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mulgate intorno a trentadue Prammatiche, tutte utili e sagge, le quali potranno leggersi nella tante volte mentovata Cronologia prefissa al tomo primo delle no stre Prammatiche.

CAPITOLO VII.

Morte del Re FILIPPO II, suo testamento, e leggi che ci lasciò; e delle varie Collezioni delle nostre Prammatiche.

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Intanto il Re Filippo grave già d'anni e da molte e varie infermità travagliato, scorgendo non dover essere molto lontano il fine de' suoi giorni, cominciò seriamente a pensare alla partita, ed a provvedere, per quanto l'umana prudenza può giungere, a' mali, che dopo la sua morte avrebbero potuto sorgere, cadendo la Monarchia in mano di Filippo suo figliuolo. Era già morto il Principe D. Diego, e sol rimaneva per successore di una si ampia Monarchia Filippo, giovane, e ch'egli ben conosceva inesperto, non meno al maneggio degli affari di Stato, che a trattare le armi. A questo fine e' sollecitò la pace col Re di Francia Errico IV, affinchè mancando, non lasciasse il figliuolo nel principio del suo Regno intrigato in una guerra con un Principe cotanto allora invitto e potente: fu conchiusa questa pace a Vernin li 2 maggio di quest' anno 1598, l' istrumento della quale è rapportato da Lionard nella sua Raccolta (a), onde nel mese di giugno del medesimo anno, imitan

(a) Lionard. tom. 3 in fin.

do l'Imperador Carlo suo padre, cominciò a disporsi a tal passaggio e ad abbandonare le cure moleste del Regno, e sentendosi per li continui dolori d'artritide molto debilitato, ancorchè i medici fossero di contrario parere, egli in ogni modo volle, che vivo fosse trasferito nel Monastero di S. Lorenzo dello Scuriale, lontano da Madrid sci leghe, dove avrebbe dovuto por. tarsi, morto che fosse. Quivi giunto se gli accrebbero i dolori della chiragra e pedagra: nè questi bastando, se gli aggiunsero altri mali, e fra gli altri s'osservò nel ginocchio destro un doloroso tumore, che aperto, ancorchè si mitigasse il dolore, non per ciò s'ebbe speranza di sua vita; anzi poco da poi se ne videro quattro altri nascere nel petto, che parimente aperti, diffusero per tutto il corpo un così pravo umore, che cangiossi in una colluvie sì grande di pidocchi per tutta la persona, che quattro uomini, di continuo a ciò impiegati, appena bastavano a mondarlo di tanta sporcizia: se gli aggiunsero da poi una febbre etica terzana, più ulcere alle mani, ed agli piedi, una disenteria, un tenesmo e finalmente una manifesta idropisia, non cessando intanto la colluvie de' pidocchi, la quale non meno d' uno miserando spettacolo, serviva per un gran documento a tutti delle umane cose. In questo stato però, cotanto spietato e doloroso, serbò egli sempre una somma costanza e fortezza d'animo; finchè assalito da un parossismo, avendo già preso il Viatico, si dispose agli ufficj estremi: fece per tanto, prima di rendere lo spirito, chiamarsi il Principe Filippo e Chiara Eugenia Isabella sua dilettissima figliuola; e dall' Arcivescovo di Toledo in loro presenza e degli altri Grandi della sua Corte, prese la peniten za: è questa penitenza una spezie di consecrazione,

già da molti anni solita usarsi in Ispagna tra' Principi e Grandi, della quale S. Isidoro nella Crónica prefissa alle leggi de' Westrogoti fece menzione, distinta dall' Estrema Unzione, che usa la Chiesa. Poi voltatosi a Filippo gli raccomandò caldamente la sua sorella, e diegli alcuni avvertimenti, ch' egli in vita avea scritti e tenevagli serbati per darglieli nell' estre mo di sua vita. Si prescrisse egli stesso la pompa dei suoi funerali; ed aggravandosi l'agonia, benedisse i figliuoli, e quelli licenziati, finalmente rese lo spirito a' 13 di Settembre di quest' anno 1598 nel settantesi: mosecondo anno di sua età dopo averne regnato qua. rantaquattro.

