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tro di mè l'assalto, che si dà alla filologia, dei cultori della quale al certo non ha da lodarsi nel suo particolare.

Si tratta di Endocos, che il Welcker avea sospettato potesse forse rigettarsi frai mitici artisti a motivo delle parole di Pausania (VII, 5, 4): ἐς τὴν ἐργασίαν ὁρῶντες ἔνδον τοῦ ἀγάλματος, che esso dice additare un nome imposto all' artista dal genere dell'arte. Ora che è arricchita la scienza di un fatto nuovo per la scoperta di monumento sepolcrale insignito col nome dell'artista Endoeos, non è difficile di combattere quell'opinione (1). E così anch'io l'avea rivocata in dubbio, concedendo solamente, che forse potesse mantenersi in riguardo del nome, almeno collo stesso dritto, con cui l'a. ci narra, attingendo dal Voelkel, come Akesas Helicon » devaient leur nom à leur profession même et à leur habilité qu'ils y avaient acquise », senza che si abbia a pensare di mitici artisti. Del resto chi intende il latino, vedrà che le parole della citata iscrizione ΑΝΕΘΕΚΕ ΘΑΝΟΣΑΝ furono apposte come motivo del mio dubbio anzichè dell'assentimento. Vale lo stesso sul cavallo Durio, la di cui iscrizione allora conosciuta dal solo scoliaste di Aristofane (Av. 1128), dal Welcker fù creduta composta di nomi inventati e significativi. Se io diedi al nome di Strongylion, che offri la base ritrovata sull'acropoli, una spiegazione analoga, questo non era detto se non nel senso della prima conghiettura; e che io non avea l'idea, di far di lui un mitico artista, lo provano le seguenti parole: vix videtur cogitari posse de Strongylione, Praxitelis aequali. Provo peraltro l'opinione del Ross (Journ. d. Sav. 1841. p. 244 sqq.) seguitata pure dall'a., che allora non mi era no

(1) Falso è ciò che dice l'a. sulla famiglia di Endoeos. Questo nome nel noto rendiconto sui lavori dell'Eretteo si deve ad una restituzione, che non può aver luogo, come troppo corta, per la larghezza dello spazio, c. f. Ann. dell'Inst. 1843 p. 322 lin. 52.

ta, cioè di mettere Strongylion fra l'ol. 90-100 o circa. - La scoperta del nome di Phyromachos nella nota iscrizione dell'Eretteo rese sicura la contrastata scrittura di Philomachus, Pyromachus, Phyromachus. Conosciamo ora due artefici di questo nome: l'attico e l'altro occupato sulle opere di Attalo. Ma poco felice è la distribuzione delle diverse di loro opere, secondo ce la propone l'a., che dà al primo, oltre i lavori dell'Eretteo, il Priapo menzionato nell'Antologia (Anall. II. p. 134) e la statua dell'Esculapio. Ma essendo che questa si trovò a Pergamo, più naturale è che sia opera di quello occupato in Pergamo; pel contrario all'attico possiamo concedere la quadriga di Alcibiade contemporaneo di lui. -Se possiamo dispensarci di parlare su altri articoli, che già d'altronde sono noti, di minor importanza riescono le altre giunte. Bello è il confronto fra un' iscrizione di base, che porta il nome di Aenobarbo, mentre il nome dell' artista ΜΙΚΙΩΝ ΠΥΘΟΓΕΝΟΥΣ è scritto in lettere molto anteriori, colle parole di Dione Crisost. (or. 37. II, p. 122. R): Ἐθεασάμην καὶ τὸν ̓Αλκιβιάδην, τὸν Κλεινίου, ἐπιγραφὴν ἔχοντα Χαλκοπόγωνος. Ma più volte i supplimenti consistono in nomi di artisti, che occorrono in una sola iscrizione, senza che sia da aggiungersi altro. Nondimeno anche quivi il catalogo dell'a. richiede una critica revisione, per rimuovere artisti o incerti o introdotti a torto. Ne daremo alcune prove. Archias, creduto autore di un Palladio criselefantino e d'uno scudo secondo una iscrizione attica, (C. I. n. 150, B, lin. 17) benchè ammesso dal Boeckh e dal Welcker, non è artista, imperciocchè la parola ποιῶν non è nel testo, ma nel supplimento, che il Boeckh non dovea mettere in confronto coll' imperfetto usato per modestia dagli artisti; quivi era necessario l'aoristo. È piuttosto da supplirsi (e basta avvertirlo senz'altro): Ο ΑΡΧΙΑΣ ΕΜ ΠΕΙΡΑΙ[ΕΙ ΟΙΚΩ] Ν ΑΝΕΘΗΚΕ. Μa come potea l'a. chiamare artista Nicias, secondo iscrizio

ne comunicatagli dal Ross:

Νικίας με ἀνέθηκεν ̓Απόλλωνι, υἱὸς Θρασυμήδεος,
ἔργων ὧν ὁ πατὴρ ἠργάσατο τὴν δεκατήν σοι,

...

dove si tratta di semplice dedicazione?-Potheinos (C. I. n. 270) era ginnasiarca e la parola τεύξας non basta per farlo artista. Dubbiosi riescono quei chiamati architetti a motivo della parola οἰκοδομεῖν, come Epicrates, Antinous Marcellus, non meno che Menalippo ed i due Stallii : κατασταθέντες ὑπ αὐτοῦ ( ̓Αριοβαρζάνου) ἐπὶ τὴν τοῦ ᾠδείου κατασκευὴν (C. I. 357). Imperocchè frequentemente si usano le espressioni ποιεῖν, οἰκοδομεῖν, τελευτᾶν ec. anche di quei che fecero le spese, p. e. de'tesorieri (cf. Pseud. Plut. Dec. or. vitae. Lycurg.). Era perciò giusto il dubbio in riguardo di Archedemos, tanto più che in altra iscrizione di lui si trova : κᾶπον Νύμφαις ἐφύτευσεν, ciò che non è opera di architetto, se non la rappresentanza della di lui persona con corto chitone, martello e scalpello (Curtius Kunstbl. 1. 1.) ce lo additasse come artista.

