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te gli antichi, che aggiugner nuova strettezza: nondimeno essi volersi ammettere per l'imperfetta condizione de' tempi, acciò che valessero di scala per risalire alla primitiva disciplina, secondo gli statuti de' più vecchi concilii.

Scendendo alle speciali materie, affermò, desiderar lui che l'autorità apostolica non solo fosse sciolta, ma sommamente accresciuta : con tutto ciò non esser qui luogo di porre la particella, salva l'autorità della sedia apostolica: però che alla riformazione sono opposte le dispensazioni, e sarebbesi data materia a'principi d'aggravare ogni giorno il pontefice con domandarle. Di nuovo fu in opinione che si facesse un capitolo separato de'cardinali: tal esser la mente del papa, ed aver esso a lui caricata la coscienza d'obligazione, che procurasse decretarsi intorno a ciò nel concilio qualche cosa di ponderoso e di rilevato.

Erasi tolto via un capo de' ventuno, come fu detto, in cui si trattava del debito che è ne' pastori di predicare, e proibivasi a ciascuno, eziandio regolare, di far ciò nelle diocesi contra volontà de've

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scovi. Questo levamento s'era fatto, avvisando per bastevoli le provvisioni in ciò stabilite a tempo di Paolo III. Ma il cardinale richiese che quel capitolo si ritornasse: e concorrendovi il parere di molti, fu ritornato.

Nel quinto, dove si fa legge intorno alle commessioni nelle cause de' vescovi, portò sentenza, o che il capitolo interamente si togliesse, o che si modificasse con la particella: salvi i privilegii delle provincie: altramente averne cessità i Francesi d'opporvisi, contrariando quel decreto a'privilegii della chiesa gallicana. Biasimò anche i mandati di provvedere; e narrò, esser mente del papa che si le

vassero

Concorse in ciò Diego Covarruia vescovo di Città Rodrigo, notando che l'uso di tali mandati s'era introdotto quando i vescovi distribuivano tutti i beneficii, nè vi erano tante riservazioni, per opera delle quali il pontefice ha ora larga comodità di provvedere da per se stesso.

Il vescovo di Salamanca sopra il porre o no in fine di que' decreti la particella: salva sempre l'autorità della sede apostolica,

T. XII.

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ponderò, che, quantunque il papa sia capo e principe di tutta la Chiesa universale, e non soggetto all'autorità nè al giudicio d'alcuno, onde la sua podestà s'intendeva riserbata in ogni decreto del concilio ; nondimeno tanta era la malizia de' tempi, che conveniva ciò esprimere, e dirlo, e ridirlo a edificazione de' cattolici, e a confusione degli eretici.

Uditisi i pensamenti di ciascheduno, fu rimesso di nuovo il lavoro all' ancudine, commettendo a'deputati che ad ogni lor potere ne riducessero la forma al piacer comune. Gli Spagnuoli stavano amari (1) perchè i decreti di rivocar l'esenzione a' capitoli, e di rendere a' vescovi le prime instanze parevan loro tronchi con tante eccezioni, che il primo riuscisse in un seminario di liti, e il secondo portasse un guadagno molto inferiore alla speranza: onde ristrettisi fra di se per deliberare, si divisero in tre opinioni. Alcuni troppo impetuosi volevano che si protestasse: altri, più ritrosi che ardenti, consigliavano che amendue que' decreti si

(1) Atti del vescovo di Salamanca.

rifiutassero secondo la forma presente, e si trasportasse il determinarli alla futura sessione, sperando ne' vantaggi del tempo. Altri erano più temperati de'primi e più avveduti de'secondi: dicevano in contrario a'secondi, meglio essere l'accettare il meno ma certo, che il ricusarlo per la speranza del più, ma incerto: potersi dal favore del tempo ricevere alcun aumento, ma non meno potersi coll'avversità del tempo far perdita di ogni cosa: contro al sentimento de' primi consideravano, che la protestazione varrebbe a scandalo, non a guadagno: nocerebbe all' onore di tutto il concilio senza veruna utilità de' suoi autori. In questa sentenza fu specialmente il vescovo di Salamanca: il quale s'infiammò in tanto zelo a riprovazione di quei rigogliosi consigli, che dinunziò, esser disposto di protestar egli prima contra chiunque trattasse di protestare. Questo suo tuono parve troppo alto a Giacomo Giberti di Noguera vescovo d'Aliffe: onde il ripigliò con forme di picciol rispetto. Ma il Mendozza, sentendosi forte e dalla causa, e dalla casa, riposegli con rampogne assai aspre: di che poi ripentito, sì

come era pio ed umano, convitò il Noguera a mensa, di cui sembra special virtù l'ammorzar le private discordie, e pacificollo: giudicando che l'onor di uomo discreto, non che d'ecclesiastico, dopo le contese non sia conservare il vantaggio, ma riporsi spontaneamente nell'equalità.

La conclusione fu, che intorno alle prime instanze s'accettasse il decreto come egli stava: imperò che, trattandosi in esso del solo danno di Roma, s'era potuto e voluto dal pontefice, e da'Legati condescender quivi a tanto, che non ha fatto in altro caso mai così grande acquisto l'autorità episcopale. Ma sopra l'esenzion de' capitoli, perchè vi si mescolava il pregiudicio del terzo, non era stato possibile agli Spagnuoli ottener la rivocazione se non assai circuspetta e limitata: e l'odio contratto per lo scacciamento del procurator de'capitoli, era contra di loro un procuratore assai più valido che l'altro non saria stato: onde riputaron per lo migliore che quel decreto si riserbasse alla sessione d'avvenire.

Standosi in queste disposizioni, il no

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