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quali o più pieghevoli o più deboli lasciavansi regger dagli stranieri, i prelati di questo paese quasi tutti non tendevano ad altro oggetto che al sostentamento ed alla grandezza della sede apostolica: parendo loro che da questa pendesse di pari l'onor della provincia el ben della Chiesa, e però, ch' essi in tal opera facesser ad un'ora le parti di buoni italiani e di buoni cristiani.

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I vescovi spagnuoli secondo il più, rilevati e per ampiezza di chiese, e per copia di rendite, e per eminenza o di famiglia o di dottrina, e per venerazione de' popoli, agramente sopportavano la gran preminenza de' cardinali, grado a essi, toltine radi, insperabile: e non meno la gran soggezione agli ufficiali del pontefice ed a'tribunali di Roma. Onde portavan -credenza, che 'l sommo ben della Chiesa sarebbe stato ritrarre in piano i cardinali, e innalzare agli antichi diritti i vescovi, facendo gli uni inabili a' vescovadi, che lor si danno i migliori, e che molto gli sollevano in autorità e in ricchezza, ma obligandoli di stare in Roma per aver cura delle chiese lor titolari, e per esser

consiglieri del papa, senza potersene partire se non per qualche legazione: en restituendo agli altri l'intera podestà, con torre l'esenzioni delle persone, e delle cause: onde fossero poco men che sovrani nelle loro diocesi.

I prelati francesi, come coloro che meno possedevan di giurisdizione ecclesiastica, pósti gli usi di quel regno in dilatamento della podestà secolare, méno ancora ne sentivano di scemo da' tribunali romani, e meno si richiamavano, che la porpora facesse uggia alla mitra: ma tutti quasi erano rivolti a moderar la monarchia del pontefice, secondo i sensi del moderno convento di Basilea da essi approvato: però che in tal modo poco sarebbe stato lor che temere de' suoi divieti e de' suoi gastighi, potendo eglino sempre mai rintuzzarli o convocando, o dinunziando concilio, Nel quale perciò volévano che fosse autorită e sopra il pontefice, e pienissima quanta è nella Chiesa.

I principi, o almeno i loro politici, qual più, qual meno, amavano di soddisfare a'prelati di lor paese, il cui innalzamento non così gli rendeva gelosi, come

la grandezza e la podestà del papa. A che aggiugnevasi in loro l'odio d'alcuni cattivi usi che rimanevano a quell'età nella corte romana.

Or sì come l'emulazione più si ha col maggiore vicino in grado, che col massimo, l'inchiesta degli Spagnuoli trovava più di favore, e i pronunziati pareri più spessamente colpivano i cardinali, chiedendone la riformazione si nelle prerogative, sì nel numero, sì nelle condizioni, si nelle obligazioni: di che i Legati quasi in tutte le lettere di quel tempo ammonivano il cardinal Borromeo. E temevano che la piena crescesse: però che quantunque i Francesi non fosser di ciò gran fatto bramosi, nondimeno potea dubitarsi che per conseguir l'aiuto degli Spagnuoli nélle loro petizioni, si porrebbono a lega con essi in quella impresa niente a se pregiudiciale: onde (cosi scrivevano) o volevasi negare dal papa al concilio che riformasse 'quell'ordine, e se ne prevedeva amaritùdine e scandalo grande di tutti gli oltramontani: o era disposto di permetterlo, e si scorgea grave cagione di sospettare, che mescolandosi coll'ardore palese del

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zelo quell'occulto eziandio al cuor, dove abita, dell'astio, là macchinata riformazione riuscisse per effetto a una depressione di quella dignità, ch'è il precipuo splendor della Chiesa romana e de'suoi pontefici, mentre possono crear, senatori che in privilegii ed onoranze molto avanziņo quelli d'ogni monarca terreno, si che aspirano a tal grado i figliuoli de' sommi principi.

Bollendo allora il contrasto sopra la dottrina dell'Ordine, dalla quale era avviso che nascerebbono rilevatissimi corollarii nel governo ecclesiastico, il Lorenese (1), intento all'onore d'aver accordato egli sì gran litigio, e quasi pacificata la Chiesa, ed uomo fertile d'invenzioni, benchè indarno avesse divisata pochi di avanti una nuova forma con isperanza di farla comunemente accettare, non perciò ritrasse la mano. E coll'opera specialmente del Foscarario (2), assai riputato sì da lui si dagli Spagnuoli, co'quali avea consentito

(1) Tutto sta in varie lettere de' Legati al cardinal Borromeo, da'10 fin al fine di giugno 1563. (2) Sta in una de' 10 di giugno de' Legati al cardinal Borromeo.

nella quistion della residenza, e in quella stessa dell'autorità episcopale, ed intrinsico del primo Legato, andava sempre concependo nuovi disegni: e questi poi ricevevano sottil discussione da una scelta de' più stimati e fidati teologi e canonisti, chiamati a consiglio da' presidenti.

Ora fu, che trattossi d'attribuire al papa tanta podestà, quanta ne avevas. Pietro: ma sopra ciò richiedevano i pontificii, che s'esplicasse qual era la podestà di s. Pietro; sapendosi che gli eretici negano ancora in san Pietro la suprema autorità nella Chiesa. Ora volevasi dire, che egli avesse podestà di pascere tutte le pecorelle di Cristo: ma quella parole, tutte, pareva che denotasse un significato distributivo, e non collettivo, secondo i vocaboli della scuola, importando, ciascuna, e non il gregge intero e congiunto insieme. Oltre a ciò, perchè proponevasi il diffinire, che fossero legittimi i vescovi instituiti per autorità della sede apostolica, questo titolo ancora di sede apostolica, pareva ambiguo, avendo usato altre volte sì fatto nome anche i patriarchi d'oriente, e specialmente quei delle chiese di cui fu con

T. XI.

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