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Anno XXI

LUGLIO-OTTOBRE 1919

Dispensa 4-7a

La Bibliofilía

RIVISTA DI STORIA DEL LIBRO E DELLE ARTI GRAFICHE

DI BIBLIOGRAFIA ED ERUDIZIONE

DIRETTA DA LEO S. OLSCHKI

Un codice Sforzesco

della Biblioteca Universitaria di Bologna

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HI abbia avuto l'occasione e la possibilità di esaminare con qualche agio il fondo de' manoscritti posseduti dalla Biblioteca Universitaria di Bologna, riconosce facilmente che esso

malgrado i cataloghi di recente pubblicati od avviati non è ancora conosciuto nella sua pienezza; e che conseguentemente non pochi né di poco momento sono i frutti che possono legittimamente attendersi da uno studio accurato ed attento di essi sia sotto il rispetto storico-letterario o filologico, sia per ciò che riguarda la storia del libro e dell'arte del minio.

Assai numerosi, ed alcuni di valore insigne, sono ad es. i codici miniati, dei quali (se i fati lo consentiranno) avrei in animo - anche per consiglio del ch. collega Giuseppe Fumagalli - di stendere un sobrio, ma diligente catalogo descrittivo. Dieci (per lo piú Offici o Libri d' Ore), di scuola italiana o francofiamminga, furono purtroppo (molti anni or sono) sottratti da un impiegato infedele (1). Ma sebbene ci manchino ora gli elementi per un sicuro giudizio, possiamo ritenere che codeste deplorevolissime sottrazioni non abbiano troppo gravemente scemata l'importanza del fondo rimasto. V' hanno begli esemplari di miniatura francese, fiamminga, italiana, dal sec. XIII al piú squisito Rinasci

(1) Indichiamo qui le segnature dei codici mancanti, nella speranza (ahimè, assai languida!) che alcuni almeno di essi si possano, un giorno o l'altro, rintracciare, e che essi conservino elementi sufficienti per identificarli: cod. 1527. Miscellanea sacra. 1616. ALBERTUS MAGNUS, De laudibus Mariae. 1819. Officium B. Mariae Virginis. - 1820. Officium B. M. V. 1861. Extensio et concessio in sacros ordines.

1846. Raccolta di satire italiane.
2924. Officium B. M. V.

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blia sacra. Virg. et alia.

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2414. Bi2940. Missa B. Mariae

La Bibliofilia, nano XXI, dispensa 4-73

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mento; miniature arabiche, persiane, turche, armene, paleo-slave; un calendario messicano del sec. XV; un codice di Avicenna, in ebraico, con splendide miniature del sec. XIV (cod. 2197); un Episcopale o Caeremoniale episcoporum, eseguito per Bartolomeo della Rovere, vescovo prima di Massa, poi di Ferrara (cod. 661); un bellissimo codice delle Epistolae di papa Pio II, eseguito a Siena, presso la famiglia Piccolomini, e cogli stemmi di Enea Silvio e del card. Francesco Piccolomini (cod. 1200); un Pontificale della seconda metà del sec. XVI, avente, in luogo delle miniature a piena pagina, antiche incisioni finemente colorate, una delle quali (la « Messa di S. Gregorio ») colla nota sigla di Alberto Dürer, riprodotta da « Hieronymus Wierix » (cod. 1603); il trattato De Feudis di Antonio da Pratovecchio, nell'esemplare stesso che fu presentato, per l'approvazione, a Federico III (a. 1462), colla firma autografa del cancelliere imperiale Ulrico Weltzli (cod. 1600), ecc.

Fra codesti esemplari unici, o singolarmente pregevoli, ve n' ha uno, che, sebbene esattamente registrato ne' cataloghi manoscritti e a stampa de' codici della Biblioteca (1), non ha sinora attirato, adeguatamente al suo interesse, l'attenzione degli studiosi.

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Il cod. 1664 della Universitaria di Bologna è un manoscritto perfettamente conservato, della fine del sec. XV, contenente un ampio Commentario di fra Bernardino Trevisan, minorita, ai libri Meteororum di Aristotele, dedicato a Lodovico il Moro. Esso però non è descritto né indicato nei tre volumi sin qui pubblicati della splendida e monumentale opera, che il ch. co. Francesco Malaguzzi-Valèri ha di recente consacrata alla Corte di Lodovico Sforza ed all'arte in Lombardia nella seconda metà del sec. XV (2); e perciò crediamo opportuno darne qui una notizia, sia pure sommaria, e limitata piuttosto alla parte storico-letteraria, che non all' interesse artistico del codice ed alla determinazione dell'artista che lo operò: cómpito che lasciamo di buon grado a giudici competenti.

