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tutti gli ambasciadori, i quali unitamente cooperassero a far si che nella sessione prossima ne seguisse l'adempimento. I Legati a lui ripeterono le cose apportate già per contrario, e sopra ciò dissero, che ove pur egli insistesse, non avrebbono essi preterito l'ordine dato dal papa: ma ch'ei sarebbe stato cagione di tutto il danno, e ne avrebbe il carico appresso a Dio. Era il conte in appresto d'andare a Cesare (1), il quale fra pochi giorni volea passar da Ispruch a Vienna per convocare i vescovi dell'Ungheria e degli altri suoi stati, e deliberare, come ed a chi si dovesse richiedere il si bramato uso del calice. Onde i Legati scrissero al nunzio Delfino, perchè procurasse gli ufficii di quel principe appresso al conte, inducendolo a prender soddisfazione di ciò che a sua maestà era paruto ragionevole. Nė risparmiarono anche l'inchiostro verso il nunzio Crivello in Ispagna: pregando insieme il pontefice di promuover con sue lettere l'inchiesta in ambedue quelle corti. E di nuovo il cardinal Morone significo

(1) Appare da un'altra de' Legati al cardinal Borromeo de' 19 di giugno 1563....

gli a nome di tutti i colleghi, ch'essi prima di rimaner quivi tanto vituperati, supplicavano alla santità sua di rivocarli, e d'applicar le proprie sue mani in Roma all'opera della riformazione: o che se ciò non le piacesse, almeno togliesse quindi il Morone, come colui che non avrebbe più nè cuore nè faccia da dimorarvi. Ma queste denunziazioni in Roma, e queste esortazioni in Ispagna non liberavano i Legati dalla presente necessità d' ubbidire. La forma presentata loro dal conte della chiesta dichiarazione era tale (1) che 'l concilio esplicasse, essersi adoperate quelle parole per denotare il modo ordinario di proporre, e non per vietare o a'padri, che oltra le proposizioni de' presidenti non potessero aggiugnerne altre secondo che paresse for buono, o agli oratori, che ove i presidenti negassero di far le proposte da essi desiderate, non fosse in loro balia d'esporle per se, medesimi. In questo (2)

(1) Tutto sta in una memoria del Gualtieri dei 21 di giugno 1563.

(2) Questo appare dalle lettere de'Legati al cardinal Borromeo de' 21 di giugno, ove avvisano il ris cevimento delle sue de' 12.

tempo a punto giunse a'Legati da Roma la premostrata lettera de'dodici di giugno in confermamento della preceduta ordinazione. Ma essi tra con le ragioni e con le grida finalmente strapparon dall'oratore, che fosse contento d'una scrittura, la qual fu segnata da loro il di ventunesimo di giugno, cioè un dì avanti, ch'egli su i cavalli delle poste si mettesse in via per Ispruch. In tale scritto, narratasi la commessione del re al conte, l'instanza di lui, la forma della dichiarazione richiesta da esso, l'ordinazion del papa a'Legati, le ragioni del publico detrimento opposte da loro, soggiugnevasi, aver eglino proposti al conte due partiti: l'uno, che accettasse l'accordo fermato in ciò coll'imperadore: l'altro, che gli bastasse d'ottener questa dichiarazione in fine del presente sinodo per l'indennità de' futuri. Averli esso rifiutati ambedue, ma esser condesceso a soprassedere fin a nuovo mandamento del suo re: il quale se rimanesse nel primiero volere, i Legati promettevano di proporre tosto al concilio la mentovata dichiarazione, e di procurarne l'approvamento.

Questa ripugnanza de' Legati all'ubbidire, anche prima di sapersene in Roma la condescensione del conte, nulla offese. il pontefice, come colui che non minore l'avea provata al comandare. Onde fe tosto risponder loro (1): che, quando essi, e massimamente il cardinal Morone vi sentivano tanta malagevolezza, egli non intendea di costrignerli, anzi rivocando il già ordinato, gli confortava che si fermassero saldamente in ciò che 'l predetto cardinale avea stabilito con Cesare: imperò che erasi dal re cattolico data la commessione a' suoi oratori prima di questo fatto, assegnando in ragione di essa, che tutti i principi ciò richiedevano: il che allora non più si verificava: onde si voleva credere, che anche a sua maestà si soddisfarebbe con ciò che soddisfaceva all' imperadore. Ch' ei sopra l'affare avea già scritto al nunzio Crivello, e che anche dall'Avila e dal Vargas ambasciadori spagnuoli erasi aiutata l'impresa con lettere favorevoli.

Nè i Legati senza gran ragione ab

(1) Lettere del cardinal Borromeo a' Legati dei 25, e de' 30 di giugno 1563.

borrivano quella incircoscritta balią di proporre, sapendo quanto s'arroghi ogni* ingegno l'abilità di fare statuti, e quanto sia pericoloso l'avventurare alle palle ció che da prima alletta con lo splendore ecol piacere della novità, e che se dipoi nella prova non riesce a bene, guasta non un lavoro particolare ma il buon ordine del governo umano. E di fatto crescevan allora in Trento ogni di e le instanze della riformazione in genere, e le proposte di essa in particolare: onde i Legati, non con>> tenti delle universali facultà date loro più volte, avevan desiderio che 'l papa ne significasse distintamente il suo volere. Ma ei fe rispondere dal cardinal Borromeo una lettera consonante a molte altre di cui si fa in essa general commemorazio ne; e il tenor n'era tale. Questi ultimi capi di riforma mandati dalle signorie vostre illustrissime, con li quali que signori deputati hanno abbracciato buona parte delle petizioni de principi, se bene non sono, com esse dicono, esattamente stabiliti da loro, sono però stati grati a nostro signore, per veder che da tutte le bande esse attendono a tirar innanzi le materie: di che sua santità le

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