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no giorno di novembre giunse (1) a Trento un corrier di Roma, portando a'Legati un discorso per abbreviare il concilio, ove se ne divisava ancor la maniera persuasiva inverso de' padri. Il discorso, (2) il quale in verità veniva dal cardinal Morone, conteneva in sentenza: che essendo necessario per l'un de'lati il presto fine, e per l'altro non potendosi le materie già proposte nè smaltir con celerità, nè intralasciar con decoro, l'unico spediente era, che fossero rimesse al pontefice. Questa proposizione non potersi nè onorevolmente, nè utilmente far da' Legati: onde la via più agevole, e più onorata essere, che se ne facesse autore il cardinal di Loreno, il quale, se avesse approvata l'impresa, per sua natura sarebbe stato disposto a prenderne la condotta. Seco fossero in ciò uniti i cesarei, facendo sentire l'uno i bisogni della Francia, gli altri della Germania, per la conclusione. In tal caso dicevasi, che, secondo il verisimile,

(1) Lettere del cardinal Borromeo a' Legati a' 6 di novembre, e de' Legati a lui a' 10 di novembre 1563.

(2) Appare dalle memorie del Morone.

gli Italiani v'avrebbono consentito, e gli Spagnuoli ripugnato: ma potersi animosamente sprezzar la resistenza d'una sola nazione, per soddisfare alla richiesta ed al volere d'altre molte assai grandi, e più di lei bisognose. Questo era il partito, si veramente che il pontefice sempre andò significando a'Legati (1) che e nell'universale delle rimaste materie, e in uno o in altro decreto particolare si cercasse di pigliare le deliberazioni in concilio per la via ordinaria, nè si venisse a così fatte rimessioni se non per vera necessità. I Legati, ricevute le lettere, comunicarono tantosto il concetto al cardinal di Lore no: ed egli lo riconobbe per copia de' suoi disegni descritti in voce al pontefice. Nondimeno consigliò che il giorno appresso, il quale era destinato all'ultima congregazione, niente di ciò si proponesse, affinchè non si congiugnessero le difficultà dell'una operazione con quelle dell'altra, e così per avventura non si rendessero insuperabili: dovendosi far di esse come

(1) Appare dalle lettere antecedenti, e susseguenti, specialmente de'18 di novembre 1563.

de'nemici, che per vincerli tutti, conviene assalirli ad uno ad uno. Lo stesso parve a' Legati: fra' quali l'Osio non potè andare a quell'ultima congrega, impedito da una febre che il tenne lungi ancora dalla sessione: e nel tempo seguente eziandio il rendette fiacco per modo, che non potè (1) venire a parte delle assidue fatiche le quali fecero i suoi colleghi, di che con grave rammarico si scusò col papa: e solo gli fu lecito di comparire nelle funzioni più solenni.

Nel mentovato nono giorno di novembre feronsi due congregazioni (2) dagli speciali deputati per assettare i canoni in guisa che soddisfacesse, in quanto era possibile, a tutte le parti. Indi convocossi l'universale adunanza il giorno seguente, affinchè nel crastino si potesse celebrar la sessione. E volendosi proceder con più libertà, ne furono esclusi tutti coloro, i quali o non avean la voce, o non erano procuratori di chi l'avesse: là dove nell'al

(1) Lettera de' Legati al cardinal Borromeo de'... di novembre 1563.

(2) Quanto si narra appresso, sta negli Atti di castello, del Paleotto, e del vescovo di Salamanca.

tre congregazioni erano stati ammessi molti teologi de' principali, come è detto.

Si proposero in primo luogo i canoni, e i decreti del matrimonio. Non approvò il cardinal di Loreno che nel sesto si ponesse l'anatema contra chi nega, che il matrimonio non consumato si sciolga per la profession religiosa: nè il nono, dove si vibra similmente l'anatema contra chi afferma, potersi contrarre matrimonio da persona constituita negli ordini sacri, o da' religiosi professi, non ostante o la legge ecclesiastica, o il voto, richiedendo egli che in cambio di legge, ecclesiastica si scrivesse, legge, semplicemente.

Il cardinal Madruccio riprovò lo stesso. E non meno riprovò l'impedimento che s'induceva, o più tosto si rinovava, fra il rattore e la rapita, prima che ella sia ritornata in libertà, e il toglimento del valore a'clandestini. In tutti questi pareri molti il seguirono, e specialmente nell'ultimo: nel che convennero quarantasette, e sette riserbarono il dichiarar loro animo alla sessione.

Innanzi di venire a'decreti della disciplina, disse il primo Legato: che molti

aveano sentito, doversi porre in capo di essi questa particella: salva sempre l'autorità della sede apostolica: altri nondimeno aver pensato con saggio avviso, che era più acconcio l'apporla in fine di tutta la riformazione: perciò che, essendosi collocata nel principio a tempo di Paolo III, parea conveniente che il fine vi corrispondesse; là dove, spargendosi ella di qua e di là, sarebbesi data materia agli eretici di calunniare. Raccolte di ciò le sentenze, cento tre consentirono a questo: e di poi da capo nella sessione furono addimandate le voci per decretare, che senza nuovo scrutinio dovesse la commemorata particella a suo tempo aggiugnersi in piè dell'intera riformazione, il che rimase accettato concordevolmente. Dietro a ciò furono proposti i decreti. E Arrias Cagliego, vescovo di Girona, fe sembiante di voler protestare, quando il cardinal Morone con aspetto, e con sermone gravissimo il prevenne, dicendo, che qualunque uomo particolare osasse di profferire, aver egli per vano ciò che dovesse ricever l'approvazione da quel sacro concilio, meriterebbe d'esserne immantenente scacciato. Que

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