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degli Statuti: cioè a c. 39 e a 40 tergo 42 tergo, alcune approvazioni speciali dello Statuto del 1387, fatte dagli Ufficiali dello Studio, ai 4 agosto 1396, 14 agosto 1415, 20 aprile 1429, e dai Signori e Collegi il 2 dicembre 1399; e a c. 39 tergo e 6 retto, due altre deliberazioni dei detti Ufficiali dello Studio, l'ultima delle quali con la rubrica in margine Rectoris officii prorogatio et confirmatio Statuti, e la sottoscrizione Ego Angelus Iohannis calzolarius de Aretio tribunus plebis ss.; la quale sottoscrizione abbiamo omessa, perchè oltre ad aver l'aria di una capricciosa invenzione, ci è anche sembrat di mano alquanto posteriore. Un altro documento, stato evidentemente scritto a tergo della carta 38, cioè subito dopo lo Statuto del 1387, di cui forse era un'approvazione, fu poi raschiato e cancellato per guisa da riuscire oggi affatto impossibile leggerne una sola parola.

Alcune note o ricordi, e non di una sola mano, tutti però posteriori quasi d'un secolo alla data dello Statuto, sono qui e là sparsi pel Codice. Uno è sul retto della prima carta, e lo riferiamo qui appresso; tre si leggono a tergo della carta 2: « Ser Matteo Guerrucci ha il libro « delle matrichole degli Scholari, perchè fu l'utimo notaio dell'utimo Ret<< tore dello Studio di Firenze. —Privilegium Studii Florentini concessum « a Clemente Papa... anno ij sui pontificatus, Salutis 1350, est in libro de ❝ novo ligato signato numero XVI, c. 34, ad Officium Reformationum (1). Privilegium Studii Pisani est in libro olim Pisanorum, etiam de « novo ligato, mediocri n.o XV, sub fenestra ij Reformationum ”. Finalmente altri ricordi sono nei margini. A c. 20 tergo, col richiamo ad un passo della rubrica XLI, si legge : « Corrigitur in novo volumine Statuto« rum »; a c. 37, di fronte alla rubrica ci: « Confirmatur hoc statu« tum secundum deliberationem factam per Officiales Studii, die 13 iulii 1473"; e a c. 38, di fronte alla rubrica cvIII: "Confirmatur hoc

(1) La Bolla che pubblichiamo a pag. 116, che viene appunto dal vol. XVI dei Capitoli, c. 34 t., sebbene con altra data, cioè 31 maggio anno ottavo, non secondo, del pontificato di Clemente, che corrisponde all'anno della Salute 1349 e non 50. L'errore è forse provenuto dalla confusione delle date del privilegio nostro e di quello dello Studio Pisano, ambedue segnate in margine della suddetta carta 34 t., del citato volume dei Capitoli, in questo modo: Privilegium Studii, concessum Florentinis per Papam Clementem anno Domini 1350 seu 1349. Item anno ij pontificatus sui concessit privilegium Pisanis pro eorum Studio ec.

« statutum particulariter, die ij ianuarii 1478, in libro ij, c. 17, Delibe

¿ rationum Officialium et infra ».

II.

Nel 1472, che fu l'anno della traslazione dello Studio da Firenze a Pisa, stava questo Codice dello Statuto presso l'Ufficiale delle Riformagioni, come si ha dal ricordo scritto sulla prima facciata di esso, del resto bianca: « Liber hic est Statutorum Studii Florentini, qui detinetur « penes Officialem Reformationum civitatis Florentie, et in Cancelleria <dicti Officialis reperiebatur in anno 1472, quo tempore cepit Studium " in civitate Pisarum ” (1). E nell'Ufficio delle Riformagioin era forse stato dall'anno 1387, data della sua compilazione. Ma come poi, e quando, venisse in proprietà di privati non sarebbe agevole a rintracciare. Certo è che nella prima metà del settecento se ne chiamava legittimo possessore un Ottavio Gaetano Vignali, e ch'esso mancava oramai all'Archivio delle Riformagioni da più di due secoli. Dalle mani del Vignali passò poi in quelle del cavaliere Andrea da Verrazzano, grande erudito e raccoglitore instancabile di manoscritti ; e da esso fu finalmente restituito all'antica sede, l'anno 1749. Ecco come racconta questa curiosa storia il Vignali, in un ricordo di sua mano, esistente in una filza di Memorie e Documenti dell' Archivio stesso delle Riformagioni (2).

