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Dotata, qual Voi siete, di quelle interne virtù che formano l'anima della sensibilità, egualmente che di quelle grazte esteriori, che sanno sì bene inspirarla, al solo nome di versi leggiadri brilla nel vostro volto quella gioja impaziente che annunzia uno spirito, che non si mostra così avido del bello, se non perchè si sente capace di gustarlo. Ma se questi versi portassero il vanto invidiabile di essere specialmente grati al vostro gusto sagace, come lo sono a quello di ogni colta persona, se Voi li rammentaste sovente con trasporto, perchè penetrar seppero fino al vostro cuore, se fossero parte d' un vostro amico, del Toscano la Fontaine, del celebre Pignotti, allora senza dubbio essi avrebbero un titolo ben più grande, ed assai più sicuro d' inte ressare il vostro cuore, non che di allettare il vostro spirito.

Tali sono, o Signora, i versi che io vi offro; essi vi rammentano gli anni felici della vostra tenera età; con essi Voi ritornate su quei dolci momenti, ne quali la vostra mente, aperta per le prime volte alle impressioni sconosciute del bello, dava già i saggj del gusto, che dovea distinguerla un giorno, ritenendo più facilmente a memoria quelle produzioni che più il meritavano. Le Favole del Pignotti furono uno de' primi pascoli della vostra immaginazione, uno di que primi allettativi ch' educano lo spirito, dirigono il gusto: mentre l'amicizia, che or vi stringe all'Autore, è forse resa st forte da un dolce e segreto sentimento di riconoscenza.

e

Questi versi vi debbono dunque esser grati per tutti i titoli; avvezzo a spiare il vostro cuore, nulla più desiderando che di soddisfarlo, io me ne avvidi, e ve

li offro. Accettateli dalla mano d' un amico, che stima i vostri talenti, che apprezza le vostre qualità, e che nella vostra soddisfazione avrà la sua ricompensa.

UNO DEGLI EDITORI..

ALLA NOBILISS. DAMA

}

MARIA ISABELLA

DI SOMERSET

DUCHESSA DI RUTLAND ec. ec.

L'OMBRA DI POPE
POEMETTO

Queste, o Donna gentil, del sacro monte

Sognate tra le verdi amene selve
Amabili follie, scherzi canori,

M'apprestava a fregiar del tuo bel nome.
Così talora a sculta pietra intorno
Scaltro fabro dispone un doppio giro
Di preziose gemme, che vibrando
Da i spessi lati tremolante luce,
Della mal nota pietra i dubbj pregj
Crescendo vanno agl'inesperti sguardi.
E già l'impaziente aura di Pindo
Agitando nel sen, su i merti tuoi
Tacito meditava entro l'amiche

Pign. T. 1.

I

Ombre solinghe d'un antico bosco:
Ombre sì care ai fervid' estri, e ai moti
Dell'agil fantasia, che fugge il vano
Strepito cittadino, e l'auree stanze,
E le pompe importune, e di fallace
Splendida servitù sdegnando i lacci,
Sul margine d' un rio spesso s'asside.
Quando improvviso lampo il taciturno
Aere solcando, lucida s'aperse
Tra il bruno orror folgoreggiante strada.
Allor riscosso dal soave oblio,
,, Come persona che per forza è desta,
Vidi candida nube a me davante,
Dal cui dorato seno un roseo lume
Spargeasi in giro: ripercosso e rotto
Poi dal denso vapor, pingea la nube
Di colorate macchie insiem confuse
In disordine vago, e d'un incerto
Albor sempre più fioco, le profonde
Segnava ombre del bosco: appunto come
Del già caduto Sole i raggj estremi
Pingon le nubi in occidente sparse,
E del bruno crepuscolo nascente
Tingono appena il manto scolorato.
Ma qual mi corse sacro orror per l'ossa,

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