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Carlo Giulio pigliasse il freno delle nostre contrade, e facesse parte del triumvirato, che ebbe nome di commissione esecutiva.

Era l'anno 1802, e correvano allora difficilissimi tempi, giacchè per l'incertezza delle sorti piemontesi moltiplicavansi ogni giorno le fazioni. Il Bossi che in Parigi aveva avuto l'intesa da Joubert, da Talleyrand e da Rewbell di ciò che il Direttorio voleva fare del Piemonte , propose ed ottenne che si accettasse il partito della unione del Piemonte colla Francia. Questa risoluzione del governo non gradì all'universale, perchè il popolo non amava la dominazione de' forestieri. Il Bossi però ricevette dal primo console una onorevole lettera, con cui lo nominò suo ministro nella Valacchia e nella Moldavia, Il Bossi considerò questa lontana missione siccome un esilio, e la rifiutò. Due anni dopo fu creato prefetto del dipartimento dell'Ain, e nel 1811 barone dell'impero, e venne promosso alla prefettura della Mancia.

Quando poi nel 1814 fu volta in basso la fortuna di Napoleone, Luigi XVIII creò il conte Bossi ufficiale della legion d'onore, e gli diede la cittadinanza francese. Ma ravvolto, l'anno 1815, nelle perturbazioni, che agitarono per pochi mesi la Francia, abbandonò quelle contrade, viaggiò in diverse parti del settentrione, e viaggiando mancò ai vivi senza che si sappia di certo in qual luogo egli finisse i suoi giorni.

Il Bossi benchè occupato in gravissimi uffizii, e balzato or qua or là dalla fortuna, impiegò pur sempre le ore d'ozio ne' diletti studi della poesia italiana, ed alcuni suoi componimenti si stamparono nel vol. 3 degli Ozii letterarii, e vennero quindi pubblicati in Torino insieme riuniti in tre volumi sotto il nome anagrammatico di Albo Crisso. Nel 1816 se ne fece in Londra una edizione più compiuta. Questi componimenti rivelano nel Bossi facile vena, ed un animo ardente. I suoi versi sono armoniosi, scorrevoli, pieni di belle immagini, e di sublimi concetti. Fu lodato dalle effemeridi letterarie di Roma il suo canto lirico intitolato Alla pietà del principe Massimiliano Leopoldo di Brunswico sommerso nell'Odera presso a Francoforte il 27 d'aprile del 1785 nello andare al soccorso di alcuni paesani in estremo pericolo.

Questo bel carme fu stampato la prima volta in Nizza nel 1785, ristampato in Bologna nel Parnaso dello stesso anno, in Torino negli Ozii letterarii, e nuovamente nella raccolta de' poemetti italiani nel 1797.

Ecco il ritratto che l'immortale Carlo Botta ci lasciò di questo suo illustre amico: « risplendeva, scrive egli, in Bossi una natura molto nobile, benevola, amica alla umanità. Ciò non di meno per la qualità dell'animo amava egli piuttosto il tirato. Aveva a vile la loquacità e le sfrenatezze dei democrati di que' tempi, perchè si accorgeva, siccome quegli, che nelle faccende di stato era di giudizio finissimo, e forse unico al mondo, che esse non potevano condurre a niun governo buono. Del resto quantunque alcuni l'avessero per sospetto, parendo loro che egli amasse piuttosto il comandare che l'ubbidire, se si vuol fare stima di lui come uomo privalo nissun amico più tenero de' suoi amici, nissun uomo più retto e più generoso di lui si potrebbe immaginare. Non dirò del suo ingegno piuttosto mirabile che raro, perchè è noto a tutta Italia, e gli scritti suoi ne faranno ai posteri perpetua testimonianza »>.

