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per avvenire senza gravissimo detrimento. Riputar dunque i Legati che in questo mezzo si potesse celebrar la sessione sopra le materie già disputate del matrimonio e sopra i ventuno articoli esaminati delle leggi. Che per avventura riuscirebbe di prevenire il dì ordinato per la celebrazione, riparando in qualche modo la vergogna delle prorogazioni preterite : senza fallo si manifesterebbe la falsità della divolgata calunnia, che per odio della riformazione si fosse intralasciato quel capo de'principi, affinchè, abborrendo essi la loro, ristessero scambievolmente dallo spronare i padri a quella degli ecclesiastici. Con questo sarebbonsi spedite tante materie, onde in un'altra sessione potrebbesi agevolmente venire al fine, così desiderato, e così desiderabile, del concilio: e ove per disavventura occorresse impedimento da colpa altrui, sarebbe lecito a' pàdri con intrepida fronte levar la mano dall'opera, avendo già soddisfatto al dover loro in molto, e mostrata prontezza al resto. Finalmente il bene per quella parte ch'è in poter nostro, non doversi mai ritardare; perciò che le comodità di farlo

son corte e rade. Pesassero i padri queste ragioni: si come era stato ufficio de' Legati il proporle, così al concilio appartenere il giudicarne. Maniera acconcia onde i soprastanti conchiudano le proposte spiacevoli nell'assemblee; le quali, gelosissime di lor franchezza, allora si vogliono mostrar più libere, quando si sentono più violentate.

Varie furono le opinioni: e molti accesamente vi contraddissero. Ma i più, conformando il volere al potere, o vi consentirono espressamente, o dissero di rimettersi alla coscienza de'Legati. Quindi si venne a deputare quei che dovessero emendare i canoni e i decreti, secondo i sensi che aveano uditi nell' adunanza: e que'tanti iterati clamori di far la scelta per egual numero d'ogni nazione si provarono ammutiti; si che senza veruna contesa, ad una voce ne fu rimessa l'elezione a' presidenti: o perchè il conte di Luna, il quale era stato l'unico, se non al desiderio, al fervore di quella inchiesta, riputasse meglio per onor suo il non avventurarsi alla pugna; o perchè intendesse che chi appicca molte liti ad un tempo, ha contra di se

la presunzion degli uomini in tutte: e ch'eziandio le somme potenze usan regola di non imprender più guerre insieme, per non rimaner perdenti in ciascuna.

Erano stati si varii, (1) e sopra tante cose e parole, i detti di coloro i quali domandavano mutamento nell'esempio de'decreti, che pareva impossibile non pure il contentare, ma eziandio il rinvenire ciò che volesse la maggior parte. Furono per ciò divisi i padri a tal ministerio eletti, in tre speciali congreghe, che tenevansi davanti a tre cardinali, Osio, Simonetta, e Navagero, in ciascuna delle quali si esaminasse una parte delle sentenze datesi da ciascun de' prelati in iscritto, per non incorrere nell'equivocazioni e ne' tralasciamenti a cui soggiacevano i frettolosi compendii de' segretarii. Quivi in qualunque di que' ventuno decreti consideravansi molti luoghi comuni intorno a cui si rivolgeva la diversità de' sentimenti ; i quali luoghi in taluno montavano fin a trenta: e sopra ciascun di que luoghi vedevansi i giudicii di qualunque prelato: sì che cia

(1) Atti del Paleotto, e lettera dell' arcivescovo di Zara a' 14'd'ottobre 1563.

scheduna delle tre mentovate congreghe a un tempo raccoglieva il senso de' pareri a se consegnati. Dipoi si scelsero due padri per ciascuna congregazione, i quali ponessero di contra fra loro gl' indici particolari, e ne formassero un indice universale sopra ciascun luogo comune; ritrovando qual in esso luogo era stato il voler de' più; e secondo ciò riducesse a nuova forma i decreti. Intorno a questo lavoro venne a dolersi il conte di Luna (1) appresso i Legati, che da molti erasi mutato il loro parere con la penna di ciò che avean profferito in voce, massimamente sopra l'esenzion de' capitoli, e sopra le prime instanze: aggiungendo essi nella scrittura molte gravi limitazioni secondo il giudicio detto da altri. Essere stati mossi a ciò per industrie di certi, i quali o con preghi, o con promesse, o con minacce avean cattate le sentenze: nominando l'arcivescovo d'Otranto, il Verallo, il Sanfelice, e lo Sforza: per tanto volersi darvi rimedio. Quello solo che si diceva nelle congregazioni, esser dettato dallo Spirito

(1) Due lettere de’Legati al cardinal Borromeo a' 21 e a' 25 d' ottobre 1563.

santo, ed avere autorità publica: il resto fatto in modo privato derivare da'sensi umani, e convenirgli autorità sol privata. Volere il conte scriverne al papa, da lui aspettandone la provvisione, e fra tanto proibire a que'vescovi che avevano le chiese dal re, l'intervenire alle adunanze, perchè non pregiudicassero dal canto loro alla libertà del concilio. Gravemente da'Legati gli fu risposto: la variazione rimaner sempre lecita finchè i decreti non si fermassero nella sessione: che poi taluno andasse di ciò praticando, secondo che presupponeva il conte, esser loro ignoto; e sembrare come assai sconvenevole, così poco credibile; avendo molto più aspetto di vero che se ne fosse trattato in maniera di conferire, e che indi o l'errore o la calunnia avesse pigliata materia di finger quegli illeciti modi. Che se il conte specificasse i nomi di chi, e con chi, ei casi particolari, essi ne farebbono inquisizione: o, che se più gli piacesse, riprenderebbono generalmente nell' adunanza un tal praticare; ammonendo che ciascuno se ne astenesse, altramente ne sosterrebbe la dovuta disciplina. Nel rimanente, dalla

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