DELLO STESSO. LA PARTENZA. Ecco quel fiero istante Nice, mia Nice, addío. Come vivrò ben mio, Così lontan da te ? lo vivrò sempre in pene; Io non avrò più bene; E tu, chi sa se mai Ti sovverrai di me! Soffri che in traccia almeno Di mia perduta pace Venga il pensier seguace Su l'orme del tuo piè. Sempre, nel tuo cammino, Sempre m'avrai vicino; E tu, chi sa se mai Ti sovverrai di me! Io fra remote sponde Mesto volgendo i passi Andrò chiedendo ai sassi, La ninfa mia dov'è ? Dall' una all' altra aurora Te andrò chiamando ognora ; E tu, chi sa se mai Ti sovverrai di me! Io rivedrò sovente Le amene piagge, o Nice, Dove vivea felice, Quando vivea con te. A me saran tormento Cento memorie e cento; E tu, chi sa se mai Ti sovverrai di me! Ecco, dirò, quel fonte Dove avvampò di sdegno, Ma poi di pace in pegno La bella man mi diè; Qui si vivea di speme, Là si languiva insieme; E tu, chi sa se mai Ti sovverrai di me ! Quanti vedrai giungendo Al nuovo tuo soggiorno, Quanti venirti intorno A offrirti amore, e fè! TOM. II. |