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trada. Tal frutto avevano già portato i quasi privati sforzi de' condottieri! (1).

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Vinto e ributtato il re Roberto, Gian Galeazzo Visconti tornò ad inviare contro Bologna Alberico da Barbiano e lacopo del Verme (2). I costoro sforzi fu

(1) «Aveva il Duca, dice Leon. Aretino (Hist. L. XII), una << fiorita gente a cavallo d'Italiani, i quali come vennero alle mani co' Tedeschi e cominciarono a fare certe scaramuccie, << non si potrebbe dire quanto gli Italiani fossero superiori. « Perciocchè i Tedeschi usano freni leggieri e semplici, i quali «< come al correre e alla prestezza sono più atti, così a volgere i « cavalli ed a maneggiarli sul fatto d'arme sono inutili. Gli << Italiani avevano i freni atti a voltare in ogni parte i cavalli, « e per questo era fra loro facile a stimolare i nemici, e ritor<< nare ai suoi, e nel mezzo del corso volgere quando bisognava. « Appresso, gli Italiani tutti coperti d'arme non ricusavano «alcun pericolo. I Tedeschi erano peggio armati, e molti di « loro aveano solamente il petto coperto di ferro, e le panciere «<e le aste col cappio da gettarle. Perciocchè coloro che sono «leggermente armati non possono ben correre la lancia arre<«<stata, e per questo si confidavano più in gittarla; perchè gli << Italiani prestamente gli sprezzarono e ributtarono, dimodochè a pochi uomini d'arme italiani avevano ardire d'avere a fare <«< con molti. Finalmente con maggiore sforzo assaltando il campo « dell'imperatore, turbarono i Tedeschi in tal maniera, ch'eb«bero gran spavento; e perduti molti di loro, all'ultimo furono « costretti a cedere ».

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(2) A questa difesa di Bologna trovossi una Compagnia di 300 lancie, detta della Rosa, la quale fu per avventura in Italia l'ultima che venisse indicata con proprio nome. Nel 1398, quando ancora la reggevano un Giovanni Buscareto e un Bartolomeo Gonzaga, era essa stata sconfitta presso Forlì da Pino degli Ordelaffi; poscia aiutò i Bolognesi a sorprendere Giovanni da Barbiano; quindi passò agli stipendii di Firenze e difese Bologna, ma con non minore ignoranza che viltà. Dopo la presa di questa città, si ha indizio della Compagnia della Rosa

rono coronati di un ottimo successo: ma quando la presa di quella grande città levava ogni ostacolo ai disegni del duca, e già egli allungava le mani ad afferrare la corona regale, una mortal pestilenza lo coglieva a Marignano. La morte di Gian Galeazzo 3 7bre Visconti, come liberò l'Italia da sommo terrore, così schiuse straordinarie vie alla cupidità de' condottieri.

ancora per qualche anno. Nel 1404 tirava essa provvigione da Siena (Ann. Sanesi, 420. t. XIX): nel 1405 possedeva il castello di S. Maria come pegno di certi denari a lei dovuti dal signore di Pisa (Minerbetti, 540): l'anno dopo in numero di 120 lancie guerreggiò contro i Pisani ai soldi di Firenze (Capponi, Comment. 1130 t. XVIII), e nella gara insorlavi tra lo Sforza e il Tartaglia, stette neutrale (Ammirato, XVII. 928). Finalmente nel 1410 si condusse ai servigi di Ludovico d'Angiò (Ammirato, XVIII. 959).

1402

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CAPITOLO SECONDO

Balla morte di Gian Galeazzo Visconti a quella del re Ladislao.

FACINO CANE - OTTOBUON Terzo

-

PRIMORDIA

DI BRACCIO E SFORZA.

I. Differenze tra le Compagnie italiane e le straniere. Quelle hanno più durata, più disciplina e più agio a perfezionarsi. — Diverse specie di condotte. I raccomandati. Le compagnie italiane sono per essere, comparativamente colle straniere, di maggiore pericolo ai principi.

II. I condottieri si dividono il dominio di Gian Galeazzo Visconti. Facino Cane. - Ottobuon Terzo. - Carlo e Pandolfo Malatesta. — Iacopo del Verme. Loro carattere e imprese. Nobiltà d'animo di Iacopo del Verme, che si ritira da Milano e muore. - Progressi, somma potenza e morte di Facino Cane.

III. I primi fatti di Sforza Attendolo. Sua amicizia con Braccio nel campo del Barbiano. Sue emulazioni col Tartaglia. Sforza sotto Pisa. Uccide Ottobuon Terzo.

IV. Prime vicende e gesta di Braccio da Montone. Trame contro di lui. Piglia soldo presso il re Ladislao. Si tramano nuove insidie per ucciderlo. Braccio va agli stipendii della Lega.

V. Guerra di Braccio contro Perugia. Imprese di lui, dello Sforza e dell'Orsini nella guerra di Napoli e di Roma. Braccio assediato in Todi. Nimistà di Sforza e dell'Orsini. Presa di costui. Morte del re Ladislao.

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