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le di Fiesole. (3) Da un' altra carta

ap

Monastero, avessero potuto ricorrere alla Chiesa di Ravenna, per essere molto lontana la Chiesa Romana. Di più fu concesso dal Papa ad Anselmo il corpo di S. Silvestro, e le Reliquie di altri Santi: perilchè il Monastero di Nonantola prese il nome di S. Silvestro. Dipoi fu questo Monastero arricchito con ampie donazioni fatteli dal Re Astolfo, e dagli Re suoi successori, perlochè ebbe tante rendite che fu capace di mantenere sotto il governo del detto Abbate Anselmo 1500. Monaci Regolari, non compresi i Novizi, e le persone di servizio, che esser dovevano moltissime. Dipoi l'istesso Anselmo fabbricò un' Ospizio distante dal Monastero quattro miglia sulla via Emilia perchè ivi fossero ricevuti i Peregrini, e le Donne che per la stanchezza non potevano giungere al Monastero, e questo fu decorato con un' Oratorio dedicato a S. Ambrogio. Inoltre il medesimo Abbate edificò due altri Ospedali, uno nei confini del territorio di Vicenza in luogo detto Borgodonnarico, dove eresse due Oratorj, uno dedicato alla SS. Vergine, e l'altro a S. Pietro, e vi messe i Monaci, acciò questi avessero cura dei poveri Infermi, e gli alimentassero, oltre a dugento poveri, che ivi ogni

appartenente all' anno 781. apparisce,

che

primo di del mese dovevano essere alimentati. Il medesimo fu fatto nell' altro Ospedale che il detto Anselmo fondò in un luogo det to Susonia; Nell' Archivio di detta Badia di Nonantola, inoggi messa in Commenda, esiste il Diploma del detto Re Astolfo, col quale egli dona al Venerabile Uomo Anselmo Abbate il predetto luogo con tutte le sue adiacenze, col diritto dell' asilo; colla sola condizione, che ogni anno il detto Monastero paghi ad esso per recognizione in majore Quadragesima, cioè nella Quaresima avanti la Pasqua di Resurrezione quaranta Luci, e altrettanti in Quadragesima S. Martini cioè nell' Avvento, e per un messo del Monastero devino essergli trasmessi a Pavia, o a Mantoya, o a Ravenna, o dove egli dimorerà. Il suddetto Santo Fondatore Anselmo morì il dì 3. di Marzo dell' anno 803. dopo 50. anni decorsi dalla Fondazione di detto Monastero: la sua morte fu come la sua vita cioè santa e commendabile; il suo corpo fu dai suoi Monaci, afflitti per la perdita di sì gran Pae. dre, posto in un Tumulo di niarmo nell' Oratorio di S. Maria. Molti Miracoli operò, e molti Infermi di dolore di denti, e d'altre infermità visitando il suo corpo restarono sa

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che Carlo Magno tenne un solennissimo

Pla

nati. Gli successe Pietro Abbate, ed è quel Pietro Abbate di Nonantola, il quale Carlo Magno agli ultimi di sua vita insieme con Amalario Vescovo di Treveri, spedì a Costantinopoli come attesta Eginhardo, a stabilire la pace con Michele Imperatore.

(3) L' Eruditissimo Dottor Giovanni La¬ mi crede, che queste due Chiese di S. Miniato, e di S. Michele, per quanto nel Diploma del Re Carlo si legga, Monasterium in Civitate Fasulana Santos Michael, atque Monasterium Santi Miniati in ipsius Civitate, cum Cellis suis in ipsius Civitate, vel foris ad ipsas pertinentes &c. fossero la celebre Basilica di S. Miniato al Monte, e la Chiesa di S. Michele in Orto dentro Firenze, considerando egli in quel tempo la Città di Firenze un Borgo della Città di Fiesole, e incluso nella denominazione di Città Fiesolana, mediante il suo stato miserabile, cagionato dai Goti e Longobardi. Io non posso seguitare il sentimento di sì dotto scrittore, perchè considero, che se la Chiesa di S. Miniato in detto Diploma rammentata, fosse quella di S. Miniato al Monte, così anche nel Diploma verrebbe denominata, e parimente la Chiesa di S. Michele sarebbe detta in Orto, per distinguer

le

Placito presso Firenze in luogo detto Va

dum

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le da altre Chiese di simile denominazione, che però penso sia più ragionevole congetturare, che questi due Monasteri di S. Minia to, e S Michele fossero in Fiesole, e che se ne siano perdute affatto le ricordanze, imperocchè in essa Città son posti secondo il suddetto Diploma; e non trovo ragione plausibile, per cui essendo stati in Firenze, non, dovesse dirsi in vece di Civitate Fesulana „ Civitate Florentina, mentre per quanto Firenze fosse in quel tempo in uno stato non trop po felice per i sofferti disastri, sempre peraltro esisteva, e seguitando l'opinione di coloro, che credono essere stato il magnifico Tempio di S. Giovanni edificato dai Fiorentini sotto il Regno di Grimoaldo successore del Re Ariperto, che regnò dal 662. al 671, ad imitazione della Regina Teodolinda, dẹvotissima di S. Gio. Battista, la quale aveva eretto in Monza l'anno 615. un famoso Tempio a onor di detto Santo, possiamo prudentemente credere, che Firenze nonostante le disgrazie sofferte, avesse conservata una ragguardevole popolazione, essendovi stato inalzato un Tempio tanto grandioso, e per conseguenza non avesse perduto il suo nome; E che Firenze realmente al tempo della primą

tota aibus Florentinis. (4) E

in

Iralia di Carlo Magno; e precisa

ete l'anno 774. conservasse sempre non solo il nome, ma anche il suo Territorio, lo

Provano ad evidenza la carta di Donazione

di detto anno da noi sopra citata, poichè vi si legge, Aftum in loco Cersino finibus Florentinis. Nè osta l'opinione di quelli i quali credono, che Firenze fosse restaurata da Carlo Magno, poichè non è fuor del probabile, che prima di questa restaurazione, fosse Firenze una Città senza fortificazione, e senza fabbriche pubbliche, per essere state queste barbaramente demolite da Totila Re de' Goti. E che Firenze fosse una Città di qualche conşiderazione, lo prova il sapersi che in questi tempi aveva il suo Duca, come testifica il Pontefice Adriano I. in una lettera scritta a Carlo Magno Re de' Franchi; de' Longobardi, e Patrizio Romano, colla quale il buon Pontefice implora la Regia protezione del Re Carlo per il Monastero di S. Illario di Galeata, maltrattato già da Gundibrando Duca di Firenze,, Domno Excellentissimo ( son paro

وو

le della suddetta lettera) filio nostroque "spirituali Compatri, Carolo Regi Franco» rum, & Longobardorum, atque Patricius » Romanorum, Adrianus Papa. Novimus Re

» galis

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