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Gli Editori a nome del Professore CASALIS proprietario dell'opera dichiarano intendere di godere dei privilegi accordati agli Autori, avendo essi adempito al prescritto delle leggi relative.

DIZIONARIO

GEOGRAFICO

STORICO-STATISTICO-COMMERCIALE

DEGLI STATI

DI S. M. IL RE DI SARDEGNA

TORINO

PARTE STORICA

I.

L'antichissima Torino divenne città di vero nome
circa l'epoca della prima guerra gallica.

È

noto che i cronisti e i romanzieri dei bassi tempi si studiarono di illustrare le loro patrie, facendone autori e fondatori qualcuno degli antichi eroi celebrati e divinizzati dagli antichi poeti. Tale pure fu il vezzo del nostro Emmanuele Tesauro, che attribuì la fondazione di Torino ad un principe egizio chiamato Fetonte, donde i greci trassero la decantata favola del figliuolo di Appolline, che dal carro solare cadde nel Po detto dai greci Eridano. I migliori critici affermano che tutte le cose riguardanti ai nostri paesi, le quali si narrano come avvenute anteriormente al terzo secolo di Roma, sono favole immaginate non già dai greci o dai romani, ma sibbene da scrittori di poca fama che le sognarono in età posteriori.

La prima volta che viene ricordata quest'antichissima capitale de' popoli taurini, ovvero la prima sua memoria è un monumento del suo coraggio, ed un'illustre prova del

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l'amor suo per la libertà d'Italia. Ella ricusò l'amicizia di Annibale, il quale veniva ad invadere e soggiogare Italia e Roma. Osò resistergli, mentre d'altro canto era assalita dai galli dell'Insubria segreti partigiani di Annibale stesso. Certo è pure che dalle alpi infino all'Adriatico due soli popoli degl'itali antichi e a così dir primitivi, si mantennero lungamente liberi e indipendenti su queste due opposte estremità circumpadane, cioè i taurini ed i veneti.

1 taurini da cui venne fondata questa città, che da principio non era che un vico, e forse il principale di quanti ne stabilirono nel Piemonte ossia nella pianura che giace ai piedi delle alpi occidentali dell'Italia, quando migrarono in questo paese, stabilironsi da prima sulle anzidette alpi e poi discesero ad abitare eziandio la sottostante piana regione, a misura che vi si`andarono prosciugando i paludosi terreni, e dissodaronsi le folte selve, ond'essa era coperta. Già per noi si è osservato che nelle lingue orientali, e nelle antiche occidentali favelle il nome di Taurini significa gente montana. Il vocabolo Tor appo gli ebrei ed i caldei indica montagna: l'estesa giogaja di monti nell'Asia minore, descritta da Plinio, è detta Tauro. Nella lingua occidentale celtica le catene di alti monti che sovrastano a poggi più bassi appellansi thi Tauren, thi Taurischen. Anche ai nostri tempi ritengono una siffatta denominazione alcune montagne nell' Austria e nella Baviera. Nella provincia di Napoli sorge pure un monte, che ritiene l'antico nome di Toro o Tauro.

Sebbene i taurini avessero stanza nella nostra contrada molto prima della fondazione di Roma, tuttavia, come già dovemmo notare altrove, non si sono essi conosciuti se non per mezzo dei romani scrittori. Strabone lib. 4, e Plinio lib. 3, cap. 17, ci dicono che i taurini erano una tribù dei liguri, la quale dimorava ad ostro di altre liguri tribù, che abitavano a borea il paese, che indi si estende insin al Ticino, e distinguevansi con nomi alquanto alterati di Levi, Libici, Libui, e protraevano anche la loro stanza nel piano sottostante alle alpi settentrionali dell'Italia, a manca del Po: alla destra di questo fiume, in vicinanza del sito ov'esso rieeve il Ticino, stabilironsi altri liguri, ed estesero il loro soggiorno insino a Bobbio. Furono questi i popoli, che con

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maggiore fierezza e più lungamente ristettero ai romani già vincitori dell'Italia. Sotto i primi appennini erano altri liguri detti Statielli, che tenevano le regioni, onde ora sono formate le provincie d'Acqui e d'Alba: i liguri Vagenni abitavano le terre che sono ora comprese nelle due provincie di Saluzzo e di Mondovì.

