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d'un corriere che la portasse prima che si chiudesse il concilio e che i padri fossero licenziati: onde in vece di questo deliberossi di decretare che i presidenti la domandasser dipoi a nome del sinodo. Così la frequenza de'casi repentini fa che poco giovi a' negozii maturità di provvidenza, se non è accompagnata da celerità d'accorgimento, che agli spedienti premeditati sappia sustituirne degl'improvisi: ma quella stessa pronta celerità negl'intelletti spesso è frutto d'una assidua, e paziente lor premeditazione.

Il male del papa fu di quelli che non vengon per nuocere. Dopo il commemorato accidente si era egli assai riavuto: e temendo che il romore della sua già disperabil salute non producesse in concilio qualche sinistro effetto, al qual poi non bastasse in rimedio il cessamento della cagione, fu sollecito di significare con la somma velocità di un corriere il miglioramento (1): si che la contezza ne giunse e divulgossi su la quint'ora di quella not

(1) Lettera del cardinal Borromeo a' Legati, del segretario Gallio al cardinal Morone de'29 di novembre 1563.

te ch'iva innanzi alla dinunziata sessione. Nè per tutto ciò rimasero molti d'avvisarsi che questa malattia del pontefice fosse stata una finta scena, perchè il timore de'turbamenti ponesse l'ali al concilio: cosa in tutto contraria ed alle ragioni di ogni buona politica, e all'evidenza di ciò avutasi comunemente in Roma. Anzi per opposto ebbe sì gran cura il papa d'annullare la diffusa opinione della sua infermità, gelosia consueta ne'principi d'elezione, e accresciuta allora in lui dalle circustanze presenti, che volle non solo con altra immediata lettera avvisarne oltre a' Legati anche il cardinal di Loreno (1) per opportunità di rispondere ad una sua, ma fargli quivi comparire quasi testimonio una poscritta non breve di propria mano: ove ei, lusingando se stesso, affermava d'esser così ben risanato del preterito male, che non era mai stato meglio, ed unitamente il confortava a sgombrar da' padri il sospetto significatogli dal cardinale, ch'egli o non fosse per confermare il concilio, o solo dopo gran tempo. Aver

(1) Lettera del papa al cardinal di Loreno de'30 di novembre mandata il dì primo di dicembre 1563.

ei desiderato un concilio fruttuoso: là dove senza confermazione non sol diverrebbe infruttuoso ma nocivo. Quando il sinodo gliene chiedesse, come intendeva che era per fare, star lui pronto a mandarla di subito per corriere.

Di questa lettera fece egli aver copia col medesimo portatore a' Legati, e ne scrisse loro (1) un' altra, ove con parole simiglianti di suo carattere affermava lo stesso intorno alla sua buona salute. Nel rimanente mostrava immensa consolazio ne, che per loro novelle scrittegli otto di avanti gli fosse data certa speranza del prossimo finimento. Ricordava quanto pericolo soprastesse, che, non terminandosi tosto il concilio, se ne partissero gli oratori e i prelati di Germania e di Francia, con levargli assaissimo d'autorità e d'onore: però gli stimolava a far sì che non si prolungasse un'ora il tempo stabilito della sessione, anzi più tosto, che si accortasse. E posto che per avventura non si fosser potute in uno spazio si breve aggiustar tutte le cose le quali i Legati avevano in

(1) Lettera del papa a' Legati a' 30 di novembre, inviata il 1 di dicembre 1563...

animo, come sopra le immagini, sopra il purgatorio, sopra la riformazione de'regolari, e somiglianti, consigliava che i padri si rimettessero a ciò che se n'era disposto negli altri concilii e nelle constituzioni antiche, parendo a lui maggior servigio di Dio e della cristianità conchiuder quelle materie che si potevano assistentivi gli oratori, che qual si fosse cosa più oltra, mancatane questa luce, e però quasi in un concilio ecclissato. Finalmente gli rendea sicuri della sua prontezza a confermare il sinodo, e a corroborarlo e mandarlo in esecuzione, come era stato ardente nel convocarlo, nel continuarlo, e nel compirlo.

Benchè questo annunzio intorno alla salute del papa sgravasse i Legati e i padri di molta ansietà, nondimeno sapendosi che tali improvisi e momentanei rinvigoramenti spesso tradiscono, anche per questo rispetto con sollecitudine niente rimessa seguivano a promuovere il compimento: per cui travagliossi fin alle sette ore della notte in assettare i decreti della riformazione si che togliessero varie difficultà mossevi da' prelati e dagli oratori.

E sperimentossi ciò si nodoso, che talora fu disperato dell'opera. I deputati dalla congregazione a questo lavoro furono: il cardinal Simonetta, il Verallo, il Castagna, il Covarruvia, il Facchenetto, il Bonello, e il Paleotto. Finalmente, come accade quando o ambedue le parti, o almeno una è volonterosa della concordia, e i mediatori abbondano di perizia e d'industria, l'effetto superò le speranze.

Entrossi la mattina nella sessione (1): e celebrò il Zambeccaro vescovo di Sulmona. Orò latinamente con molta grazia, come altra volta, Girolamo Ragazzoni vineziano, vescovo di Nazianzo e coadiutatore di Famagosta: il qual di poi fu promosso alla chiesa di Bergamo e alla nunziatura di Francia, e mori servendo al pontefice Clemente VIII in Roma nella visitazione de' regolari. Indi il celebrante, salito in pulpito, lesse ad alta voce i decreti sopra i dogmi in tal contenenza.

1. Che, avendo insegnato la Chiesa anche in quel concilio, secondo le Scritture e la tradizione antica de padri, esserci il purgatorio, e l'anime ivi ritenute ricever pro dal (1) Diario e Atti.

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