CARLO INNOCENZO FRUGONI. Nacque da Gio. Stefano Frugoni e da Camilla Isola sua consorte a' 21 di Novembre, 1692. All' età di dieci anni ei fu messo nel Collegio di Novi, e quivi d'anni quindici vestì l'abito de' Chierici Regolari Somaschi. Studiò in Novi, e in Milano, e da' primi anni fece conoscere l'acutezza del suo ingegno. Diede i primi saggi del suo valore poetico in Brescia, ove insegnò la Retorica; e dove contribuì alla fondazione della Colonia Arcadica, alla quale fu ascritto col nome di Comante. Nel 1717 andò Professor di Rettorica parimente nel Collegio Clementino di Roma. Ivi le sue idee ingrandironsi della sublimità e novità degli oggetti; e vi contrattò una famigliarità co' sommi uomini che vi fiorivano. Visse anche in Genova, in Bologna, in Piacenza e in Parma, ed ebbe amici tutti i dotti e cultori delle Muse. Parma fu il teatro ove, sotto gli auspicj prima de' Principi Farnesi e poi de' Borbonici, spiegò tutte le ricchezze del suo ingegno, e salì a fama. Fu onorato del titolo di Storiografo della Corte di Parma. Pochi anni dopo si ritirò a Genova; ma nel 1733 ritornò in Parma, dove fu accolto graziosamente, e stipendiato dal D. Carlo. Passò dipoi in varj luoghi, con fortuna ora seconda, ora meno favorevole; ma sempre stimato ed onorato, ed era la delizia delle più colte società che a gara lo ricercavano. Era sublime, grazioso, leggiadro, gentile, pieno d'estro e di fantasia, spezialmente nelle Canzonette amorose e Anaereontiche. Mori in Parma a' 20 di Dicembre del 1768. CARLO INNOCENZO FRUGONI. NAVIGAZIONE DI AMORE. Dove il mar bagna e circonda Cipro cara a Citerea, Lungo il margin della sponda Bella nave io star vedea. Pinti remi, e vele d'ostro Vagamente dispiegava ; D' or la poppa, d' oro Rilucente folgorava. il rostro V'era ad arte figurato Ne' bei lati Giove in toro, Giove in cigno trasformato, Giove sciolto in pioggia d'oro. V'era sculto in altra parte In Pastor Febo rivolto ; V'era sculto il fero Marte Con Ciprigna in rete colto. Dalle antenne inargentate Pendean molli eburnee cetre D'almi fiori inghirlandate, Pendean gli archi e le faretre: Rilucea la face eterna D'un amabil lume e puro In cristallo, che governa Il notturno calle oscuro. Di chi fosse il bel naviglio Tosto chiesi, e mi rispose Un bel Genio: Questo al Figlio Di Ciprigna si compose. Su tal legno vincitore Corre i mari d'Occidente, Volatore, predatore, Corre i mari d' Oriente. Fra vezzosi pargoletti Nocchier siede, e in dolci tempre Lusinghieri Zefiretti A sua vela spiran sempre. Lo rispettan le tempeste, Lo rispettan nembi e venti; Beltà è seco, ed in celeste Volto gira occhi lucenti. Se 'l bel legno ascender vuoi, Non tel vieta Amor cortese; Lo saliro i primi eroi Dopo l' alte invitte imprese. Io vi ascesi, e in faccia lieta Mi raccolse Amor, dicendo: Sei tu pur, gentil Poeta, Che su questo lido attendo. Vienten meco; io vo' guidarti, Là 've il tuo destin m' addita: Colà giunto nel cor farti Vo' un' amabile ferita. Tacque Amor, e tacque appena Che sciogliemmo della riva; Sparve il suol, sparve l'arena; Onda e ciel solo appariva. Bel veder la prua gemmata Di Nereo nel regno ondoso Lungo aprir solco spumoso. Spirto accetto al biondo Apollo, Questa cetra tor dal collo. Me la prese, e rimirolla; Poi con mani industri e pronte |