LE LETTERE DI TORQUATO TASSO

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Pagina 8 - Signora sorella, il mio male è veramente incurabile, e cresciuto con l'età, confermatosi con l'usanza, e con la simulazione de gli uomini; i quali non hanno voluto risanarmi, ma ammaliarmi: però, benché mi osservaste le vostre promesse, non ho grande speranza di guarire. Parlo di questo male incurabile, perché alcuni altri potrebbono esser curati di leggieri. Pregovi per la memoria e per...
Pagina 16 - Sono in Roma, dove con incredibil mio dispiacere veggo riuscir vane molte speranze già concepute: laonde sono in gran pensiero di me stesso, per non dir disperazione ; e tanto maggiore, quanto che sono necessitato a tornar ad esser cortigiano, ora che n' aborrisco il nome, non pur gli effetti.
Pagina 123 - Se 1 non temessi d'offenderla, la pregherei a supplicare il papa in mio nome, che scomunicasse tutti coloro i quali, o con malìe o con veleni, o con altra cosa nociva, cercano d'offendermi, e d'indurmi per disperazione a lasciar l'uso de' santi sacramenti ; de' quali prego Iddio che mi conceda la grazia.
Pagina 212 - ... stimo quella che Vostra Signoria eccellentissima ha di se medesima e del suo sapere. Ma se i filosofi sono per natura, come piacque a Piatone ed a Plutarco, non sarebbe gran maraviglia eh
Pagina xiii - ... la difesa dell'amico; anzi mostrato, che col pretendere offesa da lui, hanno più tosto peggiorata che fatta migliore la causa loro nella contesa delle lettere; e che mi pare strano, che avendo essi, ed il cavaliere spezialmente, avuto una volta buona opinione del Tasso, e giudicatolo anche...
Pagina 265 - ... sua buona volontà, se non lo supplica in mio nome che mi perdoni questa tardanza e questa irresoluzione. Al signor cardinale Scipione vorrei esser raccomandato, benché mi vergogni che la mia servitù abbia tanto di raccomandazione bisogno, quanto di riposo. Almeno s' io non potrò ristorarmi, vorrei esser libero affaUo de la febre, prima ch' io facessi altra deliberazione di venire.
Pagina 334 - ... aggiungesse qualche numero, sarei quel che piacesse a chi volesse numerare le mie sciagure, i danni, l'infermità, le fatiche, gli studi, le composizioni, le promesse de gli amici, le speranze de' padroni, le messe udite e le prediche ascoltate.
Pagina 174 - Pisano. medesima infermità; la quale per non esser una, né semplice, ma di molte quasi nature, s'assomiglia a la chimera; e per vincerla, converrebbe ch' io fossi un nuovo Bellorofonte, come Vostra Signoria scrive. Consideri nondimeno il signor suo padre, s'io debbo ricorrere ad altro oracolo che al suo medesimo, per l...
Pagina 132 - ... signori bergamaschi, e particolarmente da'parenti (i quali, non volendo esser parenti, dovevano esser amici), non mi pentirei d' aver tante volte chiamata patria quella di mio padre, ed attribuito a l'origine quello che non men convenevolmente si poteva attribuire al nascimento ed a la educazione.
Pagina 50 - ... e lunghi e continuati -ragionamenti che con quello spirito ha tenuti, ha da lui udite cose che giammai prima né udì, né lesse, né seppe che altr'uomo abbia giammai sapute ; laonde cotnchiude , che queste sue visioni non possano essere folli immaginazioni della fantasia, ma vere e reali apparizioni d' alouno spirito, che, qualunque se ne sia la cagione, se gli lasci visibilmente vedere.

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