L'abate TOMMASO VALPERGA DI CALUSO, dei conti Valperga di Masino, è una vera gloria di questa capitale, ov'egli respirò le prime aure di vita nel 1737. Delle vicende. della vita di quest'inclito personaggio crediamo di avere sufficientemente parlato nell'articolo sul borgo di Caluso, feudo di sua nobilissima famiglia: ivi pure dicemmo com'egli versò nelle sublimi matematiche astratte ed applicate all'astronomia, alla dottrina dei tempi, ed alla navigazione; com'ei toccò il fondo di ogni più recondita erudizione poliglotta; e dettò in ispecie di coptica e di ebraica, chiamando tutte le affini lingue in sussidio di quelle, e rintracciò la più astrusa genesi delle voci orientali, riconducendole alle materne radici; e sparse grandi lumi di filologia greca e latina, fecondi d'ogni più arcana erudizione; e fu modello di critica nel ragionare di storia letteraria. Qui dunque nou ci rimane che ad indicare le produzioni, per cui il nome accademico ch'egli assunse di Euforbo Melesigenio si rese chiaro eziandio nei fasti della poesia italica, greca e latina: eccole: Masino, scherzo poetico di Euforbo Melesigenio P.

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A. Torino, 1791, Briolo in 12. Brescia 1808, Bettoni in 8.° Epigramma italiano in lode del conte Agostino Tana, stampato nella biblioteca dell'anno 1792, e ristampato nei versi italiani. Omaggio poetico di Euforbo Melesigenio P. A. alla S. A. di Giuseppina Teresa di Lorena, principessa di Carignano. Parma nel R. palazzo coi tipi bodoniani 1792 in 8.o Euphorbi Melesigenii P. A. graeci elegi latinis totidem ab ipso adumbrali, nella raccolta intitolata: Memoriae Henrichettae Tapparellae Prosperi Balbi uxoris monumentum. Aug. Taur. Soffietti 1792 in 4.o, ristampati nel libro intitolato Carmina. Euphorbi Melesigenii P. A. libellus carminum, Taurini 1795, typog. reg. in 8.o, ristampato nel 1807 con molte aggiunte. Tetrastico latino pel ritratto di Diodata Saluzzo Roero, nella raccolta intitolata: Acclamazione della nob, D. Diodata Saluzzo all'accad. di Fossano. Torino 1797, in 8.0 Iosephinae Lotharingiae principi Cariniani vivis ereptae V. id. febr. ann. MDCCXCVII. La cantica ed il salmo XVIII secondo il testo ebreo tradotti in versi da Euforbo Melesigenio P. A. Parma 1800, Bodoni in 12. Risposta di Euforbo a Glaucilla (Diodata Saluzzo Roero) nel vol. dell'accad. delle scienze di Torino, an. X-XI, quindi ristampato nei Versi italiani. Latina carmina cum specimine graecorum Aug. Taur. 1807, typ. Supr. Cur. in 8.o Versi italiani. Torino 1807, Barberis in 4.o - Traduzione di un'ode greca di Clotilde Tambroni a pag. 45 della raccolta intitolata : Versi e prose in morte di Carlotta Melania Duchi Alfieri. Parma 1807, Bodoni in 8.9 Epigramma greco e libera traduzione del medesimo in un sonetto, a pag. 54 della predetta raccolta : Versi e prose ecc. Epistola Horatii al Augustum in morte Mecaenatis, muneri cum aliis litteris missa ad amplissimum virum Ludovicum de Breme. Aug. Taurinor. 1812, Bianco in 4.° Questa epistola leggesi ristampata a carte 178 del libro intitolato : Q. Horatii Flacci carmina selecta ad usum regiarum scholarum. Aug. Taurinor. MDCCCXV, ex Typogr. Reg. in 12. - Ad eundem epistola altera ad criticam pertinens librariam. Aug. Taurinor. 1815, Bianco in 4.0 Elegia in luctu egregii adolescentis Ferdinandi Balbi, lecta ad classem litterarum et artium Academiae Taurinensis VI Kal. mart. (1815, Aug. Taurinor., Galetti in 4.0). Leggesi nel vol. XXI delle Memorie dell'Accademia delle Scienze di Torino.

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Alle cose dianzi esposte vuolsi aggiungere che le lettere francesi, spagnuole ed inglesi niun carattere vantano così indigeno, niuna così propria loro bellezza, di cui il Caluso non avesse un pieno discernimento. Egli serbò per ultimo stadio di sua carriera, e come a corona di tanti particolari lavori ed insegnamenti, un'opera di razionale filosofia in lingua francese, monumento della più rigorosa e robusta metafisica. Egli è dolce a chi legge la vita di Alfieri, quel frequente trovarvi il nome del Caluso non mai disgiunto dagli epiteti di carissimo, d'uomo unico, d'ottimo degli uomini, d'incomparabile.