Poca conseguenza mostra l'a. nella scelta di quei che vuol chiamare artefici. Mentre nel suo catalogo figurano un χρυσοχόος Gurgos, un κονιάτης Manicos, un λιθουργός Philon, un χαλκόπτης Sosinos, non riceve dalla nota iscrizione dell'Eretteo che quegli occupati nell'esecuzione del fregio, attribuendo all'incontro a questi troppo di merito. È certo che a loro non appartenne l'invenzione, che è una sola di tutta l'opera, ma la sola esecuzione; per cui non siamo autorizzati di noverarli » parmi les habiles sculpteurs de cet age », ma solamente fragli abili scalpellini, sebbene qualcuno per altri lavori dippoi potea procacciarsi la fama di artista (siccome p. e. l'abbiamo supposto di Phyromachos). Giusta è pure l'osservazione dello Stephani (Ann. 1843. p. 292), che l'architetto Archilochos, menzionato insieme coll' ὑπογραμμα τεὺς e ricevente basso pagamento, non sarà stato il primo architetto, ma piuttosto il secondo ; mentre il primo sembra Philocles, nominato fra gli ἐπιστάται.

Non può essere intenzione nostra, di supplire alle ommissioni dell'autore. Ma che anche quivi non sia usata la diligenza necessaria, il mostrano i seguenti esempj tratti da scritti, che non erano ignoti all'autore secondo altre citazioni. Cosi manca Praxias di Melite (1), occupato nei lavori dell'Eretteo; manca Exekestos, che il Ross (Kunstbl. 1840, 17) mette fra l'ol. 105–15; mancano Xenophilos e Straton, noti da iscrizione argiva pubblicata dal Ross (inscr. in. I. n. 58), colla quale il Curtius (Kunstbl. 1845. n. 40) confronta altro frammento: ΑΘΙΟΣ || ΩΝΟΣ || [Ξενόφιλος καὶ Στράτ] ΩΝ

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ΑΡΓΕΙΟΙ ΕΠΟΙΗΣΑΝ.

Resta l'ultima classe degli artefici ricavati da epigrafi romane, alcuni dei quali dal Sillig come di minor importanza e quasi tutti conosciuti per soli titoli sepolcrali, erano rimandati all'appendice. Sono essi di numero tanto grande e di genere tanto diverso, che ci volea la più grande diligenza, attenzione e critica, per scegliere i veri artefici e non confonderli colla turba degli artigiani. Ma l'a. fà mostra di essere sprovvisto delle più elementarie cognizioni indispensabili per trattar epigrafia latina, e sarebbe tempo perduto di entrare quì in un particolare esame. Proveremo soltanto il nostro assunto.

La prima richiesta è la conscienziosa accuratezza, anche nelle cose meno importanti. Dunque è segno di negligenza, di scrivere invece di Loecanus: Laecanus, di

(1) Ne fà menzione nel catalogo dei pittori vascularj s. v. Prachias, sbagliando però nell'identificarlo collo scultore del fastigio delfico. Cf. la mia diss. Artif. lib. Gr. temp. p. 43.

Setlius: Sellius, di Vectius Nymphius: Vettius Nymphus, di Rusticelius: Rusticellius, di Veianius: Verianus. L'a. rimprovera alle volte il Sillig per aver ricevuto iscrizioni provenienti da Pirro Ligorio; ma dovea sapere che anche le schede langermanniane per gran parte provengono da Pirro Ligorio e sono perciò di sospetta fede; ed ancora meno dovea egli stesso citare una iscrizione ligoriana (Mur. XII. 12).-Ma che si dirà, quando l'a. da trè Cneii Septumii

CN.CN.CN. SEPTVMIEIS.CN.CN.C.L
PHILARGVRVS. MALCHIO. PHILEROS

fà un solo Malchio Phileros? se egli chiama un M. Caedicius Iucundus il figliuolo di un Agathopus, che secondo altre iscrizioni si chiamò M. Iulius Agathopus così che il figliuolo pure dovea chiamarsi Giulio? se spiega C. VEDENNIVS. C. F. QVI. MODERATVS per: Qui et Moderatus, invece di Quirina? se dichiara un C. Laecanus. eq. sing. Caes. argentarius (cosa peraltro oscura) per » un sculpteur sur argent et employé en cette qualité dans la maison imperiale », mentre è conosciutissimo e quasi costante il titolo di eques singularis Caesaris? se chiama un designator Caesaris o dissignator scaenarum » un dessinateur architecte dans la maison d'Auguste » o » dessinateur ou peintre de scènes dramatiques, qui le plus souvent exerçaient en même temps la profession d'architecte »? È vero che nell' italiano un disegnatore è » un dessinateur. » Ma ora si tratta del latino; e potrà vedere l'a. dal lessico del Forcellini, cosa vuol dir in latino un designator. Veda pure ciò che nel Forcellini si dice in riguardo di barbaricarius, da cui l'a., descrivendo l'errore del Muratori, fà » un fabricant de casques et d'armures. » Che si dirà, se prende architectus in queste parole: P. Cornelius Thallus P. Cor

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