Storia della letteratura italiana dalla metà del settecento ai giorni nostri

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F. Vallardi, 1880 - 262 pagine
 

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Pagina 246 - Gli oltraggi lor, de' necessarii danni Si consola il plebeo. Men duro è il male Che riparo non ha? dolor non sente Chi di speranza è nudo? Guerra mortale, eterna, o fato indegno, Teco il prode guerreggia, Di cedere inesperto; e la tiranna Tua destra, allor che vincitrice il grava, Indomito scrollando si pompeggia, Quando nell'alto lato L'amaro ferro intride, E maligno alle nere ombre sorride. Spiace agli Dei chi violento irrompe Nel Tartaro. Non fora Tanto valor ne
Pagina 107 - Me non nato a percotere le dure illustri porte nudo accorrà, ma libero il regno de la morte. No, ricchezza né onore con frode o con viltà il secol venditore mercar non mi vedrà.
Pagina 247 - O s'altra terra ne' superni giri Fra' mondi innumerabili t'accoglie, E più vaga del Sol prossima stella T'irraggia, e più benigno etere spiri; Di qua dove son gli anni infausti e brevi, Questo d'ignoto amante inno ricevi.
Pagina 192 - L'odio degli avi, ed a' nepoti il nutre. • E di sangue e di obbrobrio inonderemo Per l'ire altrui la patria? Imbelle, abbietta, Divisa la vedran dunque i nepoti Per l'ire altrui? Preda dell'ire altrui Forse da tante e grandi alme d'eroi Fondata fu? Togli alla guelfa setta, Che in te fida, l'ardire; e a' Ghibellini Averardo il torrà.
Pagina 181 - Per correr miglior acqua alza le vele Omai la navicella del mio ingegno , Che lascia dietro a se mar si crudele : E canterò di quel secondo regno Ove l' umano spirito si purga E di salire al ciel diventa degno.
Pagina 197 - Novare suo l'aure campestri già respirava; ed io credulo troppo sperai che seco ancor non pochi soli dietro il vago suo colle avrei sepolti. Oh speranze fallaci! Oh mesti soli, che ora per tutta la celeste volta io con sospiri inutili accompagno!
Pagina 200 - ... dai libri si può raccogliere) copioso e ricco di buona vena, ma era solito ad usarne con parsimonia giudiziosa. Anche diceva come egli avrebbe d'assai buon grado patteggiato col censore: tenesse pur questi l'arbitrio dei verbi e dei nomi sostantivi, quando lasciasse lui padrone degli aggettivi e degli avverbi.
Pagina 111 - Che fu de' tuoi primi anni a guardia eletto, Ti vietaro il mirar sovra gl' infermi Fianchi e l'infermo piè1 proceder lente Le altere forme , e il più che umano aspetto Del venerando Vecchio, e le pupille Eloquenti aggirarsi , e vibrar dardi Di sotto agli archi dell
Pagina 115 - È questo impulso un bollore di cuore e di mente, per cui non si trova mai pace né loco; una sete insaziabile di ben fare e di gloria; un reputar sempre nulla il già fatto, e tutto il da farsi, senza però mai dal proposto rimuoversi; una infiammata e risoluta voglia e necessità, o di esser primo fra gli ottimi, o di non essere nulla.
Pagina 183 - Fuggendo i nembi, l'oceàn sorvola Con acuti clangori, e guerra e morte Porta al popol pigmeo. Ma taciturni, E spiranti valor marcian gli Achivi , Pronti a recarsi di conserto aita.

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