E voi garruli che siete, Voi che fate? Ah tacer voi non potrete Sua beltate. E del bel viso celeste Io so ben che tutti i pregi Lor direte, e con quai fregj Il gentil corpo si veste, Ch'ella ha i begli occhi lucenti Più del sole, E che son fiammette ardenti Sue parole. Pingerete il bel rubino Delle labbra vermigliuzze, Delle morbide gotuzze Il bel latte, e l'ostro fino; Come ride, e come scherza Graziosa, Come i cori arditi sferza Disdegnosa. Perchè tutti allora allora Chiederan, che duri lacci Sien lor sciolti, infra quei ghiacci Non potran più far dimora; Ansíosi sospirando Di venire, Per la ninfa a noi volando Poi rapire. Sì sì vengan per costei Non è Orizia, non è Clori; Ponno ben sentirne ardorí, Ma non far preda di lei. Ella ha mille virtù armate Tutte, e accese, Pronte a far di sua onestate Le difese. Ha un amante, ha un suo diletto, A cui vive intatta e pura, Ch'è ben tal, che l'assicura Da l' altrui lascivo affetto. Eolo frema, ed abbandoni L'atro speco, E que' rei venti sprigioni Tutti seco. Potrà ben destar tempeste, E'l mar empiere di duolo, E portar sul tergo a volo I gran gioghi, e le foreste; Torneranno l'empie schiere A i lor antri al fin fremendo. Il sa Pluto, s'ei l'assalse Nel suo regno, E se allor punto gli valse Forza o ingegno. Spinte a terra ir le sonanti Giù d'abisso a ferree porte; Si sconvolse l'empia corte, Pel gran caso, in grida, e in pianti: Egli in questa a tutti avante L'alme belle Traea seco tríonfante Ver le stelle. |