Il semplice primitivo nome di Liguri fu particolarmente conservato da quelli, che oltrepassarono gli appennini, e si stabilirono tra essi ed il mare dalla Magra della Toscana sino al Varo di Provenza; ciò non pertanto molta parte delle terre subalpine chiamavasi ancora Liguria nell'ottavo secolo di Roma, e nel primo dell'era cristiana.

Nelle storie di Genova e del Piemonte crediamo di avere sufficientemente dimostrato che i Liguri furono la più celebre e numerosa tribù diramatasi dalla grande colonia degli Umbri, da cui venne primamente occupata la nostra penisola. Gli Umbri erano trasmigrati nelle itale regioni dall'Illirico, che anticamente comprendeva anche la Mesia, ed ove i loro antenati in numero assai grande passando pel monte Caucaso, frapposto tra il mar Nero ed il Caspio, eransi introdotti, dopo aver abbandonato l'Asia occidentale, sede rinomatissima dei primi discendenti del nostro comun progenitore. Vuolsi qui rammentare che gli immediati successori in Italia degli Umbri e dei loro connazionali, cioè dei Liguri, dei Tiburni e dei Siculi, furonò i greci. Tra i primi di questi, che vennero a stabilirsi nella nostra penisola, si hanno specialmente a distinguere i Pelasgi ed i Tirreni, i cui nomi talvolta furono confusi non solo tra loro, ma eziandio con quelli dei popoli Illirici, che li precedettero nelle itale contrade, ed ai quali si unirono. I Pelasgi, secondo che si ricava da Erodoto lib. 1, e da Strabone lib. 5, non erano già popoli di determinati paesi della Grecia, ma sibbene genti collettizie di ventura che si mettevano al servizio di chi meglio le pagava, e che si andavano ingrossando a misura dei riportati vantaggi; a tal che si sparsero finalmente nel Peloponneso, nell'Acaja e nella Tossaglia, ed anche nelle isole del mare Egeo: nè a tutto ciò stando contenti associarono a sè novelle, numerose bande di armati, si avventarono alle più audaci imprese, ed in progresso di tempo

empierono del loro nome una smisurata estensione di paesi continentali e di spiaggie marittime. Venuti eglino in Italia per le alpi Giulie vi incontrarono di qua da esse gli Umbri, cui presto cacciarono di qua dal Po, occupandone intanto le basse regioni intorno a questo fiume. Cresciuti poi di numero, di forza e di audacia, scacciarono altri Umbri verso l'Adriatico, e vieppiù sempre ingrossandosi per l'unione dei popoli soggiogati, varcarono poscia l'Appennino.

Frattanto altre colonie greche sopraggiunsero in Italia, ed unitesi ai rimasti Umbri ed ai Siculi, poi chiamati Ausoni, recaronsi nel Lazio e nel regno di Napoli, scacciando di là i Siculoti, i quali rifuggiaronsi nell'isola che da essi fu denominata.

Alcuni Pelasgi, che assunsero il soprannome di Tirreni avendo occupato la Toscana, la chiamarono Tirrenia, il qual nome tanto si estese, che i Greci, a cui l'Italia non era per anco ben conosciuta, la chiamarono tutta insieme Tirrenia; diedero eziandio il nome di Tirreni agli Etrusci che invasero la Toscana, discacciandone i Pelasgi; ed appellarono Tirreno il mare onde quella contrada è circondata.

Gli Etrusci, che invasero la Toscana, si trovarono presto in buonissima condizione; si dirozzarono, crebbero di ricchezza e di potere; si diedero al commercio, che recò ad essi l'opulenza, le arti e le scienze, per cui salirono a fama non peritura: dilatarono quindi la loro conquista nelle altre parti dell'Italia inferiore, e commerciando colle più famose genti marittime, impararono le lettere, la lingua, i costumi, la religione dei Fenici, e si fornirono di altre molte cognizioni, mentre gli altri popoli dell'Italia vivevano ancora nell'ignoranza. Gli Etrusci, che per un certo tempo i greci autori confusero cogli espulsi Tirreni, vennero in appresso chiamati Tuschi, o Toschi. Dalle anzidette cose si conoscono le tre prime invasioni dell'Italia, cui fecero gli Umbri, i Pelasgi e gli Etrusci, venuti dall'oriente per l'Illirico, tranne una parte dei secondi, che venne più tardi per la via del mare. Gli uni andarono successivamente discacciando gli altri dalle occupate provincie, e tutti finalmente ne vennero espulsi dai. galli, come dimostreremo fra poco.

In quanto al Piemonte non hassi alcun argomento per

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