Liriche

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Unione tipografico-editrice torinese, 1796 - 202 pagine
 

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Parole e frasi comuni

Brani popolari

Pagina 62 - La contingenza, che fuor del quaderno Della vostra materia non si stende, Tutta è dipinta nel cospetto eterno. Necessità però quindi non prende, Se non come dal viso in che si specchia Nave che per corrente giù discende. Da indi, sì come viene ad orecchia Dolce armonia da organo, mi viene A vista il tempo che ti s
Pagina 180 - L'un dell'altro le immerge nel seno; Gronda il sangue; raddoppia il ferir. - Chi son essi? Alle belle contrade Qual ne venne straniero a far guerra "? Qual è quei che ha giurato la terra Dove nacque far salva, o morir"?
Pagina 132 - Tu le sorridi? Ah no! cessa il crudele scherzo; ei mi strazia, io noi sostengo. - O Carlo, farmi morire di dolor, tu il puoi; ma che gloria ti fia? Tu stesso un giorno dolor ne avresti. - Amor tremendo è il mio. Tu noi conosci ancora: oh! tutto ancora non tei mostrai: tu eri mio: secura nel mio gaudio io tacca; né tutta mai questo labbro pudico osato avria dirti l'ebbrezza del mio cor segreto.
Pagina 181 - La cagione esecranda qual è? — Non la sanno: a dar morte, a morire Qui senz'ira ognun d'essi è venuto; E venduto ad un duce venduto, Con lui pugna, e non chiede il perché.
Pagina 174 - Lasciar nelle sale del tetto natio le donne accorate, tornanti all'addio, a preghi e consigli che il pianto troncò: han carca la fronte de" pesti cimieri, han poste le selle sui bruni corsieri, volaron sul ponte che cupo sonò. A torme, di terra passarono in terra, cantando giulive canzoni di guerra...
Pagina 176 - D'un volgo straniero por fine al dolor? Tornate alle vostre superbe ruine, All'opere imbelli dell'arse officine, Ai solchi bagnati di servo sudor. 60 II forte si mesce col vinto nemico, Col novo signore rimane l'antico; L'un popolo e l'altro sul collo vi sta.
Pagina 196 - Una gente che libera tutta, O fia serva tra l'Alpe ed il mare; Una d'arme, di lingua, d'altare, Di memorie, di sangue e di cor.
Pagina 183 - ... morti, e la pietà dell'arse città. Là, pendenti dal labbro materno 50 vedi i figli che imparano intenti a distinguer con nomi di scherno quei che andranno ad uccidere un dì; qui le donne alle veglie lucenti de' monili far pompa e de' cinti, « che alle donne diserte de' vinti il marito o l'amante rapì.
Pagina 66 - Perché, baciando i pargoli, La schiava ancor sospira ? E il sen che nutre i liberi Invidiando mira? , Non sa che al regno i miseri Seco il Signor solleva? Che a tutti i figli d'Eva Nel suo dolor pensò...
Pagina 200 - Ogni speme deserta non è; Dove già libertade è fiorita, Dove ancor nel segreto matura, Dove ha lacrime un'alta sventura Non c'è cor che non batta per te. 80 Quante volte sull'Alpe spiasti L'apparir d'un amico stendardo! Quante volte intendesti lo sguardo Ne

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