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tribunali. Era ambasciador del re di Spagna in Roma Luigi Requesens, gran commendator di Castiglia dell'ordine di s. Giacomo, il quale fu poi governator di Milano, e divenne celebre nel reggimento della Fiandra. Questi ad una tale esecuzione del papa disse parole d'alto sdegno, e o a lui o ad altro ministro spagnuolo furono attribuite minacce, che 'l re se ne riscoterebbe coll' armi. Il papa fè significar tutto ciò alla reina di Francia (1), sponendole che secondo i rispetti umani esso non sarebbe venuto mai a quel fatto; ma che s'era mosso per zelo della giustizia, e della religione: riputar egli molto alieni dalla pia mente del re cattolico tai concetti di violenza; ma che in ogni sinistro avrebbe sperata la difesa del re cristianissimo. Dalla reina fu risposto con affettuoso ringraziamento dell'opera, e con dimostrare anch'ella di non creder nel re Filippo questi sensi. Dove avvenisse il contrario, promise l'aiuto del re suo figliuolo, ch'era presente al ragionamento, secondo gli esempii de' suoi maggiori: ma ciò con for

(1) Cifera del nunzio di Francia al cardinal Borromeo a'17 di giugno 1564.

me si smorte e si corte, che ben s'intese, non esser quivi allora nè forza nè volontà di porgere, anzi desiderio e bisogno di ricever soccorso.

Questa soddisfazione data alla Francia non conferi ad altro che ad impedirvi i nuovi mali: nel resto sopra 'l concilio ristettesi nelle risposte perplesse. Il pontefice (1) mandò al re poscia per quell'affare Lodovico (2) Antinori, il quale insieme gli portasse (3) facultà d'alienare alcuni beni ecclesiastici di minor conto che altri di fatto alienati da esso, i quali con questa seconda alienazione da farsi canonicamente si doveano ricuperare, annullando la prima come inlegittima: e con lo stesso messaggio gli fe profferta di compiacerlo nella legazione d'Avignone, chiesta, si come fu narrato, dal re per Carlo cardinal di Borbone fratello del morto re di Navarra, purchè il cardinale assicurasse di tener mondo quel paese dall'eresie: pigliando in se Pio la cura di ricompensar per altra maniera il cardinal Farnese che

(1) Di ottobre 1564.

(2) L'originale dell'instruzione è in mia mano. (3) Atti concistoriali a'5 d'agosto 1564.

la teneva: e così poi fu mandato ad opera (1) nel seguente aprile. Ora unitamente con queste grazie portò l'Antinori nuove e caldissime instanze per l'accettazion del concilio, parendo al pontefice e l'opportunità gradevole, mentre si chiedeva il dovuto donando prima il non dovuto, e il mezzano acconcio come perito e della nazione, e della faccenda. Ma per tutto ciò egli non trasse altro se non che s'avesse alquanto di pazienza, e che prima convenia di quietar le sollevazioni degli ugonotti: forme consuete di mitigar la repulsa col meno acerbo vocabolo di tardanza.

Si diffuse tuttavia in quel regno un concetto di somma venerazione intorno al concilio: e i decreti della dottrina furono quivi riveriti come sacrosanti da tutti i cattolici. Anzi benchè quei della disciplina s'abbattessero nelle già dette difficultà perchè alcuni del consiglio e del parlamento gli colorirono quasi pregiudiciali a'privilegii del re e della chiesa gallicana; nondimeno i vescovi ne'sinodi provinciali gli hanno imitati ad ogni potere, e con que

(1) Atti concistoriali a’13 d'aprile 1.565.

sta imitazione s'è migliorata sommamente la Chiesa in Francia.

Come le cagioni mondane sogliono sperimentarsi più deboli, e meno efficaci dell' espettazione universale, così la preminenza del luogo decretata dal pontefice non meno ingannò l'opinione di molti intorno al risentimento degli Spagnuoli, che intorno alla corrispondenza de' Francesi. Il re Filippo, udito il successo, non venne ad altra dimostrazione che di richiamar da Roma l'ambasciadore. E il papa, secondo la regola di non dichiararsi offeso quando l'atto è capace d'altra interpretazione, fe sembianza di prender ciò più veramente come soddisfazione a se data, perchè (1) il commendatore avea fatto pigliare di privata autorità, e poi mandato in carcere un certo licenziato Schivel: di che Pio s'era sdegnato si forte, che per alcun tempo gli avea negata l'udienza, e poi dandogliene, per non im

(1) Appare da una del cardinal Borromeo a' due nunzii di Spagna col segno del primo di febraio, e da una de'due nunzii ad esso de' 3 di marzo 1564, e da una del papa al nunzio in Ispagna segnata a’6 di decembre 1563.

pedire il corso de' publici affari, erasi adoperato mediante il cardinal Pacecco, che il re lo rimovesse come strumento non più idoneo a'trattati fra loro. Si che e nella congregazione concistoriale, e nelle lettere che il papa medesimo scrisse al nunzio, non volle ascriver questo rimovimento a titolo di dispetto, ma di piacere. Nondimeno, sapendo che in tali casi la dissimulazione quando è mediocre si gradisce come rispetto, quando eccessiva si abborrisce quasi disprezzo, nell' uno e nell'altro luogo non tralasciò di scolparsi obliquamente. Onde aggiunse, non creder lui che ciò procedesse da veruna amaritudine del re pel grado assegnato al Franzese nella cappella, però che le ragioni, già da noi riferite, persuadevangli che sua maestà non potesse ciò riputarsi ad aggravamento. E in ispecialità nella lettera scritta al nunzio disse, che non parrebbe onore del re Filippo il voler si fatte innovazioni con un principe fanciullo e travagliato: nè dover egli contendergli la maggioranza del luogo, anzi più tosto ringraziar Dio che la concedesse a lui nello stato.

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