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una legione; e sotto Claudio medesimo era asceso al consolato, e proconsolo era stato spedito in Africa da Nerone. Sposata aveva una schiava africana detta Flavia Domitilla, fatta poi liberta di Statilio Capella, ed ottenuti ne aveva due figli, Tito e Domiziano, ed una figlia detta Domitilla, che morì al pari della madre avanti l'innalzamento del padre all' impero. Si osservò, che Vespasiano era stato sotto tutti i principi precedenti vilissimo adulatore, dati avendo perfino giuochi straordinarj per le sognate vittorie di Caligola, al quale grazie rendette altresì nel senato per averlo invitato alla sua mensa; che corteggiato aveva fin anche Narcisso liberto di Claudio, e col di lui favore ottenuto il consolato e due sacerdozj; che tuttavia fu il primo e il solo tra gli imperadori, di cui l'innalzamento migliorasse il carattere, ed i costumi. Svetonio narra, che con onore sostenne il proconsolato dell' Africa; Tacito dice all' incontro che si concitò in quella magistratura l'odio universale. Al suo ritorno tuttavia trovossi tanto povero, che i proprj beni e perfino la propria casa dovette impegnare; e per sussistere dovette abbracciare la professione di mercante di cavalli. Gli si rinfacciò pure di avere in quel tempo estorta una somma di 200,000 sesterzi ad un gio-· vane patrizio per ottenergli una sedia senatoria. Visse alcun tempo oscuro alla campagna, e solo per i militari di lui talenti fu tratto dalla oscurità e spedito nella Giudea con tre legioni. Quella guerra

condusse egli con grandissima destrezza, i doveri adempiendo di comandante e di soldato; vestiva modestamente come un legionario degli infimi, e frugale era il di lui vitto. Tacito che ad esso doveva la sua elevazione, lo ha tuttavia accusato di avarizia e di rapacità. Narrasi ancora che conceputa avesse alcuna speranza sino dal tempo in cui l' impero disputavansi Ottone e Vitellio; ma queste speranze non erano fondate se non su i supposti prodigi di que' tempi, sulla caduta per esempio di un cipresso nella di lui casa, che si rialzò nel dì seguente più vigoroso, ed altri simili. Si pretende, che Giuseppe Ebreo nominato lo avesse imperatore fino sotto il regno di Nerone; e Svetonio narra che quello storico imprigionato d' ordine di Vespasiano, disse francamente, che quel duce stesso lo avrebbe rimesso in libertà, ma che prima sarebbe giunto all' impero. Quanto a noi, dice Tacito non credemmo giammai, che Vespasiano e i di lui figli all' impero giugnessero, se non da che li vedemmo innalzati a quella dignità.

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2. Si è già veduto nel capit. precedente, che Vespasiano era stato proclamato imperadore ad Alessandria, e poco dopo nella Giudea, nella Siria ed in tutte le provincie dell' Oriente. Non insuperbito per questo, distribuì solo alcune ricompense agli amici suoi; e comandanti militari, governatori o senatori non elesse se non persone di alto merito. Sebbene ardesse la guerra civile, non promise ai sol

