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E in effetto benchè Filippo rivocasse per tal dispiacenza l'ambasciadore, non per tutto ciò volle vendicarsi col papa a costo della religione. Onde a'due di luglio (1) fece un decreto, dove con parole molto onorevoli verso il concilio, e verso la Chiesa romana comandò ch'ei s'accettasse ed osservasse in tutti i suoi reami di Spagna. E indi a quindici giorni ordinò, che fosse ricevuto in Sicilia, del qual regno per alcuni erasi dubitato, considerati i privilegii della monarchia. Ed appresso in una lettera (2), ove diè informazione dell'avvenuto in Roma verso l'ambasciadore alla duchessa di Parma sua sorella, e per lui governatrice in Fiandra, scrisse così: essere stato il successo di questa causa molto diverso da ciò che sarebbesi dovuto alla sua affezione ed osservanza verso il pontefice. Perciò aver egli rimosso l'orator suo da Roma, ove non potea più dimorare con dignità, da che fra tanto non avrebbe egli col papa alcun privato negozio. Degli affari che appartenevano alle cure pu

(1) Il decreto sta nell'archivio vaticano.

(2) A'6 d'agosto 1564, nel libro 4 dell'istoria di Fiandra di Famiano Strada.

bliche della religione, ed a prestare ossequio ed ubbidienza alla santa sede, dal che non volea scostarsi un capello, aver lui commesso il carico al cardinal Francesco Pacecco protettore di Spagna in Roma. Con esso però ella s'intendesse in tutto ciò che apparteneva all'elezione de'vescovi, e agli altri sostegni della religione: nella cui strenua difesa, e nella publicazione ed esecuzione diligentissima del concilio di Trento non dover essa per qualunque riguardo punto allentare. E però che la governatrice rispose (1) parere a'senatori che nel concilio fossero alcuni articoli pregiudiciali a' diritti del principe, e a'privilegii delle provincie, onde convenisse che nella promulgazione s'eccettuassero, fulle riscritto (2) dal re in questa sentenza: Non piacergli che s'eccettuasse veruna cosa nella promulgazion del concilio, affinchè non si porgesse materia così di mormorare a Roma sempre avida di discorsi, come d'imitare agli altri principi sempre attenti all'azioni di Spagna. Intorno a'diritti e del re e delle provincie, essersi il tutto considerato abbondevolmente quando si (1) A'30 di settembre 1564. (2) A'25 di novembre.

era trattato di publicare il concilio in Ispagna, ove avean luogo le stesse difficultà: e sì come quivi non s'erano apprezzate, promul gandovisi il concilio senza niuna limitazione, e ponendo solo qualche leggier temperamento nell'uso, così voler lui che si adoperasse in Fiandra. A questo fine mandarsi copia della promulgazion preceduta in Ispagna, acciò che tutti i popoli a se ubbidienti si riducessero alla medesima norma.

Questa pietà del re Filippo, congiunta con quella del re Bastiano, e de' principi italiani, sottomise al concilio e le regioni occidentali dell' uno e dell'altro mondo, e parte del settentrione, e l'Indie orientali, e molti paesi dell'Affrica, per quanto ai climi ed alle qualità di quelle chiese confacevansi le stabilite constituzioni tridentine.

L'imperadore e 'l Bavero, per soddisfazione de' cattolici lor soggetti, non lasciarono di richieder con grand'ardore al papa l'uso del calice ed altri allentamenti di leggi ecclesiastiche. Onde il papa in concistoro (1) il di primo di marzo si ram

(1) Atti concistoriali.

maricò per la condizione de'tempi che dava materia a simili petizioni: e deputò alcuni che esaminasser l'affare. Appresso, a'quattordici di luglio nel concistoro (1) fe consapevoli i cardinali, che l'imperador Ferdinando, di cui con dolore insieme notificó la già disperabil salute corporale, aveva chiesto instantissimamente l'uso del calice per la Germania e pe' suoi stati ereditarii, e questo col parere de' vescovi, degli elettori ecclesiastici, e de' principi cattolici, dinunziando che, negandosi ciò, in breve tutta l'Alemagna lascerebbe di esser non solo cattolica, ma cristiana. Averne egli volute le segrete sentenze di molti cardinali e prelati: indi per loro consiglio, quantunque abborrisse cotali novità, essersi da lui dato potere ad alcuni vescovi di Germania che permettessero quel rito, non però assolutamente, ma per que' luoghi dove trovasser vere le cose esposte, e con certe condizioni da se prescritte: questa grazia essersi ricevuta in Vienna con giubilo immenso, e scrivere il nunzio Delfino che già i due terzi

(1) Atti concistoriali.

degli eretici s'erano convertiti. Così disse il pontefice a'cardinali. Ma in poco `di tempo videsi che ciò era come quel ristoro momentaneo che riceve talora l'infermo dalla dilettazione della nociva bevanda. Nondimeno questo esperimento fu necessario per torre dagli animi degli Alemanni la credenza, che la ritrosia del concilio e del pontefice da quella grazia impedisse la salute del paese. Per altro, si come il miglioramento, così l'effetto ancor della concessione non passò più avanti: onde (1) nel pontificato di Gregorio XIII, e poscia in quello di Sisto V accadde, che, venuti a morte alcuni di que' vescovi a cui da Pio n'era delegata la facultà, fu dubitato s'ella intendevasi data al grado, e però durevole ne' successori, o alle persone, e però spirante con la lor vita e il secondo fu giudicato esser vero, e così non aver l'uso lecito della grazia se non que' sacerdoti a'quali già l'avesser comunicata i suddetti vescovi innanzi lor fine.

(1) Sta nelle memorie del pontificato di Sisto V ritrovate fra le scritture dell' ultimo cardinal Montalto, e conservate ora nell'archivio vaticano.

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