Opere di Vittorio Alfieri: Tragedie

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Molini Landi e Compagnia, 1808
 

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Pagina 109 - Riveggo al fin le sospirate mura D'Argo mia: quel ch'io premo, è il suolo amato, Che nascendo calcai : quanti al mio fianco Veggo, amici mi son: figlia, consorte, Popol mio fido, e voi Penati Dei, Cui finalmente ad adorar pur torno. Che più bramar, che più sperare omai Mi resta, o lice?
Pagina 195 - D'Egisto amante, ancor che iniquo il sappia ; Pentita, eppur di rinnovare il fallo Capace forse, ove la indegna fiamma, Di cui si adira ed arrossisce, il voglia : Or madre, or moglie ; e non mai moglie, o madre : Aspri rimorsi a mille a mille il core Squnrcianle il dì ; notturne orride larve Tolgonle i sonni.

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