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CANZONETTE ANACREONTICHE

DI

BENEDETTO MENZINI.

CANZONETTA.

AMORE LO FA POETA.

QUANDO Amor, per suo diletto,

Il bel volto d' Amarilli,

O di Cintia, o pur di Filli,

Mi dipinge entro nel petto;

Allor son le rime, e i versi

Di licore Ibléo cospersi.

Vinco allora il Lesbio Alcéo

Di bei mirti coronato;

Vinco allor di lauri ornato

Anfion sul giogo Attéo;

E in la cetra io tengo impero,

Qual mi diede il biondo arciero.

Così al Greco Anacreonte

Belle Ninfe dell' Anfriso,

Liete il guardo, e liete il riso,

Gli diceano ardite e pronte :

Buon poeta, or ci saetta

D'una dolce canzonetta.

Ed ei subito porgea

Vaghe note al plettro armato,

E dicea del crine aurato

Della vergine Cadméa,

O'l pallor d' Ifiginéa,

Od il ratto d' Oritía.

Tale Amor s'ei non m'invita,

Cigno son tarpato e roco;

E mi serpe appoco appoco

Pigro gelo entro le dita.

Dunque Amor, se vuoi ch'io m' erga,

Nel mio cor fervido alberga.

DELLO STESSO.

QUALE SIA L'AMORE,

A ME d'intorno

In cerchio adorno,

Vien spesso a domandar la gioventù ;

Che è questo Amore,

Onde 'l tuo core

Sì ne sospira, e ne languisci tu?

Ed io rivolto

A quei che in volto

Tra di lor più gentil rassembra a me;

Ah giovinetto,

Un dì nel petto

Arderai certo, e non saprai perchè.

Tale osò dire,

Per me ferire

Non mai saetta di faretra uscì:

Poi per gravosa

Piaga amorosa,

Fiero a membrarsi esempio, al fin perì.

Ciò detto il lasso,

Ed ei col basso

Ciglio dentro di sè pensando sta;

Intanto Amore

Con folle errore

Lacci all' alma di lui tessendo va.

Poi mi ritrova,

E dice: Oh nuova

Maraviglia che 'l cor narrar non può!

Tale ho nel seno

Empio veleno,

Che per l'incendio suo cert' io morrò.

Allor col ciglio

Fiero il ripiglio,

Ed alto dico: Or sprezzatore, or va:

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