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nasse senza licenza l'esercito per tornare a casa. Un comandante generale riuniva in sè il governo di tutte e quattro le capitanerie.

Tale fu la milizia così detta dei franchi arcieri (1): la quale insieme colle ordinanze degli uomini d'arme ravvivò nei Francesi la disciplina, il coraggio, l'amore della gloria, del principe e della patria, infine tutti quegli stimoli, che durante i regni di Enrico Iv e di Luigi XIV acquistarono alla nazione il primato sopra il resto dell'Europa. Pagate regolarmente le soldatesche, repressi i saccheggi e le estorsioni, non tardò in Francia a risorgere l'agricoltura e quella industria, che da essa trae e ad essa somministra la vita, nè passava molto tempo, che la Guienna e il Delfinato venivano riuniti alla corona, e gli Inglesi, principale fomite dei mali sofferti, erano espulsi affatto.

Questi ordinamenti militari vennero a prima giunta confermati dal re Luigi xr: ma quando i principi del sangue, congiurati contro a lui di concerto col duca di Borgogna, lo astrinsero a fondare la sua salute sopra l'affezione dei Comuni e della minuta plebe, riputò egli opportuno di scioglierli dal peso mal compartito e troppo grave della milizia. Dispensò pertanto i Comuni dalla convocazione del bando e del retrobando, ed aboli per sempre la milizia dei franchi arcieri. Ma nel medesimo tempo indirizzava il pensiero a circondarsi di un corpo di fanterie più compatto, più pronto, più divoto ed agguerrito. Queste furono gli Svizzeri (2).

(1) Daniel, Hist. de la milice, 1. IV. ch. IV.

(2) Sismondi, Hist. des Franç. t. XIV. 231. 314.

VII.

Una cosa aveva avvicinato alla libera nazione degli A. 1474 Svizzeri l'imperioso animo del re Luigi x1: dir voglio la comune avversione contro le insolenze dei grandi signori, e il comune terrore di Carlo il Temerario duca di Borgogna, ai cui sfrenati appetiti pareva breve l'Europa. Luigi x1 riaccese gli spiriti degli Svizzeri, i quali già si erano stretti in lega offensiva e difensiva coll'arciduca d'Austria, col margravio di Baden e con varie città libere, assicurando loro, per quanto durasse la guerra, una grossa provvigione in denari, ma con un patto, cioè ch'egli potesse trarre gente dal loro paese per proprio servigio al soldo di quattro fiorini e mezzo al mese cadun uomo. Fu questo il primo contratto di assoldamento, che quella nazione stipulasse con un principe straniero (4). Il 2 marzo duca di Borgogna con un esercito di 40,000 uomini, dei quali 6000 erano Lombardi e Piemontesi mercenarii, uscì dagli alloggiamenti di Grandson a battaglia contro le ordinanze di Friburgo, di Zurigo, di Berna e di Lucerna, che ristrette in un denso quadrato irto di picche di alabarde con fermo passo gli venivano all'incontro. Giunti in mezzo ai vigneti che coronano il lago, gli Svizzeri si inginocchiarono, secondo il patrio loro costume, a pregare: i Borgognoni, imputando quell'atto a paura, spronarono pieni di audacia

1476

(1) I 500 Svizzeri, che nel 1465 al tempo della guerra del pubblico bene aveva condotto in Francia il duca Renato d'Angiò, erano stati reclutati sottomano: anzi al ritorno furono perciò appunto puniti con prigionia e multa. V. de Zur-Lauben, Hist, milit. des Suisses, t. I. p. 65. 70.

e di confidenza per caricarli. Ma già la folta ordinanza era risorta in piè, e rimessasi in marcia riceveva senza scomporsi l'urto della cavalleria nemica. Indarno i Borgognoni animati dall'esempio del loro principe reiterarono con crescente furore gli assalti: quasi nave in procella, il battaglione quadrato fra il vano cozzo degli uomini d'arme si avanzava; anzi era già con molta strage dei più illustri nemici penetrato fino al centro dell'esercito ducale, quand'ecco, dissipate quasi per incanto le nubi, folgoreggiare sulle colline circostanti le armature della retroguardia svizzera, che si calava sul fianco sinistro dei Borgognoni, e da lontano rimbombare il cupo e famoso suono delle cornette di Ury e d'Underwalden. Non fu più allora tra i ducali che un confuso aspetto di fuga e di strage: Carlo medesimo fuggì a stento dalla disfatta con cinque soli compagni (1). Pochi mesi dipoi sotto le mura di Nancy ne avveniva, come altrove narrammo, l'ultima rovina (2).

