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come molte altre, a nulla riuscì, massime per cagione della molta bravura e fedeltà dell'Acuto, il quale, rotti gli argini dell'Adige, non solo impedi il cammino all'imperatore, ma prosegui a fronteggiarlo per quanto durò la guerra. Terminata la quale, fu egli mandato in Romagna, in realtà per tribolare nelle proprie sue viscere il sommo Pontefice, ma in apparenza per accordare non so qual trattato di condotta coi Perugini. E tali partiti già aveva trovato la bassa politica di quei principi, che guerreggiare all'aperto non volevano o potevano, e tenere quiete le mani disdegnavano! Venne sign adunque il Papa assediato alcun tempo dall'Acuto dentro Montefiascone: quindi questi passò in Toscana; e posciachè v'ebbe disfatto i Fiorentini, e ristaurato nella signoria di Pisa Giovanni dell'Agnello, tornò con 2000 maggio lancie ad avventarsi sopra le provincie della Chiesa (1).

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Se non che, come Milano aveva mandato sotto finte sembianze l'Acuto contro Roma e Firenze, Firenze non tardava a suscitare un altro condottiero contro Milano, e le altre città sue nemiche. Un Lucio Lando, figliuolo ovvero nipote del famoso Corrado (2), da essa licenziato, raccolse col denaro di lei 5000 bar- febbraio bute, e dopo avere arso due migliaia di case nei contadi di Siena e Pisa, s'arrestò sul Bolognese a fronte dell'Acuto (5). Condottosi poscia per venti giorni col

(1) Sozomen. Pistor. Specimen. hist. p. 1087 (t. XVI). – Cron. di Pisa, p. 1055 (t. XV). — Corio, I. cit.— Cron, Sanese, 217. Ammirato, XIII. 672.

(2) Altri ne lo credette fratello, senza riflettere che il Corrado Virtinguer fratello germano di Lucio militava, insieme con lui a'servigi di Firenze nel 1376 (Coluccio Salutati, Epp. t. I. p. 53).

(3) Cron. Sanese, 221. - Matth. de Griffon. p. 182 (t. XVIII). Cron, di Pisa, 1063.

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marchese di Ferrara, gli rubò Reggio, e vendella a Milano: indi, traversata a viva forza la Lombardia, si univa al marchese di Monferrato: ma poco stante, rivoltata insegna, si ristringeva con que'Visconti medesimi, a danno di cui era stato inviato e messo a capo d'una compagnia (1). Tali contrarii frutti ricavavano non di rado i principi dalle ingannevoli arti loro!

Accrebbe a più doppi la letizia dei signori di Milano l'arrivo di Ambrogio, che uscito di prigione, e rifatta la compagnia di S. Giorgio, aveva di concerto 2 giugno coll'Acuto rotto a Rubiera l'esercito molto superiore della lega Guelfa. Ma di troppo poca durata dovevano essere quelle contentezze. Stavano quasi tutte le forze viscontee occupate all'assedio d'Asti, quand'ecco un bel di Giovanni Acuto leva le sue tende, ed à schiera fatta si allontana dal campo. Fu chi disse che Galeazzo Visconti, venuto in sentore di certe sue pratiche col nemico e stomacato dei portamenti de' suoi soldati, inducesse il fratello Bernabò a congedarlo: fu chi affermò per lo contrario, che il condottiero, di suo propriò volere si partisse, a ciò sospinto dalle noie di quel mal governato assedio: fatto è che, gli Inglesi avendo preso le stanze a Castel S. Giovanni sul Piacentino, non cessarono per tutto quel verno di mandare a soqquadro quanto terreno si estende dalla 5 genn. Scrivia al Crostolo. Quindi l'Acuto rompeva presso al Panaro i visconteschi, scioglieva Bologna dal terrore delle armi loro, e con una bellissima escursione verso l'Adda sviluppava dai nemici il conte di Savoia che vi si era con soverchio ardire impegnato, e sàno e

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(1) Chr. Placent, 511 (t. XVI).—Cron. Sanese, 223.— Ann. Mediol, 746 (t. XVI). — Ammirato, XIII. 677.

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salvo lo menava con sè (1). Tante contrarietà aggiunte a gravi tumulti nel Vercellese e nel Piemonte, e alle stragi della peste, persuasero Galeazzo e Bernabò 6 giugno Visconti ad accettar dai nemici la tregua di un anno: nè ultimo incentivo a conchiuderla fu la uccisione di Ambrogio, che nel quietare certa sedizione sorta nel Bergamasco, era stato con quasi tutta la sua brigata oppresso dai paesani (2).

V.

