Turchi, Persi, Antiochia (illustre suono, E di nome magnifico e di cose) Opre nostre non già, ma del ciel dono Furo, e vittorie in ver meravigliose. Or se da noi rivolte e torte sono Contra quel fin che il donator dispose, Temo cen privi, e favola alle genti Quel si chiaro rimbombo alfin diventi.
Ah non sia alcun, per Dio, che sì graditi Doni in uso si reo perda e diffonda! A quei che sono alti principj orditi, Di tutta l'opra il filo e il fin risponda. Ora che i passi liberi e spediti, Ora che la stagione abbiam seconda, 'Chè non corriamo alla città che è meta Di ogni nostra vittoria? e che più il vieta?
Principi, io vi protesto (i miei protesti Udrà il mondo presente, udrà il futuro, Gli odono or su nel cielo anco i Celesti) Il tempo dell' impresa è già maturo. Men diviene opportun, più che si resti; Incertissimo fia quel che è securo. Presago son, se è lento il nostro corso, Che avrà d' Egitto il Palestin soccorso."
Disse; e ai detti seguì breve bisbiglio: Ma sorse poscia il solitario Piero,
26, 1. TURCHI: enumera le imprese de' Crociati lungo il viaggio da Costantinopoli in Soria. - ILLUSTRE: Galil. biasima acerbamente questa parentesi. 4. IN VER: MCOCm ecc. FÜR: VBCr ecc.
27, 2. DIFFONDA: getti via.
4. IL FILO: Galil.;,,Se quella voce filo importasse il medesimo che trama o ripieno, direi che rispondesse alla parola di sopra orditi; ma non avendo tal significato, perchè non dir più presto: Di tutta l'opra il mezzo, rispondendo a' principj e al fine, posti l' un sopra e l'altro sotto."
28, 3. OR: sul principio avea scritto GIÀ. Tasso Lett. I, 116: questa cagione di fuggir l'asprezza non mi son curato di fornire alcun verbo; come: L'odono già nel cielo anco i celesti. Chè il dire: L'odon già su nel ciel, per li troppi monosillabi ed accenti è duretto." AVRA: MCOCm ecc. AVRA: BCr ecc. - Nella Conq. l' aringa di Goffredo
Volano i detti miei. Scrivete or questi, Dopo l'anno secondo e dopo il quarto, E quel ch' odono in Cielo anco i Celesti, Mortali, udite in terra! a voi il comparto, Perchè al passar del mondo in Dio si resti: Della vittoria è già maturo il parto.
Solo è Signor chi signoreggia il tempo: E non ben vince chi non vince a tempo.
29, 2. PIERO: Pietro l' Eremita.
Che privato fra' principi a consiglio Sedea, del gran passaggio autor primiero: Ciò ch' esorta Goffredo, ed io consiglio; Nè loco a dubbio vi ha, sì certo è il vero, E per sè noto; ei dimostrollo a lungo, Voi l' approvate; io questo sol vi aggiungo: 30 Se ben raccolgo le discordie e l' onte Quasi a prova da voi fatte e patite, I ritrosi pareri, e le non pronte E in mezzo all' eseguire opre impedite; Reco ad un' alta originaria fonte La cagion d' ogni indugio e d' ogni lite: A quella autorità, che, in molti e vari D' opinion, quasi librata, è pari.
Ove un sol non impera, onde i giudicj Pendano poi de' premj e delle pene, Onde sian compartite opre ed uffici, Ivi errante il governo esser conviene. Deh! fate un corpo sol di membri amici: Fate un capo, che gli altri indrizzi e frene; Date ad un sol lo scettro e la possanza, E sostenga di re vece e sembianza".
Qui tacque il veglio. Or quai pensier, quai petti Son chiusi a te, sant' aura e divo ardore?
Inspiri tu dell' eremita i detti,
E tu gl' imprimi ai cavalier nel core; Sgombri gl' inserti, anzi gl' innati affetti Di sovrastar, di libertà, di onore,
29, 5. CIÒ: Galil.: Questo discorso del solitario Piero è fredda cosa, e bassa sentenza. Veramente il principio del discorso non è troppo felice.