dati più di quello che altri avevano loro dato in tempo di pace. Tito era Tito era stato destinato a continuare la guerra giudaica; Muciano a combattere contra Vitellio; ma Tito alcuna cosa non fece in quell' anno nè nel seguente, e Muciano fu prevenuto, come già si disse, da Antonio Primo. In Egitto ricevette Vespasiano l'avviso della vittoria di Cremona, e ad Alessandria recossi affine di impedire che granaglie si spedissero a Roma, proponendosi ancora di assalire l' Africa per mare e per terra. Ma giunsero ben presto persone di diversi gradi dall'Italia colla notizia della morte di Vitellio; e sebbene quell' avvenimento cadesse nel verno, Alessandria, città vastissima, trovossi troppo picciola per contenere il numero eccessivo di ambasciadori, di deputati, di ufficiali, di personaggi di ogni specie, che venivano per ottenere il favore del nuovo sovrano. Giunse colà perfino un' ambasciata di Vologeso re dei Parti, che a Vespasiano offeriva 40,000 cavalli ; ma non ottenne se non un ringraziamento, e rimessa fu al senato romano. Vespasiano fu sollecito di spedire biade a Roma, che più non era provveduta se non per dieci giorni, e non partì dall' Egitto se non di là ad alcuni mesi, attendendo una stagione meno procellosa. Muciano intanto era giunto a Roma poco dopo la morte di Vitellio, e cominciato aveva a servirsi della autorità che Vespasiano gli aveva confidata. Riunendo egli a vicenda, dice Tacito, molte qualità buone e cattive, ad una attività

straordinaria accoppiava una mollezza voluttuosa all' alterigia la cortesia, all' amore dei piaceri una vigilanza indefessa, allorchè il bisogno lo richiedeva. Buon parlatore, prevedeva da lengi gli avveniÕ་ menti, concepiva ottimamente i disegni, e destrissimo era nel guadagnare la confidenza di tutti; più proprio egli era a formare un imperadore, che non ad esserlo egli stesso. Munito di facoltà illimitate, ed anche, come si suppose da alcuni, del suggello imperiale, fu riguardato in Roma come collega anzichè ministro di Vespasiano. Cadde allora tutto lo splendore delle azioni di Primo e di Varo, che tuttavia Vespasiano aveva creati capitani delle guardie; Muciano più non compariva in pubblico se non circondato da guardie egli stesso, e con tutto il corteggio di un sovrano, e di sovrano realmente altro non gli mancava che il nome. Fece egli punire di morte Asiatico, liberto di Vitellio, col supplizio degli schiavi, e tutta Roma applaudì a quell'atto di giustizia; ma dolente fu della morte di Calpurnio Galeriano, figlio di quel Pisone che sotto Nerone aspirato aveva all' impero, che mai non era entrato in alcuna congiura, e che solo fu messo a morte, perchè era di illustre lignaggio e dal po- polo oltremodo amato.

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3. Ma i Batavi nella bassa Germania riportati avevano grandi vantaggi contra le romane legioni. Que' Batavi o piuttosto Assiani, che impadroniti eransi di un'isola formata dal Reno presso il suo

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sbocco nell' Oceano che ora credesi una parte della provincia d'Utrecht e del ducato di Gueldria; fornito avevano in diversi incontri truppe ai Romani comandate dai loro primarj cittadini, ed in quell'epoca avevano otto coorti, che distinte si erano nelle guerre della Germania e dell' Inghilterra che per timore di una sollevazione erano state rimandate da Vitellio nella loro provincia. Tra queste trovavansi due capi, che alcuno suppone di stirpe. reale, Giulio Paolo è Claudio Civile; il primo de' quali era stato per comando di Capitone ucciso, sotto il pretesto di una sollevazione; il secondo era stato spedito a Nerone in ferri, messo in libertà da Galba ed accusato nuovamente sotto Vitellio di tradimento. Irritato per ciò contra i Romani dissimulato aveva per alcun tempo il suo rancore; finto avendo quindi di abbracciare il partito di Vespasiano, mentre Primo lo pregava di arrestare nella sua marcia l'armata che Vitellio aveva nella Germania; riunì i primarj abitanti della sua regione, gli infiammo dell' odio che egli contra i Romani nudriva, e con orribili giuramenti impegnolli a sollevarsi, tratti avendo ancora al di lui partito i Caninefati ed i popoli della Frisia. Queste forze riunite scacciato avevano due coorti, incenerite le fortezze de' Romani, trucidati i provveditori ed i mercanti di quella nazione; e quindi Civile assalito aveva Aquilio comandante un corpo di Romani, mentre una coorte di Tongri durante il combat

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