Posava la guerra in Lombardia: una molto più A.1375 crudele ed iniqua ne preparava alla Toscana Guglielmo di Noellet cardinale legato. Quella Firenze, che pur testè aveva congiunto le sue alle armi della Chiesa per opporsi ai progressi de’Visconti, non appena parve facile preda, che fu appetita dall'ambizioso prelato. Aveva la nobile provincia sopportato quell'anno i tormenti d'una straordinaria carestia, e tutte le speranze dell'affamata popolazione stavano sospese sul prossimo raccolto: ma questa circostanza, che avrebbe mosso a compassione un nemico, fu anzi di motivo al cardinale legato per guerreggiare Firenze, attesa la facilità di sforzarla colla fame a gettarsegli in grembo. Però, siccome ostavano i trattati all'aperta esecuzione del perfido disegno, così venne questa confidata a Giovanni Acuto. Per comando segreto e favore del cardinale radunò egli adunque una compagnià sul Mantovano, e, chiamatala Santa, presentossi con essa sulle frontiere toscane. Nel medesimo tempo Chr. Placent. 518. - Chr. 487.

(1) Cron. misc. di Bol. 494. Estens. 498 (t. XV). - Corio, 483.

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(2) Chr. Placent. 519 (t. XVI). — Corio, III. 484.

il legato per una parte mandava a testimoniare alla repubblica il suo grandissimo scontento e meraviglia di questo caso, per l'altra con inaudita impudenza lavorava per occuparle Prato a tradimento. Firenze, minacciata così da tante parti e donde meno se lo immaginava, riscattò le messi 220 mila fiorini, il terzo circa delle pubbliche entrate: quindi, stanziando celatamente all'Acuto un'annua provvigione di 1200 fiorini, se ne assecurava per sempre (1).

Imitarono quest'esempio Pisa e Siena, quella sborsanA. 1376 do alla compagnia santa 30,000 fiorini, questa 55,000; poi tutte insieme, opponendo guerra a guerra ed inganno ad inganno, stringonsi in lega con Lucca ed Arezzo, colla regina di Napoli e con Bernabò Visconti, ne impetrano aiuti di gente (2), e mettono mano a far rubellare alla Chiesa le terre indegnamente rette dal feroce cardinale. Al consiglio segui quasi spontaneo l'effetto: in pochi giorni Città di Castello, Viterbo, Narni, Montefiascone, Perugia, Assisi, Spoleto, Agobbio, Bologna, Urbino, infine ottanta tra città e castella levarono

(1) Corio, 488. — Cron. Sanese, 245. —Ammirato, XIII. 693. Cron. misc. di Bol. 496. - Dati, Cron. p. 115. — Morelli, Cron. AA.

·(2) In questa occorrenza il Comune fece pagare fiorini d'oro 39 a certo oste per l'alloggio e mantenimento del conte Lucio di Lando stipendiario di Bernabò: come si raccoglie da quanto segue. A. 1376, 3 septemb. « Blasio Carducci hospitatori della « corona pro pretio salarii et solutione stallaggii multor. equor. «Comitis Lucii de Lando stipendiarii et capitanei gentis teu« tonice dom. Bernabovis ad nostra subsidia ed defensionem «< transmisse, et multorum lectorum, massaritiarum et rerum « ipsi comiti Lucio. et sue brigate per dict. Blasium comodatarum, dum in ipso hospitio stetit pro factis guerre et............ « flor. auri 39». Deliberaz. e stanziamenti, f. 101. N. 10.

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l'obbedienza al pontefice: nelle rimanenti l'incendio non aspettò ad avvampare che un'occasione. Fra questi frangenti l'Acuto sforzava il legato, divenuto quasi suo prigioniero, a concedergli in preda per saldo delle proprie paghe le terre di Bagnacavallo e Castrocaro, quantunque innocentissime, anzi divotissime verso la Chiesa. Questa era la pace e la tutela che i principi del XIV secolo riservavano ai loro sudditi! Una molto più mesta istoria ora ci è uopo di narrare.

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Aveva la città di Faenza mostrato alcuna intenzione di rivoltarsi contro il papa, e di sottomettersi ad Astorre de' Manfredi, suo antico signore; però vi fu spedito l'Acuto cogli Inglesi, acciocchè la quietasse. Ma non appena è egli dentro, che, sia per pagarsi dei 28marzo suoi crediti verso il papa, sia per comando espresso di chi regge, stringe in catene 500 dei principali cittadini, cacciane in bando undici mila, e si scaglia furioso sugli averi e sulle persone (1). Nella universale desolazione non età, non sesso, non innocenza di vita, non povero, non infermo stato, non santità di luogo, salvarono i miseri dalle sozze e rapaci mani. Furono dati a morte i fanciulletti, ilattanti: le vergini, le incorrotte matrone soggiacquero a non pensate vergogne. I tranquilli monasteri furono violati: le intatte soglie furono bruttate di rapine e lascivie. Eran due conestabili inglesi venuti a disputarsi coll'armi alla mano il corpo di una sacra vergine; allorchè allo strepito dei colpi, alle grida dei combattenti, al disperató pianto di lei, che semiviva raccomandava al cielo la perigliante sua innocenza, entra nella camera l'Acuto: ma tosto « metà

(1) P. Bracciol. Hist. Florent. L. II. p. 228 (t. XX).'- Corio, 489. Cron. Riminese, 913.

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