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tieri napoletani sempre più gradito agli occhi di Carlo il Temerario; nè la bravura e l'accortezza loro tardò ad acquistare a ciascuno di essi uno splendido luogo in quella corte, divenuta il ritrovo dei più famosi venturieri d'Europa. Furono però molto diverse le estreme loro vicende. Giacomo seguitò fedelmente nella buona e nell'avversa fortuna il suo signore. Morto che questi fu, prese partito col re di Francia, e nell'atto di procurargli colla propria A. 1488 schiera la vittoria di S. Aubin du Cormier, fu ucciso gloriosamente (1). Più rumorose venture ebbe il Campobasso.

Già era egli pervenuto ai primi gradi della milizia presso Carlo il Temerario, quando un dì, essendosi con troppo calore opposto a certa di lui opinione, riportonne uno schiaffo. Il duca, come d'ingiuria fatta a un uomo privato e suo dipendente, non ne fece caso e smenticolla; il conte compresse l'alto sdegno nel petto, e ravvivandolo tuttodi con nuova ira e con nuovi disegni di vendetta, riunì tutta la sua vita per venirne a capo. Però insieme colla vendetta intendeva al proprio utile ed incremento. Presa occasione di andare in Italia per assoldarvi mille lancie in servigio del duca, in Lione con un Mastro Simone da Pavia, che vi esercitava la medicina, in Piemonte coll'ambasciatore del re di Francia trattò di dargli morto o preso il signor suo, oppure nel fervore della prima battaglia che succedesse, abbandonarlo con una gran parte dell' esercito. Il re di Francia, non solo disprezzò come false o vane codeste proposizioni, ma

(1) Sismondi, cit. t. XV. p. 55.

tentò di farsene un merito presso il duca col manifestargliele. Il duca anzi che farne caso, trasse motivo dalle accuse del re di sempre più amare e favorire il Campobasso.

Poco stante Carlo il Temerario era disfatto dagli Svizzeri a Grandson ed a Morat, e cogli estreni sforzi del suo Stato poneva l'assedio alla città di Nancy. In queste estremità Niccolò di Campobasso non si scordava dei suoi propositi di vendetta; e mediante molti artificii mandava in lungo l'oppugnazione, ed incitava sottomano gli Svizzeri ed il re di ▲. 1477 Francia contro il duca di Borgogna, ned era appena sopraggiunto al soccorso della piazza il duca di Lorena con un eletto esercito di Svizzeri e di Tedeschi, ch'egli ritornava alle pratiche da traditore. Propose al nemico di dargli preso o morto il duca di Borgogna a piacimento, e il suo esercito in rotta: domandò per sè una condotta di 400 lancie, una provvigione di centomila ducati, quanta ne aveva allora, ventimila scudi in dono e una contea. Mancò poco che il negozio, dopo essere stato lungamente maneggiato, non venisse scoperto per opera di un prigioniero, che prima di andare al supplizio voleva palesarlo al duca. Per la qual cosa Niccolò, rotti gli indugi, esci dal campo con 160 compagni, e con carri e carrette rubate ai contadini trincerossi a Condè presso la Mosella in aspettativa degli avvenimenti. Ma nel partire dagli alloggiamenti del suo principe, vi aveva ben egli lasciato uomini fidatissimi col segreto incarico di trarre in fuga le schiere, tostochè fosse ingaggiata la zuffa, e di uccidere il duca. Qual esito abbia avuto la battaglia, ognuno il sa: di Carlo il Temerario non

rimase più traccia: e Niccolò di Campobasso sbramo nel sangue e negli averi delle soldatesche disperse la profonda sete di vendetta (1).

(1) P. Emil. Veronens. Hist. l. I. p. 344.-Comines, IV. 12. 13.,

V. 5. 8.

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CAPITOLO SESTO

Dalla partenza del duca Giovanni d'Angiò
alla calata del re Carlo VIII.

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I. Ultime azioni e morte di Iacopo Piccinino.

II. Morte di Tiberto Brandolini e di Francesco Sforza: e loro qualità.

III. Bartolomeo Colleoni nel castello di Malpaga. Va a Venezia a ricevere il bastone di capitano generale. Accetta l'impresa propostagli dai fuorusciti contro Firenze. Battaglia alla Molinella, dove si adoprano le spingarde. Ultimi giorni di Bartolomeo. Sue qualità, suo teslamento: sue opere di beneficenza.

IV. Vana impresa di Carlo da Montone e ultimi suoi casi. Gian Jacopo Triulzio è mandato in aiuto dei Fiorentini. Sue prime gesta. Torna a Milano. Tumulli quivi suscitati dai fratelli Sforza e dal Sanseverino. Questi fugge, poi ritorna, poi fugge di nuovo, sostiene assedio in Castelnuovo di Scrivia, salvasi in Toscana, va gençrale dei Veneziani. - Guerra di Lombardia e Romagna. Vittoria e morte di Roberto Malatesta.

V. Imprese, morte e qualità di Federico da Montefeltro, duca di Urbino.

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VI. Guerra di Ferrara. Pace di Bagnolo. Tumulto dei saccomanni. Congiura de' baroni nel regno di Napoli. Roberto Sanseverino accorre a soccorrerli: abbandonato dal Pontefice e inseguito dal duca di Calabria, congeda le sue genti e si mette in salvo. I baroni napoletani vengono sterminati. Il Sanseverino muore combattendo contro i Tedeschi.

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