« Il Volume degli Statuti dello Studio Fiorentino distinto in tre libri, in cartapecora, coperto con asse e quoio rosso, compilati l'anno 1387, - che non esisteva nell'Archivio delle Riformagioni anche avanti l'an- no 1545, non ritrovandosi notato nel repertorio fatto in detto anno, < per le diligenze usate è sortito recuperarlo dal cavaliere Andrea da « Verrazzano; che anni sono pervenne nelle sue mani per via di compra;

(1) La scrittura di questo Ricordo, evidentemente di quello scorcio del secolo XV, essendo come pare alquanto evanida, fu ritoccata in tempo assai posteriore, non tenendo conto della prima parola Liber, mutando hic in hoc, e Statutorum in Statutum; cosicchè ora si legge Hoc est Statutum Studii Florentini ec. (2) Classe VIII, n. 92.

❝ et il medesimo ha inteso di rimetterlo alle Riformagioni, con condizione « di averne una copia autentica di essi. Per far la quale parrebbe che « la Cassa del Monte Comune dovesse supplire alle spese necessarie.

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66

« La copia è terminata, et è venuta carte 166 di carta reale (1). « A' dì 19 settembre 1748. Io Ottavio Gaetano Vignali confesso che « un libro di Statuti dello Studio Fiorentino, in cartapecora, coperto con asse e quoio rosso con suoi bullettoni, che presentemente esiste appresso « l'illmo signor cavaliere Andrea da Verrazzano, è stato ed è di mia proprietà; et intendo di rimettello all'Ufizio delle Riformagioni; poichè « in principio di esso vi si legge che detto libro, nell'anno 1472, esisteva « appresso l'Officiale delle Riformagioni. Che detto libro sia mio lo provo, perchè da molti e nominatamente dall'infrascritto è stato veduto appresso di me, che a tale effetto lo avevo fatto dalla casa mia traspor<tare all'Arcivescovado, nel qual luogo è stato veduto e considerato. "Il passaggio poi che fece nel suddetto signor cavaliere Andrea da Ver« razzano seguì in questa forma. Il signor Giuseppe Neroni antiquario, « che mi vedde detto libro, me lo levò dalle mani, con dire che lo volea "mostrare ad un Cavaliere suo amico e intendente, che forse, se me « ne volevo privare, lo averebbe contrattato; e che il medesimo aveva « molte notizie antiche. A cui risposi che non lo volevo dar via; che « avevo in casa altre scritture e manoscritti antichi, e non volevo privarmi di cos' alcuna. Egli soggiunse: Almeno che glielo faccia vedere, " che dipoi Ella lo riaverà. In fatti vendè detto libro con altri fogli al « suddetto signor cavaliere Andrea da Verrazzano. E fatta instanza al « detto signor Giuseppe Neroni, dopo lungo tempo, di rivolere il mio

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(1) Questa copia crediamo sia quella che sta in un Codice cartaceo in f., legato in tavola coperta di pelle scura con bullettoni d'ottone a ciascun angolo, intitolato in costola FLOR. STUDI STATUTA nella Biblioteca Nazionale di Firenze, sezione Magliabechiana, con l'indicazione II. I. 178; sebbene sia di carte scritte e numerate 167 (non 166), con più 7 in principio senza numerazione, contenenti il Rubricario. Essa reca in fine la seguente sottoscrizione: Ego Caietanus Maria Becattini quondam Iosephi filius, I. U. D., civis, notarius publicus florentinus, et in hac parte preminister ad Reformationes civitatis Florentiae, quia praesens copia Statutorum almi Studii Florentini cum suo originali existente in hoc Archivio Reformationum, et in armario signato litera T, concordare inveni, ideo in fidem me subscripsi, huc die 16 mensis decembris anni 1749, ad laudem Dei.

