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dinal di Loreno fe vedere un decreto della Sorbona che molto lor soddisfece. Il di appresso a questo convento i Legati, ristretti (1) col Lorenese, deliberarono che solo de' premostrati dogmi si dovesse trattare, e d'essi pur nella maniera già detta: onde chiamarono a se alcuni prelati, notificando loro sì fatto consiglio, e scegliendo cinque sopra ogni materia, i quali con cinque speciali teologi in pochi giorni la riducessero a forma. E già i Legati scrivevano del concilio come di terminato ; perciò che il conte di Luna facea segno di non volervi frammettere impedimento. Ma la distanza d'un navigio dal lido, quantunque si mostri poca secondo la canna del geometra, talora sperimentasi molta secondo le misure del marinaio.

Con questi apparecchi si diè principio (2) il giorno decimoquinto di novembre alle generali adunanze sopra quattordici capi che restavano della riformazione. E si come il necessario per provvidenza del

(1) Lettera de' Legati al cardinal Borromeo de'14 di novembre 1563.

e di castel S. Angelo, e

(2) Atti del Paleotto, lettera ne'dì 15 di novembre dell'arcivescovo di Zara.

la natura in tutte le cose è poco, e la voglia d'accelerare insegna distinguerlo dal superfluo; si procedette con tal brevità insolita, che il giorno decimottavo ciascun ebbe detto suo parere. Il primo Legato nella proposizione mise a vista brevemente le diligenze usate in vano per tirare al concilio gli eretici: i grandissimi beni già da esso prodotti nella dichiarazione de' dogmi, e nel miglioramento della disciplina: potersi desiderare per avventura cose maggiori; ma esser eglino finalmente uomini e non angeli; e per la condizione de' tempi volersi eleggere il buono in luogo di ottimo: forse Iddio, premiando l'esecuzione delle cose stabilite, avrebbe mostrato il sentiero d'arrivare ad altre migliori. Quel poco che v'era da spedire al presente, rimaner sì digerito e col privato studio, e ne' privati colloqui, che non aveva mestiero di lunga publica disputazione. Il capo de' principi essersi riformato; e convenire a' padri di provocarli alla pietà più tosto coll'esempio che con le pene, e con le scomuniche. Potendosi dunque finire il tutto nella futura sessione, parer ciò a' Legati molto in ac

concio. Replicarono il consentimento in questo di tanti principi, e la necessità in cui n'erano la Germania e la Francia, alla cui salute meramente avea rimirato in quell'opera il re di Spagna. Il frutto esser maturo, e convenir già di coglierlo; e ch'ogni vescovo, riportandone le mani piene, col beneficio di esso, e con la presenza sua propria, consolasse e curasse il suo gregge dopo un'assenzia sì diu

turna.

Il cardinal di Loreno ringraziò che 'l primo presidente fra l'altre ragioni avesse commemorato il desiderio de'Francesi per la conclusione: del quale allegò egli per testimonii i vescovi della Francia quivi presenti. Richiese appresso, che, posto fine a' decreti, pochi giorni di poi si leggesse publicamente la confermazion del papa: e che i vescovi per qualche tempo dopo il concilio potessero assolvere da tutti i peccati, e dispensar negl' impedimenti matrimoniali. Dietro a ciò, egli ed altri opposero alcune difficultà poco memorabili a varie ordinazioni apprestate. Il più di notevole fu, che ove dicevasi, dovere i vescovi in ogni luogo precedere gli

altri grandi, ricordò che questo sarebbe di malagevole riuscita, quando i prelati non fosser in vesta pontificale; onde il decreto fu riformato.

Anche trattandosi di tor via l'uso de'coadiutatori affatto, egli vi contraddisse; affermando che per tal via in Francia si conservavano parecchi monasterii, nè tal costume erasi quivi mai biasimato: meglio essere lo statuire che non fossero deputati senza molta cagione. E settant'otto in ciò il seguitarono, oltre a varii che s'appresero a sentenze mezzane.

Appresso, furono proposti quattro nuovi capi. Il primo ad instanza (1) di fra Bartolomeo de'Martiri arcivescovo di Braga sopra la modestia, e la frugalità del vivere, e la distribuzione dell'entrate ecclesiastiche da prescriversi a' vescovi. Il secondo delle decime possedute da'laici. Il terzo di moderar le scomuniche. Il quarto sopra il formare un archivio in ciascuna chiesa da riporvi le scritture publiche; il qual consiglio aveva origine dal Granatese. Indi i quattro decreti per nuo

(1) Atti del vescovo di Salamanca.

va aggiunta crebbero a sei: ma non ci avrebbe il pregio dell'opera in riferirli. Oltre a ciò, furon proposti ventidue capi della riformazione sopra i regolari universalmente: ed otto altri particolarmente sopra le monache.

Nel primo commemorato de' sei aggiunti decreti dicevasi incidentemente, che i vescovi erano dispensatori dell' entrate ecclesiastiche. Ma il cardinal di Loreno, il Guerrero, ed altri ammonirono, che (1) ciò si rimovesse per non pregiudicare alla sentenza molto comune la qual vuole che ne abbiano vero dominio.

Al cardinal Madruccio, all'arcivescovo d'Otranto, e ad altri non pareva congruo che ivi si proponesse come norma del vivere episcopale il decreto del concilio cartaginese; dando a considerare, che non posson rinovarsi que' costumi se non si rinuovan que' tempi: e che specialmente alcuni vescovi i quali hanno feudi e son principi, mal potrebbono ridursi a una tal tenuità di vivere senza offesa del decoro, e perturbazion degli stati.

(1) Nella congregazione de'23 di novembre, come negli Atti di Castello.

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