L'abate Valperga di Caluso volontieri associò la propria fama a quella dell'accademia delle scienze; associolla non meno all'università di Torino, e mostrò quanto affetto avesse per lei, chiamandola erede di tutta la esimia suppellettile di libri e manoscritti orientali, ch'era parte della doviziosissima sua biblioteca. Fu presidente della classe di scienze nella torinese accademia di scienze e lettere, professore di lingue orientali, direttore dell'osservatorio astronomico, e membro del gran consiglio in questa università. Fu sozio corrispon dente dell'Istituto di Francia, e di molte altre società letterarie e scientifiche. Napoleone I che lo ebbe in grande stima lo decorò della legion d'onore. Il Caluso morì in Torino il 1.o d'aprile dell'anno 1815, in età d'anni 77, giorni 10. Il ch. prof. Biamonti ne disse l'elogio funebre nella chiesa di s. Francesco da Paola innanzi al corpo universitario. Per le pubbliche esequie di sì gran personaggio vennero dal celebre Vernazza dettate iscrizioni bellissime, e piene di verità.

PROSPERO BALBO, personaggio degnissimo di essere commendato alla memoria dei posteri, nacque ai 2 di luglio del 1762 dal conte Carlo Gaetano e da Paola Benzo. Dotato di una grande potenza di mente ed educato dal celebre ministro Bogino, riuscì un insigne uomo; e la sua sapienza civile sarebbe stata di utile grande al Piemonte, se non si fosse trovato in tempi soprammodo difficili. La natura e l'educazione, scrive il ch. conte Federigo Sclopis, avevano disposto il Balbo per gli studi; e la gloria delle lettere non gli sarebbe mancata, se a quella avesse potuto attendere di proposito per lungo tempo; e quantunque brevi ed inter

rotti sempre sieno stati i suoi riposi, non tralasciò di procacciarsi fama di valente. E ben giustamente ciò disse lo Sclopis; perocchè oltre a molte scritture in prosa del conte Prospero Balbo, abbiamo di lui componimenti poetici molto riputati, perchè vi risplende una mirabile dignità e proprietà di modi e di vocaboli: esse sono versioni da lingue straniere, come si può scorgere dal seguente elenco.

Il decreto della Fama, versi sciolti: il pianto, endecasillabi, a fol. IX e X della raccolta: in morte di Metastasio poesie. Torino, Briolo 1782 in 8.o La morte di Arto, poema caledonio, tradotto in versi italiani. Torino 1787, stamp. reale, nel vol. 1 degli Ozi letterarii. — Squarcio d'altro poema Caledonio, nel vol. I degli Ozi letterarii. — La battaglia di Lava, poema cellico, tradotto in versi italiani. Vol. II degli Ozi letterarii. Elegia di P. B. alla Disperazione, imitata da un'ode inglese della signora Negri-Gober, e stampata nel vol. III degli Ozi letterarii. Torino 1791. - Volgarizzamento del Carme secolare di Orazio. Vol. III degli Ozii letterarii. — Traduzione di un sonetto elegiaco inglese di Carlotta Smith nello stesso metro originale. Vol. III degli Ozi letterarii. - Oda al felix reintegro de la casa de Borbon en los tronos de Espana y Francia, colla traduzione italiana del conte Prospero Balbo. Torino stamp. reale.

Il conte Prospero Balbo nello scorcio del secolo xviii resse per qualche tempo il dicastero delle R. finanze. Il re Carlo Emanuele IV lo mandò suo ambasciadore a Parigi presso il Direttorio francese. Quando il nostro paese si trovò sotto la signoria di Francia, Napoleone I lo elesse a rettore della torinese università; ed il Balbo sostenne questa carica con molto vantaggio dell'istruzione pubblica, e con grande sua lode. Al ritorno dei Reali di Savoja nei loro stati di terraferma, egli fu per alcuni anni posto in obblio; ma infine Vittorio Emanuele I ben conoscendone i distinti talenti, nominollo suo ambasciadore presso la corte di Madrid. Al suo ritorno a Torino questo insigne personaggio fu eletto a capo del magistrato della Riforma sopra gli studi, ed a ministro per gli affari dell'interno, nella quale carica rimase sino a che il predetto Vittorio Emanuele abdicò la corona. Il re Carlo Alberto, per rimunerare gli alti meriti del Balbo creollo

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