„ possunt ; & Deum timentes, constitu antur ad sua ministeria exercenda . , E Lotario I. non meno premuroso di Carlo Magno ordinò , che i Nobili fossero assunti a questa Carica , egli così dispone ,, De Judicibus inquiratur, si No biles , & Sapientes, & Deum cimen» tes, constituti sint , & jurent, ut ju» xta eorum intelligentiam rectum Ju» dicent, & pro muneribus, vel huma na gracia , Justiciam non pervertant , 9, nec differant ; Et quod judicaverint , „ sua subscriptione confirmare non dis simulent; Ubi autem tales non sunt a Missis nostris constituantur, & idem », Sacramentum facere cogantur. Quod „ si viles personæ , & minus idonæ ad » hoc constitutæ sunt eiiciantur . „ Oltre a questi Giudici minori , intervenivano ai pubblici giudizj anche gli Scabini , o Scavini , che cominciarono sosto il Regno dei Franchi. Essi avevano la facoltà di giudicare, e di condannare anche alla morte, come spiega la Legge 46. Longobardica di Carlo Magno . Cosa poi fossero gli Scabini , dicono il Bignon, il Du-Cange , c l'Eccardo che erano Assessori dei Conti , e secondo A 4 que questa opinione pare , che non diversificassero dai Giudici minori detti di sopra ; ma la Legge 48. di Lotario Imperatore ci assicura , che erano eletti dal Popolo, e perciò esser doveano diversi dai primi, per essere eletti dal Re, o Imperatore : Le parole della Legge son queste. , Ut Missi nostri , ubicumque May los Scabinos invenerint , eiiciant , & y cum totius Populi consensu in eorum , locum bonos eligant. Et cum electi , fuerint , jurare faciant , ut sciencer iniuste Judicare non habeant , Avanti questi Scabini i Notari , in ordine ad una Legge dell'istesso Lotario, doveano scrivere i loro atci , e ciò per impedire le frodi, e le falsità . Quando poi il Duca , o Marchese scorreva la Provincia , cessava affacto l'autoricà del Conte di quella Città ove si fermava , ed egli coll' assistenza dei Giudici definiva le cause : E tuttociò basti per un'idea del Governo di quei tempi. E tornando al nostro proposito diremo, che neppure antecedentemente all' 805. fu concessa a Firenze la libertà. Imperocchè una carta dell' anno 274.: del dì 9. del mese di Luglio esistente nell' Ar. Archivio del Capitolo Fiorentino, la quale contiene un' Iscruinento di donazione , che fa Rotruda figlia del quondam Faraone, a Wilduprando del quondain Gansindo di alcuni Beni posti a Cersino in luogo decco Serviano , presso alla Pieve di Gerusalemme, termina con queste significanci parole , Acum in loco Cersino (1) finibus Florentiæ , regnan te (1) Era questi un piccolo ma antichissimo Castello distante da Firenze circa quattro miglia situato in vicinanza della strada Bolognese. Dopo questi tempi appartenne à varj Signori e precisamente nel 1050. apparteneva a Teuzone sopranominato Rustico figliuolo di Giovanni da cui fu venduto a Ridolfo figlio di Sifrido, come dimostra dottamente Giovanni Lami Mem. Eccles. Flor. pag. 299. Nell' anno io ž2. Rolando di Federigo, e Arlotto di Sichelmo lo donarono a Rinieri Vescovo di Firenze. Présentemente non esistono neppure le vestigia del Castello , e solamente vi si conserva la Chiesa di S. Andrea con titolo di Pieve, che è sicuramente una delle più antiche , e insieme più rispettabili della Dios gesi Fiorentina . Essa conta una serie di Pievani illustri per nobiltà, e per dottrina. Nel! anno 1484, era Pievano Francesco di Casti glione te Carolo divina favente Clementia Rege ; Anno Regni ejus in Italia primo , die nono mensis Julii , Indictione XIII. In un Diploma dell'istesso Re Carlo del medesimo anno 774. si legge , che egli donò alla celebre Badia dei SS. Apostoli Pietro , e Paolo di Nonancola (2) le glione Segretario Apostolico de' due Pontefici Innocenzio VIII. e Leone X. Francesco di Gabbriello Strozzi , Lorenzo Martelli Canonico Fiorentino, Antonio Picchini Canonico Fiorentino e Vicario di Fiesole, Gio. Batista Ricasoli Canonico Fiorentino, Vescovo di Cortona , e poscia Vescovo di Pistoja , e molti altri insigni soggetti l'hanno in diversi tempi serta. In questa Pieve più che altrove, il celebre M. Arlotto Mainardi Pievano di S. Cresci a Macioli fece le sue facezie. (2) Anselmo Duca del Friuli parente di Astolfo Re dei Longobardi , il quale l' anno 750. avea fondato un Monastero sotto il titolo di Gesù Cristo nel Çastello di Fanano ricevuto in dono dal detto Re Astolfo , luogo situato in montagna distante circa 30. miglia da Modena , mosso da spirito di devozione fondò due anni dopo cioè l'anno 752. un' altro Monastero sotto il titolo dei SS. Aposcoli Pietro, e Paolo parimente nelle campa gne le Chiese di S. Miniato, e di S. Miche le gne di Modena di là dal Panaro in luogo detto Nonantola , che questo pure aveva avuto per donazione fattali dal mentovato Re Astolfo: Questo luogo Nonantola pulito dalle spine delle quali abbondava , colle sue proprie mani , e con quelle dei Monaci vi fabbricò una Basilica , e gli edifizj Monastici . Due furono le Basiliche ivi costruite , una ad onore dei SS. Apostoli Pietro, e Paolo consecrata da Sergio Vescovo di Ravenna , e l' altra in onore di S. Maria , e Š. Benedetto consecrata da Gimignano Vescovo di Reggio per comando del Pontefice Stefano II. Terminata l Edificazione delle Basiliche, e Monastero suddetto, il pio Fondatore andò a Roma, ove dal predetto Papa Stefano II. fu colla Cocolla Monastica secondo la regola di S. Benedetto vestito , e gli fu dato il bastone Pastorale, e i peduli secondo l'ordine Romano , constituendolo con questo Rito insieme Monaco , e Abbate. Trovavasi allora in Roma Sergio Vescovo di Ravenna, a cui, il Papa raccomandò il detto Anselmo , ed il suo nuovo Monastero , decretando, che se Anselmo, o i suoi Monaci fossero stati molestati da qualche Vescovo , e in specie da quello di Modena , nella di cui Diogesi era posto il Mo |