Queste imprese dilatarono meravigliosamente la fama delle ordinanze svizzere, ed accertarono l'epoca, dalla quale la fanteria cominciò a ripigliare negli eserciti il luogo ch'essa aveva perduto nella declinazione del romano impero. Liberato una volta dallo sgomento di Carlo il Temerario, Luigi x1 vendicò sopra le persone e le sostanze dei baroni francesi l'ignominia e la dissimulazione, di cui aveva dovuto farsi schermo fino allora, cassó i franchi arcieri, licenziò dieci compagnie delle ordinanze a cavallo,

(1) Sismondi, Hist. des Franç. t. XIV. 467-480. - Bilib. Pirckeim. Bell, Helvet. p. 9 (Thes. Helvet. Hist.).

(2) V. sopra, parte IV. c. V. §. 6.

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dispensò i nobili dal servigio militare, esentò i Comuni dalle guardie interne; infine, avendo mutato in tributi pecuniarii quasi tutte le obbligazioni militari dello Stato, con essi tributi stipendiò diecimila venturieri di varia stirpe, e seimila Svizzeri, come alieni di lingua e di interessi, cosi da lui stimati di più sicura fede.

Seguitarono l'esempio di Luigi XI i seguenti re, non solo della Francia, ma degli altri Stati dell'Europa. Bentosto l'elvetica gioventù, sdegnando di rimanere come serva in una patria, nella quale (tranne i cantoni dati alla pastorizia) non si conosceva ancora ugualità di diritti che tra i potenti, sdegnando altresì il monotono ed umile lavorio de'campi, colà trasse in folla, dove il guadagno, gli onori ed i piaceri la invitavano. Invano il governo stesso intervenne colle esortazioni e colle minaccie e coi castighi per guarire i proprii cittadini dal cieco furore, che li trasportava a spandere il sangue in lontane contrade per cause ignote. Alla fine i cantoni, quando s'accorsero di non poter più infrangere codesto costume, anzichè abbandonarlo al caso, pigliarono partito di accordare essi medesimi coi principi le condizioni degli assoldamenti, e, coll'eleggere al comando delle reclute capi di sperimentata bontà, assecurarne almeno le vite e gl'interessi.

In conseguenza, allorchè a un principe nasceva il bisogno di assoldare un certo numero di Svizzeri, chiedevali ai cantoni, proponeva la durata e le condizioni del servigio, e mandava un gentiluomo col titolo di colonnello a radunare la gente e menarla via. Solitamente i cantoni stessi ordinavano la leva

degli uomini richiesti, e deputavano alcuni a vegliarne l'adunamento, l'armamento e la partenza. Costoro li seguivano altresì fuori della Svizzera, sia per proteggerli nei loro diritti verso i principi, sia per notarne le azioni. Al ritorno davano di ogni cosa ragguaglio ai rispettivi cantoni; e questi secondo i meriti premiavano ovvero punivano. I soldati, prima di spatriarsi, giuravano nelle mani dei loro capitani di osservare esattamente le patrie leggi di guerra, e di servire bene e onoratamente il principe, al cui stipendio si recavano, contro chicchessia (1).

I patti poi proposti loro dai principi erano quali offre il debole ricco al forte avaro: che appena arruolati ricevessero le paghe di tre mesi, quand'anche venissero licenziati prima di detto tempo, oppure si ammalassero: che se alcuno di loro venisse a morire, i suoi diritti passassero agli eredi: che le genti di ogni cantone formassero una banda a parte, senza che per verun motivo potessero mai venir disgiunte o mescolate insieme con quelle di altri cantoni: che le soldatesche fossero giudicate sia nel civile sia nel criminale da'proprii capi e non da altri: che le paghe si sborsassero in oro contante, in ragione di quattro corone al mese: che nel caso in cui queste non bastassero, il principe vi supplisse: che, venendo a cessare il servigio per morte o per pace, non si potesse detrarre al soldato od ai suoi eredi più che una mesata di paga. Per l'altra parte le reclute promettevano di non abbandonare il servizio prima del tempo stabilito, ed i rettori del cantone si obbligavano di far

(1) De Zur-Lauben, Hist. milit. des Suisses, t. IV. p. 144. — May de Romainmotier, Hist. milit. des Suisses, t. I. p. 51.

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