È un volume in fol. p. (mm. 180 X 290), scritto tutto da una stessa mano degli ultimi anni del sec. XV, su pergamena perfettamente conservata. I ff. scritti, e numerati in cifre arabiche, sono 266, piú uno bianco, n. n., in fine. Ogni pagina piena comprende, regolarmente, 3 linee, di una scrittura semi-corsiva, for

(1) Cfr. LOD. FRATI, Indice dei codici Latini conservati nella R. Bibl. Universitaria di Bologna. Firenze 1909, pag. 374, no. 863 (estr. d. Studi ital. di Filol. class., voll. XVI e XVII) : << Opus Bernardini Trivisani.... in quatuor libros Metheorologicos Aristotelis. Ad Ill.mum Mediolani Ducem Lodovicum M. Sf. Anglum PP. Angleriaeque Comitem ac Ianuae Ducem fa-` cile mundi unicum solem ». E delle miniature: «.... con ricco ed elegante fregio miniato, nella cui parte inferiore è miniato lo stemma sforzesco, e nel mezzo della pagina una minia tura rappresenta l'autore che presenta l'opera a Lodovico Sforza, seduto in trono ».

(2) FRANCESCO MALAGUZZI-VALERI, La Corte di Lodovico il Moro. Milano, U. Hoepli, 1913-1917; voll. 3, in-8 gr., fig. Vol. I: La vita privata e l'arte a Milano nella seconda metà del Quattrocento. Vol. II: Bramante e Leonardo da Vinci. Vol. III: Gli Artisti Lom

bardi.

temente influenzata dalla regolarità della lettera umanistica, che

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per noi è quella stessa dell'autore: sia perché vi mancano totalmente le caratteristiche delle abitudini grafiche degli amanuensi; sia perché (sebbene si tratti di un testo non agevole) non vi si notano i consueti lapsus calami (e anche, spesso, lapsus intelligentiae) dei copisti di mestiere (1). Sebbene l'autore del commento si proponesse di presentar l'opera al Duca di Milano, pure non disponeva, verisimilmente, di mezzi cosí copiosi da abbondare eccessivamente nell'ornamento del libro. Perciò si limitò a far eseguire da un artista valoroso, sul recto della 2a carta, il minio iniziale, veramente elegante cosí per composizione, come per esecuzione, come appare dal fac-simile qui unito.

Sulla pagina di fronte al minio iniziale (cioè sul verso della 1a c.) il Trevisan scrisse, collo stesso carattere e con una elegante iniziale raffigurante un frate minore (l'autore) in atto di scrivere, la seg. dedicatoria :

(rosso) [Ill.mo D. Lu co] (2) M. Sf.... so Duci
Mediolani Frater bernardinus Fœlicitatem.

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UPERIORIBUS annis, ill.me princeps, cum adhuc Joannem Gal. M. tua sapientia Ducem mediolani.... (3) nepotem k[a]rissimum sapientissime gubernares ac bonis auibus. ferrariam peteres ut simul herculem tuum & eius agrum conspiceres, ibique, ut aequum est, animum relaxares. Nicolaus M. Estensis dignitate pontifex suae patriae splendor effecit ut tuis uotis a me libellus ederetur de iuditiali Astrologia an uera esset scientia: quo perfecto uigleuanum accessi ac mea ellucubratione Celsitudinem tuam lubentissime donaui statuique in futurum omne uitae meae studium tibi dicandum.... utpote qui iam afflatu quodam sydereo quique.... -ri_humanitate de ....lis in man-.... -aseram. ab his ergo temporibus cum in hoc Ferrariae Gymnasio phylosophiam ordinarie profiterer: flagitarentque complures phylosophantes ne omnino a studiis....-sse contingeret ut Aristotelica Metheora declararem. Dum his morem gererem........ quam recusarem uenit in mentem hoc opus inter caeteras philosophiae partes.... cunctis sapientibus non modo exponere sed super ipsum scribere dignum aliquid quod rarissimum (?) esset & nomini tuo dedicare. Est namque Metheororum liber adeo utilis: adeo gratus ut unusquisque siue dominus siue seruus, siue patricius siue plebeius saepissime.... & mirabiles illas quaestiones quas Arist[oteles] limpide soluit &si commentaria multa.... ipsum obliquent aliqua obscurent potius quam illuminent. In eo enim declarantur cadentia sidera, incensiones

(1) Anche un altro argomento può confermarci che abbiamo qui proprio il ms. originale, e non una copia. La dedicatoria occupa tutto il verso della ra c.; né, chi scrisse, avrebbe potuto proseguirla nella pag. seguente (c. 2a), perché già occupata dalla miniatura e dall'inizio del testo. Avvedendosi allora che essa non avrebbe potuto contenersi in quella sola pagina, sorpassò nelle ultime cinque linee il margine sinistro, che aveva sin allora scrupolosamente osservato. Si può esser certi che se chi scrisse il codice, invece di scrivere di getto, avesse semplicemente copiato un esemplare che gli stesse innanzi, avrebbe saputo calcolare lo spazio in modo da non dover ricorrere a questo sconcio calligrafico.