30, 3. I RITROSI: nella Conq.:
I ritrosi consigli e il vostro orgoglio,
E l'opere si tarde e sì impedite.
5. ALTA: Codd. MCOCrCm ecc. ALTRA: VB ecc. Non può dire altra, non avendo Goffredo accennato a veruna cagione.
31, 1. UN SOL: cfr. Om. I. II, 204 e seg. - 2. PENDANO: VBCSOEF WCrCm ecc. PENDONO: M. Nella Conq. la stanza suona:
Regno, o imperio partito e quasi sparso Fra molti; non è buon, non è costante;
Non è pronto alle imprese; al premio è scarso. Lodato è quel ch' un solo ha posto avante Scegliete un duce voi dal Cielo apparso Che freni e regga ogni guerriero errante, E dia ordine al campo, e legge e forma Con quel benigno lume ond' ei s' informa.
2. AURA: inspirazione. - DIVO: divino. - 5. SGOMBRI: nella Conq.: Sgombri le ire e gli sdegni e gli altri affetti
Di sovrastar, di non dovuto onore.
Sì che Guglielmo e Guelfo, i più sublimi, Chiamâr Goffredo per lor duce i primi.
L'approvâr gli altri; esser sue parti denno Deliberare, e comandare altrui.
Imponga ai vinti legge egli a suo senno; Porti la guerra, e quando vuole, e a cui. Gli altri, già pari, ubbidienti al cenno Siano or ministri degl' imperj sui. Concluso ciò, fama ne vola, e grande Per le lingue degli uomini si spande.
Ei si mostra ai soldati: e ben lor pare Degno dell' alto grado ove l' han posto; E riceve i saluti e il militare
Applauso, in volto placido e composto. Poi che alle dimostranze umili e care. Di amor, di ubbidienza ebbe risposto, Impon che il dì seguente in un gran campo Tutto si mostri a lui schierato il campo.
Facea nell' oriente il sol ritorno, Sereno e luminoso oltre l'usato, Quando co' raggi uscì del novo giorno Sotto le insegne ogni guerriero armato: E si mostrò quanto potè più adorno Al pio Buglion, girando in largo prato. Si era egli fermo, e si vedea davanti Passar distinti i cavalieri e i fanti.
Mente, degli anni e dell' obblio nemica, Delle cose custode e dispensiera, Vagliami tua virtù sì che io ridica Di quel campo ogni duce ed ogni schiera. Suoni risplenda la lor fama antica, Fatta dagli anni omai tacita e nera: Tolto da tuoi tesori, orni mia lingua Ciò che ascolti ogni età, nulla l' estingua.
SI MOSTRA: nella Conq. i primi sei versi suonano: Poscia adorano i Duci al sacro altare, Tutti seguendo Lui ch'è sol primiero; Quindi alle schiere in maestate appare Degno per merto di sovrano impero: E riceve i saluti in liete e care Voci, e con volto placido e severo. 8. DISTINTI: nella Conq.:,,Passare a stuolo". 36, 1. MENTE: memoria; cfr. Dante Inf. II, 7-9. Codd. MCOCm. ecc. TUA RAGION: VBCr ecc.
Prima i Franchi mostrârsi: il duce loro Ugone esser solea del re fratello. Nell' Isola di Francia eletti fôro,
Fra quattro fiumi, ampio paese e bello. Poscia che Ugon morì, de' gigli d' oro Seguì l' usata insegna il fier drappello Sotto Clotáreo capitano egregio,
A cui, se nulla manca, è il sangue regio.
Mille son di gravissima armatura: Sono altrettanti i cavalier seguenti, Di disciplina ai primi e di natura, E di arme e di sembianza indifferenti, Normandi tutti, e gli ha Roberto in cura, Che principe nativo è delle genti. Poi duo Pastor di popoli spiegaro
Le squadre lor, Guglielmo ed Ademaro.
