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tua sterilità. Comunicarono il dì appresso questo concetto a'due cardinali, e non meno agli oratori (1). Ma essi oratori, lodando che si destinasse per vicino termine la sessione, pregarono a un'ora i Legati che non abbandonasser la traccia dell'accordo, il qual sarebbe stato di tanta consolazione e riputazione: potendo conseguirsi in un punto ciò che ricompensasse i travagli di molti mesi: come avvien parimente nella natura, che delle più nobili forme la disposizione sia lunga, l'introduzione momentanea; e generalmente il più degli effetti grandi in assai di tempo si preparano, in un attimo si producono.

Scrissero i Legati (2) al cardinal Borromeo, ricevere sè certezza, che quel repentino mutamento del Lorenese era proceduto da sdegno, perchè non l'aveano chiamato ad uno special consiglio convocato da loro il di precedente per discussione di quella sua proposta dottrina. Di che gli fecer poi essi giugner le scuse: le quali furono, che dovendosi far quivi giu

(1) Lettera de' Legati al cardinal Borromeo dei 14 di giugno 1563.

(2) Nella suddetta lettera de' 13 di giugno 1563.

dicio d'uno scritto ond' egli riconoscevasi principalmente per autore, s'era stimata mal confacente alla dignità di lui, e alla libertà de' consigliatori la sua presenza; senza che, occorrendo di ragionare intorno alla maggioranza del papa sopra il concilio, non erasi riputato dicevole che vi intervenisse o egli, o altri con cui si fosse potuta appiccar l'importuna quistione di questo punto. Ma per avventura, quello di che i presidenti si tennero certificati, era falso, e ciò che nel cardinale attribuivano ad ira, fu arte. Accennossi altrove come il Ferier ardeva d'acquistar qualche merito col pontefice, da cui sperava gran guiderdone: e ostentando col Gualtieri l'uno di tali affetti, non celava l'altro del tutto (1). Stando fisso coll'animo in questo suo intento, gli sovvenne un tal concetto, e lo propose al Gualtieri: che, veggendosi l'impossibilità di convenire in quel sinodo, per la contrarietà de' fini, e de' bisogni ch'erano in varie nazioni, onde non si potevan trovar tali leggi che a guisa di panacea giovassero a tutte le infermità,

(1) Appare specialmente da una del Gualtieri al cardinal Borromeo de' 24 di maggio 1563.

e, come già la miracolosa manna, piacessero a tutti i palati, si celebrasse questa sessione sopra quella parte di decreti nella quale si concordava: e di poi si licenziassero i vescovi, dando a quelli d'ogni nazione facultà di congregarsi ne' lor paesi, assistentevi un presidente deputato dal pontefice, e che ivi ciascuna di quelle assemblee deliberasse ciò che riputava conferire alle sue provincie, e ne formasse ordinazioni speciali ad esse: le quali ordinazioni poi si mandassero al papa, innanzi alla cui fermanza nulla tenessero. In simigliante modo aver altre volte qualche pontefice provveduto all' acconcio delle regioni lontane. Questo esser più agevole, più profittevole, ed ancor più sicuro per la sedia apostolica, che 'l mantener lungamente accolto un concilio pieno d'umori così gagliardi, ed entrato in litigii tanto pericolosi. Non essendo spiaciuta quell'invenzione al Gualtiero, il Ferier aggiunse che per Francia sarebbesi potuto onorare di quella presidenza il cardinal di Loreno, e con la vaghezza di questo lustro tirarlo più leggiermente al partito. Il che altresì approvatosi dal Gualtieri, il Ferier arcana

mente fidollo al Lorenese, quasi propostogli da un suo amico, di cui non potea dire il nome, ma che dava speranza d'indurvi il pontefice, mandandogli a tal fine una voce viva, dove il cardinale promettesse d'accettarlo, e di promuoverlo dal suo lato. Mostrògli appresso il Ferier, che le contenzioni presenti del sinodo ogni di si rendevano più inaccordabili: onde il proseguirlo sarebbe stato senza speranza di frutto, e con pericolo di danno. Che in questo consiglio il ben comune appariva unito al privato del cardinale per la necessità che scorgevasi nella sua casa d'avere in Francia la sua persona, la qual vi tornerebbe in forma di tanto onore. Al cardinale fu ciò gradito fuor di misura: e offerse che fin alla risposta del papa egli avrebbe con discreta industria tenuti senz'opera i presidenti, sì che in questo mezzo non seguisse novità: e promise che, ove il papa consentisse al pensiero, ei farebbe si, che si spedisse quella sessione con sopire almeno, se non con accordare le controversie bollenti: e che intorno alle petizioni di Francia sarebbesi portato come il cardinal Borromeo medesimo, se

fosse stato in suo luogo: finalmente pigliava in se di far condescendere a quel partito la reina, e l'imperadore. Allora il Ferier, per imprender vivamente il trattato, fecesi da lui giurare che gli avrebbe mantenuta e la fermezza, e il segreto, il qual segreto esso Ferier da sua parte osservò tanto, e tanto ricercò dal Gualtieri, che nè pur manifestonne al cardinale esso Gualtieri per mezzano: ed al Gualtieri vietò sotto minacce di subito rompimento il comunicar l'affare a' Legati. E benchè si ragionasse tra loro di fidarlo al Morone, oppose il Ferier che questi malagevolmente sarebbesi poi tenuto di palesarlo a' colleghi, almeno al cardinal Simonetta, verso del quale il Lorenese avea l'animo si mal disposto. Ma può dubitarsi che 'l Ferier usasse tanta strettezza, perchè dall'un lato intendeva, che impeditane la comunicazione fra il Lorenese e 'l Gualtieri, ne rimaneva egli il comune motore, e dall'altro, che quanto a meno persone si fosse stesa la notizia e 'l trattato, tanto meno si divideva in altrui, e tanto più serbavasi in lui dell'onore, e del merito. Questa dunque fu la cagione per avven

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