Fu Filippo di statura breve, ma venusta, di volto grave, ma giocondo, ben fatto di membra, e di biondo crine. Fu d'ingegno elevato e sagace: nell' ozio de: sideroso d'affari: accurato nel trattargli e dalle altrui calamità cercava trar profitto, colle quali arti seppe conservare, ed accrescere ciò che il padre aveagli lasciato, esperimentò quanto grande, altrettanto varia, e difforme fortuna. Quattro anni prima si trovò avere in Madrid fatto il suo testamento. In quello, prima d'ogni altro, ordinò, che si soddisfacessero con buona fede tutti i suoi creditori: si rifacesse il danno cagionato a' privati per le cacce, che aveasi riserbate nelle selve ed altri luoghi, ch'egli aveaşi chiusi a questo fine, Lasciò molti maritaggi da dispensarsi a povere vergini di buona fama: altri Legati fece per redenzione de' cattivi Cristiani, ch'erano in ischiavitù in mano de' Turchi: molte elemosine e Legati pii lasciò a varie Chiese, imponendo a' suoi Esecutori, che vendessero tanti suoi mobili per soddisfarli, li quali, se non

bastassero, ordinò, che il rimanente si supplisse dalle gabelle e dazj de' suoi Regni.

Raccomandò il culto e venerazione, che deve prestarsi alla Chiesa Romana, comandando, che gli Uf ficiali dell'Inquisizione, destinati per estirpare le nascenti sette, siano stimati ed avuti in pregio e che se mai accadessero controversie intorno all'interpetra zione di questo suo testamento, quelle si commettessero alla decisione de' Giureconsulti e Teologi periti.

Ordinò, che tutto il suo regal patrimonio, con le ragioni, privilegi e gabelle de' suoi Regni, Stati e città, sia diligentemente conservato: non si alienassero, non s'impegnassero, o si dividessero; ma tutte unite si serbassero al suo erede, acciò con più vigore possa difendere la grandezza del suo Imperio e la Religione Cattolica.

Che parimente il Regno di Portogallo, per succes. sion legittima novellamente a lui pervenuto, con tutte l'Isole nel Mare Atlantico, e nell'Oriente a quello appartenenti, resti unito al Regno di Castiglia, di maniera che da quello per niun tempo o cagione possa separarsi.

Istituisce poi suo erede universale ne' Regni di Castiglia, d'Aragona, di Portogallo e di Navarra, Filippo suo carissimo figliuolo. Nel Regno di Castiglia come a quello uniti, comprende i Regni di Lione, di Toledo, di Galizia, di Siviglia, di Granata, di Cordova, di Murcia, Jaën, Algaria e Cadice, le Isole Fortunate, le Indie, l'Isole, e'l continente del Mare Oceano, del Mare Settentrionale e Meridionale: quelle che si sono già scoverte, e quelle, che in avvenire si scovriranno, Sotto il Regno d'Aragona comprese i Regni di Va

lenza, di Catalogna, di Napoli, Sicilia, Sardegna e le Isole Baleari, Majorica e Minorica.

Sotto quello di Portogallo, comprese Algarbe, le Regioni e le città in Affrica, l'Isole e gli altri paesi nel Mare Orientale.

Parimente istituì erede l'istesso Filippo nel Ducato di Milano e nelle Dizioni di Borgogna, ripetendo la clausola, che tutti questi Regni interamente cedano al primogenito suo erede, nè che in alcun caso possano dividersi, separarsi, ovvero pignorarsi, eccettuatone quando ciò si faccia per contratto celebrato dalle corti del Regno, secondo la forma prescritta dal Re Giovanni II, in Valladolid nell'anno 1442, e poi confermata da' Re Ferdinando ed Isabella ed ultimamente dall' Imperador Carlo suo padre, parimente in Valladolid nell'anno 1523.

Mancando Filippo senza figliuoli, gli sustituì Isabella sua figliuola, e questa parimente accadendo morire senza prole, le sustituisce Caterina e i di lei figliuoli col medesimo ordine, li quali mancando, sustituisce Maria Augusta sua sorella e i di lei figli col medesimo ordine: e finalmente, questi mancando, sustituisce colui, che dalla legge sarà chiamato alla successione, purchè però questi fosse vero Cattolico, nè macchiato di eresia, ovvero di quella sospetto (a).

Dall'unione di questi Regni ne eccettuò le Dizioni di Borgogna, sotto il nome delle quali intese la Contea, il Principato di Lucemburg e Limburg, Namur, Artois, l' Annonia, la Fiandra, Brabante, Malinės, la Zelandia, Olanda, Frisia e la Gheldria, le quali all'Infante sua figlia avea destinate per dote. Per ulti

(a) Thuan. lib. 120. Hist. tom. 3

pag. 831.

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