39 L' uno e l' altro di lor, che ne' divini Uffici già trattò pio ministero, Sotto l'elmo premendo i lunghi crini, Esercita dell' arme or l'uso fero. Dalla città d' Orange e dai confini Quattrocento guerrier scelse il primiero : Ma guida quei di Poggio in guerra l'altro, Numero egual, nè men nell' arme scaltro.
Baldovin poscia in mostra addur si vede Co' Bolognesi suoi quei del germano: Chè le sue genti il pio fratel gli cede Or ch' ei de' capitani è capitano. Il conte de' Carnuti indi succede, Potente di consiglio e pro' di mano: Van con lui quattrocento; e triplicati Conduce Baldovino in sella armati.
Occupa Guelfo il campo a lor vicino, Uom che all' alta fortuna agguaglia il merto.
37, 2. UGONE: il grande, fratello di Filippo re de Francia. l'Île-de-France. 4. QUATTRO: Senna, Marna, Ourcq, Aisne e Oise. 8. SANGUE: MBCOCrCm ecc. NOME: V ecc. Clotáreo non era, come Ugone, di stirpe reale.
8. GUGLIELMO: vescovo d' Orange. ADEMARO: di Monteuil, vescovo di Poggio (Puy-en-Velay) in Linguadoca, legato del Papa.
39, 3. LUNGHI: conforme l'uso dei preti francesi. 40, 2. BOLOGNESI: di Boulogne-sur-mer.
Blois. — DE' CARNUTI: di Chartres, lat. Carnutes.
41, 2. AGGUAGLIA: Cic. pro Archia: Noster hic magnus, qui cum vir
tute fortunam adaequavit.
Conta costui per genitor latino
Degli avi Estensi un lungo ordine e certo. Ma, german di cognome e di domino, Nella gran casa de' Guelfoni è inserto. Regge Carintia, e presso l' Istro e il Reno Ciò che i prischi Suevi e i Reti aviéno.
A questo, che retaggio era materno, Acquisti ei giunse gloriosi e grandi. Quindi gente traea che prende a scherno D' andar contra la morte, ov' ei comandi: Usa a temprar ne' caldi alberghi il verno, E celebrar con lieti inviti i prandi. Fur cinquemila alla partenza; appena (De' Persi avanzo) il terzo or qui ne mena.
Seguía la gente poi candida e bionda,
Che tra i Franchi e i Germani e il mar si giace, Ove la Mosa ed ove il Reno inonda, Terra di biade e di animai ferace:
E gl' isolani lor, che d'alta sponda Riparo fansi all' oceân vorace:
L'oceân, che non pur le merci e i legni, Ma intere inghiotte le cittadi e i regni.
Gli uni e gli altri son mille, e tutti vanno Sotto un altro Roberto insieme a stuolo. Maggior alquanto è lo squadron britanno: Guglielmo il regge al re minor figliuolo. Sono gl' Inglesi sagittarj, ed hanno Gente con lor, che è più vicina al polo. Questi dall' alte selve irsuti manda
La divisa dal mondo ultima Irlanda.
45 Vien poi Tancredi; e non è alcun fra tanti (Tranne Rinaldo) o feritor maggiore,
O più bel di maniere e di sembianti, O più eccelso ed intrepido di core.
Se alcun' ombra di colpa i suoi gran vanti Rende men chiari, è sol follía d'amore;
41, 3. LATINO: italiano; cfr. Dante Inf. XXII, 65. XXVII, 33. XXIX, 88. 91. Purg. VII, 16. XI, 58. XIII, 92 ecc.
42, 3. 43, 1. GENTE: Fiamminghi.
GENTE: Bavari e Reti ovvero Vindelici.
5. ISOLANI: Al. INSULANI; Olandesi. 44, 2. ALTRO: Roberto II, conte di Fiandra, capitano de' Crociati Frisoni e Fiamminghi. 4. GUGLIELMO: la storia non conosce questo capitano de' Crociati Inglesi. 8. DIVISA: cfr. Virg. Ecl. I, 67. 2. TRANNE: cfr. Dante Inf. XXIX, 125.
« IndietroContinua » |