(2) Evanido nel ms.

(3) Abraso nel cod.

& cometae.... de pluuia, niue, grandine, rore, pruina. Determinatur de mari & eius salsedine, de aquis fontalibus, putealibus & stagnis, de galaxia, halo & yride. De terremotibus, tonitruis, mineris & alchymie poss.te De uentis & eorum oppositione, de digestione & indigestione : super quae declarato textu mouentur questiones, difficultates & problemata : quae difficilia superauit studium & diligentia hominis quia omnia uincit improbus labor'. Tot ergo noctesque diesque labores imitatus antiquos, Aueroim, Auicennam, Senecam, Plinium: Modernos uero Albertum, Gaietanum, Bridanum, Joannem Scarpariam cuius doctrinas nequam ille Symon ebreus sibi falso ascripsit, caeterosque multos quanto potui studio, labore & uigilantia ita digessi ut libere principem ducemque meum accedere ualeat opus, & eius nutu atque auspitio in lucem prodire atque in eruditorum tandem manus descendere. En igitur librum ipsum tibi, princeps humanissime, trado ut arbitrio tuo uel edatur, uel apud te quamdiu uoles asseruetur. Ob id certe foelix futurus quod te auctore tot eruditi homines ipsum leti alacresque excipient amplectentur: osculabuntur et certatim laudibus cumulabunt: sed ob id longe foeli[cior?] quod tu omnium primus accipies.... abs te aliquando experiet humanitatem, clementiam, benignitatem, continentiam tuam: admirabitur in te augustam illam corporis proceritatem membrorum robur eximium: uenerandam oris dignitatem: maturam grauitatem: diuinam quandam maiestatem cum humanitate coniunctam totum praeterea talem qualem esse

oportebat principem, quem fere mundus totus laudat pariter ac admiratur.

Il fregio iniziale occupa tutto il recto della 2a c., tranne, nella metà superiore, la didascalia iniziale (che trascriveremo piú innanzi), e nella metà inferiore, le prime sei linee del testo, scritte, nelle prime due linee e nella prima parola della 3a e 4, in caratteri capitali, in tutto il resto in minuscolo. La parte centrale del minio (la quale separa le due parti scritte) rappresenta Lodovico il Moro che, seduto in trono, riceve dall'autore la presentazione del libro a lui dedicato. Lo Sforza (il cui abbigliamento consiste in manto grigio, maniche rosse e calze pure rosse, ma di gradazione diversa) è raffigurato in modo assai rassomigliante alle altre non poche miniature od altre immagini contemporanee che si conoscono di lui, e sopra tutto alla bella miniatura di Ambrogio de Predis in un codice Trivulziano (1), al ritratto di G. A. Boltraffio pure nella collezione del principe Trivulzio (2), alla medaglia quattrocentesca riprodotta anche nel frontispizio di ciascuno dei tre volumi dell'opera del Malaguzzi-Valèri sopra ri cordata colla sinistra regge lo scettro, e colla destra è in atto di ricevere il libro, che, legato in azzurro con borchie e filettature d'oro, gli viene pôrto dal frate, autore, genuflesso. Dietro il trono dorato dello Sforza sono frasche verdi; sotto il trono, una predella' ricoperta di stoffa multicolore. La parete di fondo è color rosso, e verde il tappeto in terra. Il soffitto è a lacunari con rosoni dorati su fondo azzurro. Due colonne quadrangolari, con capitelli metallici, e basamenti pure quadrangolari, le cui facce anteriori sono rivestite di bassorilievi in marmo verde, fiancheggiano lateralmente il minio; e altre cinque colonne, rotonde, dividono in due reparti (anteriore e posteriore) l'elegante interno, e spiccano sul color rosso del fondo. Piú in dietro, addossate a una colonna, tre figure di cortigiani o donzelli (probabilmente falconieri), con vestimenti a vari colori, assistono alla scena; e superiormente ad essi, posato su una sbarra, è un falco.

(1) Cfr. FRANC. MALAGUZZI-VALÈRI, La Corte di Lodovico il Moro, vol. I (1913), pag. 41. (2) MALAGUZZI-VALÈRI, op. cit., vol. I (1913), pag. 383.

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FRA BERNARDINO TREVISAN.

In IV libros Meteorologicos Aristotelis. (Esemplare di dedica a Lodovico il Moro duca di Milano).

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