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sto dire fu come un tuono che sgomentò il Cagliego, e qualche altro per avventura di somigliante disposizione, e riportò comune applauso, come non ristrignimento della libertà nel deliberare, ma rintuzzamento della protervia contra il deliberato. Procedendosi però ad esporre le sentenze, i decreti riuscirono a prospero corso con picciola contraddizione, e con leggieri mutamenti. Solo nel quinto, dove si tratta di conoscer e di commetter le cause de' vescovi, furono tolte in grazia del cardinal di Loreno le amplissime derogazioni a qualunque privilegio, le quali vi s'erano poste: e ciò affinchè non contenesse un aperto pregiudicio alle prerogative della chiesa gallicana, da che egli non aveva impetrato, come per lui erasi chiesto nel preceduto esaminamento, che i privilegii delle provincie espressamente si preservassero. Ed in ciò maggior necessità ebbe egli (1) d'esser ardente, perchè sopra questo punto s'eran seco forte richiamati del concilio in Vinezia gli ambasciadori francesi.

(1) Appare dalle lettere allegate degli oratori al re a'5 di novembre.

Per ultimo si fe la proposizione del decreto sopra la ricordata dichiarazione delle parole, proponenti i Legati: e ciò altresì quasi ad un animo fu ricevuto.

Terminatosi il convento, quando pareva che il tutto fosse in sicura tranquillità, accadde novella perturbazione. Non aveano potuto i Legati nè per se, nè per mediatori accordar la differenza commemorata fra i vescovi e gli arcivescovi, rammaricandosi gli uni che quelle chiamate, le quali usavansi specialmente nel regno napoletano, a rendere ubbidienza, e quelle visitazioni arbitrarie, eran gravezze per mera pompa di maggioranza: ed in contrario portando gli altri per se il possesso più vetusto d'ogni memoria, i privilegii, e l'ordine della gerarchia, il qual richiedeva, come dicevano, che per gradi gl'inferiori si sottoponessero a'superiori, in fin che s'arrivasse al supremo, che era il sommo pontefice. Non riuscito dunque l'accordo, si commise la lite alla decisione: e Muzio Callini, arcivescovo di Zara, fece la causa non dell'ordine suo, ma degli avversarii, o semplicemente perche gli paresse più giusta, o come gl'im

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putaron coloro che di tutte l'opere altrui avvisano per cagion l'interesse, perchè intendesse di sottrarre se medesimo al triarca di Vinezia. Senti egli per tanto, che a' vescovi non dovesse rimaner obligazione d'andare alla chiesa metropolitasalvo per celebrazion del sinodo provinciale, e che solo per cagioni statuite dal mentovato sinodo fosse lecito agli arcivescovi di visitar le chiese de' suffraganei: con altre cose ad agevolezza dei vescovi, le quali racconterannosi nella sessione. E parecchi avevano ragionato in questa sentenza, si che era comun opinione eziandio de' Legati, esser lei prevaluta nel numero. Ma di vero, sì come nell'apparenza la grandezza equivale alla moltitudine, così il dir lungo d'alcuni per questa parte avea fatti sembrar molti i pochi: onde finitosi il convento, principiato alle diciott'ore, e continuatosi per ott' altre, quando poi le voci si numerarono, e non si misurarono, trovossi il contrario, con aspro cordoglio de' vescovi, i quali attribuivano ciò alla fretta de'parlatori, quasi ella avesse impedito che da'segretarii non si fossero potute notar le sen

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tenze di molti. E per tanto, benchè corresse già la quarta ora della notte, e la mattina per tempo si dovesse incominciar a funzione, non tralasciarono diligenza ffinchè i pareri dovesser quivi sentirsi li quali essi e gli altri gli aveano creati nella congregazione.

Su (1) le quindici ore si diè principio i atti solenni, i quali con memorabil ghezza durarono perpetuamente in fin re alle due della notte. Celebrò la messa o Spirito santo Giorgio Cornaro veo di Trevigi, ed orò latinamente Frano Ricardotti, vescovo d' Arras, sopra Vangelo poi lettosi, il quale incominSi fecero nozze in Cana di Galilea: S sc si come acconcio al dogma trattato. Fo recitate le lettere di Margherita d tria governatrice di Fiandra, e i mati dell'orator fiorentino, e di quel di Ita secondo l'ordine di lor venuta.

indi si proposero i canoni e'l decr del matrimonio con un breve proeli tal significato: che il perpetuo, e olubil nodo del matrimonio era stato

predetto per divino instinto dal primo nostro padre in quelle parole: questo ora è osso delle mie ossa, e carne della mia carne: però lascerà l'uomo il padre suo, e la madre, e aderirà alla sua moglie, e saranno due in una carne. E che in questo vincolo due solamente s'accoppino, dichiararsi apertamente da Cristo, mentre, riferendo quell' ultime parole come profferite da Dio, pronunziò: adunque già non sono due, ma una carne. E di seguente confermò la fermezza di questo nodo tanto innanzi prenunziata da Adamo con tali parole: adunque ciò che Iddio ha congiunto, l' uomo non separi. Aver Cristo con la sua passione meritata la grazia, la qual confermasse quell'amor naturale, e quella carità indissolubile, e santificasse i consorti; ed essersi accennato ciò dall'Apostolo in quel detto: mariti, amate le vostre mogli, come ha Cristo amata la Chiesa, e ha dato se stesso per lei: con soggiugnere appresso: questo sacramento è grande, ma io dico in Cristo, e nella Chiesa. Aggiugnendo dunque il matrimonio nella legge evangelica agli antichi maritaggi la grazia, meritamente annoverarsi, secondo i concilii, i padri, e la

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