima prometteva, ciò era, che spendesse ogni cura ed ogni opera, affinchè il tenero animo del re s'ammaestrasse, e si confermasse nel culto della vera pietà, e nell' ubbidienza della sede apostolica: e che quella divina indole la quale ammiravano nel fanciullo, crescesse insieme con l'età, senza esser contaminata mai da veruna contagione di pestilente dottrina, e potesse una volta dare abbondantissimi frutti, rispondenti alla gloria de' suoi maggiori, ed all' espettazione del cristianesimo. E non meno essi pregarla, ch'ella con la sua autorità, la qual doveva esser gravissima presso tutti gli ordini del regno, ponesse qualunque sforzo per tirare i disviati all'unità della Chiesa: il che avrebbe portato alla maestà sua un frutto d'eterna gloria in cielo ed in terra. Nel resto, dovunque il sinodo avesse potuto aiutare il zelo del re cristianissimo in restituir la vera religione, non averebbe

sofferto che alcun grado della sua industria, e della sua pietà si fosse potuto desiderare. Tal che, oltre ad un correggimento di tutta la Chiesa confacentesi alla condizione de' tempi, avrebbe anche data opera che si ordinassero quelle cose, le quali secondo l'inspirazione dello Spirito santo avesse conosciute specialmente conferire all'utilità delle chiese francesi.

Con tali concetti parve che sarebbesi mostrato rispetto ed amore al re, senza per tutto ciò scusarsi, anzi nè pur nominarsi la pace, ma solo in genere il diponimento dell'armi. Questa idea di risposta fu da'presidenti mostrata separatamente a' due cardinali: e ad amendue soddisfece. Indi la portò il Legato Morone al convento il giorno settimo di giugno. E però che presentiva che molti de' padri non avrebbono voluto rimettersi al giudicio grosso dell'orecchie, richiedendo la sottil disaminazione degli occhi, egli, a fin di porre in sicuro e la sua proposta, e la sua dignità dal disonore di quella qual si fosse contraddizione, offerse nella proposta medesima, che se ad alcuni piacesse

T. XI.

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di considerari più maturamente le apparecchiate parole, avrebbon potuto farnesi dar l'esempio dal segretario. Ascoltatasi la forma, il cardinal di Loreno, ch'era il primo, si mise a scusar quella convenzione di Francia con gli eretici: ed in questo proposito disse. Il re essersi veduto privo di forze, abbandonato di soccorso, gť Inglesi e i Tedeschi uniti con grandi eserciti agli ugonotti, morti o presi i principali signori e difenditori del regno, asciutto l'erario proprio, e scarsamente spruzzato il danaro altrui, perciò che, oltre a trenta mila scudi d'oro numerati ogni mese dal re cattolico, non era venuto sovvenimento se non di cento mila datine in una volta da' Vineziani, ed altri centomila averne promessi, ma non ancora pienamente ministrati il pontefice. E dipoi scendendo a parlar del concilio, rimproverolli che il re da esso non avea ricevuto sussidio nè di pecunia, non essendosi fatte contribuzioni di decime, nè di riformazione, essendo trascorsi otto mesi senza decreti. Per tanto si dolse che allora i padri volessero farsi giudici sopra quell'azione del il quale non ne chiedeva da essi l'ap

re,

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