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libro, sempre mi speranzava con dire che ancora non era stato dal « Cavaliere, che quando vi fusse andato lo averebbe riportato: e dipoi morì detto signor Giuseppe Neroni. Saputo dopo qualche tempo da me

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soprascritto che detto libro era appresso il suddetto signor cavaliere Andrea, ne feci fare instanza, per mezzo del signor Ignazio Orsini, « che mi fusse restituito detto libro. Mi fu risposto che l'aveva comprato, e che non voleva rendere cos'alcuna; quantunque avessi offer<to la restituzione del danaro pagato al detto signor Giuseppe Neroni ». « L'infrascritto di cui il Vignali, quasi a suggello delle sue parole, invocava la testimonianza, era Stefano Maria Fabrucci, lettore di leggi e storiografo dell'Università di Pisa, vissuto tra il 1690 e il 1762; e questa è la sua dichiarazione autografa, che si legge in calce al deposto, per così chiamarlo, dello stesso Vignali :

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" A' dì 20 settembre 1748. Io Stefano Maria Fabrucci, lettore nel« la Università di Pisa, attesto per la verità d'aver veduto e citato nel « mio quinto Opuscolo sull'origine e progressi dell' Università di Pisa, intitolato Collectio praecipuorum Monumentorum etc., a c. 13, un libro, scritto in cartapecora in foglio, delli Statuti dell' antico Stu«dio Fiorentino, con altre Aggiunte del Pisano, appresso il signore « Ottavio Gaetano Vignali, nell' Archivio dell'Arcivescovado di Firenze; " e doppo, uno simile nella sostanza, ma alquanto meglio tenuto, ap« presso l'illmo signor cavaliere Andrea da Verrazzano. Et in fede ma“no propria ».

Questa dichiarazione, se bastava senz'altro al povero Vignali ad attestare ch'egli era stato passivo di quella truffa, non era poi in tutto e per tutto conforme alla verità: imperocchè i due Codici ivi ricordati, oltre ad essere per avventura una cosa sola, quello altresì dell'Arcivescovado, stato poi sottratto al Vignali, e che ora si pubblica, non ha, come abbiam visto, la benchè menoma aggiunta relativa allo Studio di Pisa. Ma questo è senz'altro un mero equivoco o un error di memoria, e per ora basti l'averlo segnalato. Fatto è che il Fabrucci ebbe sott'occhio due Codici di questi Statuti « dell'antico Studio Fiorentino ", uno dei quali veramente (come tra poco si vedrà) con le « Aggiunte del Pisa

; ed è importante il conoscere che cosa mai avvenisse di questo

secondo Codice che oggi più non si trova, e di cui abbiamo notizia anche dai surriferiti ricordi marginali di quello che ci rimane.

III.

Nel 1542, quando l'Accademia degli Umidi, fondata due anni prima da Giovanni Mazzuoli, detto lo Stradino, diventò sotto gli auspicii e la protezione del duca Cosimo l'illustre Accademia Fiorentina, vissuta fino a un secolo addietro; nel 1542, dico, a' 22 di febbraio, il Duca, e per esso il suo Luogotenente e Consiglieri disponevano: « Che l'autorità, onore, privilegi, gradi, salario ed emolumenti, ed ogni e tutto quello che ha conseguito e s'appartiene al Rettore dello Studio di Firenze, da ora « innanzi s'appartenga e sia pienamente del magnifico Consolo della già "detta Accademia Fiorentina; e così per vigore di qualunque lor po«destà, tale autorità, onore e privilegi, gradi, salario ed emolumenti « trasferiscono nel prenominato Consolo e ne' suoi per lo tempo suc❝cessori, in ogni miglior modo ec. ".

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Di questo decreto, accenuato tra gli altri dal Salvini (1), e avanti e dopo a lui riportato nella sua integrità, cioè con tutti i considerandi che lo precedono, da Iacopo Rilli (2) e dal Cantini (3), si conserva anc' oggi l'originale nel R. Archivio di Stato di Firenze (4). Curiosa è, e non priva di fondamento, l'ipotesi che fa il Prezziner (5) sull'origine di questo privilegio: « Una pretensione (egli scrive) o per meglio dire un puntiglio, fu quello " probabilmente che produsse o che accelerò almeno il solenne decreto ec. "Si è addietro osservato che furono celebrate a spese del pubblico erario " solennissime escquie al filosofo Verino, che morì il dì 18 febbraio

(1) SALVINI SALVINO, Fasti Consolari dell'Accademia Fiorentina (Firenze, 1717), pag. 5. (2) Notizie letterarie ed istoriche intorno agli uomini illustri dell' Accademia Fiorentina (Firenze, 1700), pag. XXI.

(3) Legislazione Toscana (Firenze 1800), I, 195.

(4) Registro VI di Deliberazioni e Partiti del Magistrato Supremo, dal 1.o febbraio 1540 al 3 marzo 1541 s. f., a c. 231.

(5) Storia del pubblico Studio e delle Società scientifiche e letterarie di Firenze (Firenze, 1800), P. II, pag. 30.

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