A un suo insegnamento nello Studio di Ferrara accenna il Trevisan nella dedica a Lodovico il Moro. Infatti egli è registrato (sebbene inesattamente) dagli storici dello Studio, nell'ultima decade del sec. XV. Cosí GIUSEPPE PARDI, Lo Studio di Ferrara nei sec. XV e XVI (1), nella Serie dei Lettori di Arti e Medicina, registra : 'Bernardino di Treviso (2), 1492-93 sgg.'. E negli spogli dell'Archivio Notarile di Ferrara, iniziati da O. VENTURINI e proseguiti e pubblicati da GIUSEPPE PARDI, fra i promotori dell'esame in Teologia sostenuto da 'Franciscus Ritius de Colonia, Loci Ripe', sotto la data 23 maggio 1493, troviamo: 'Bernardinus de Trivisio, regens in monasterio S. Francisci de Ferr.' Testimonio a questo esame fu poi un francescano dello stesso monastero : 'Bernardinus de Ferraria lector Philosophiae in monasterio S. Francisci de Ferr.' (3). Egli rimase a Ferrara, Lettore di Filosofia nello Studio (non sappiamo se ancora rettore del monastero di S. Francesco) almeno sino all'ottobre 1499, quando egli figura come promotore nell'esame di Teologia sostenuto da certo 'Bernardinus de Gaulinia', dell'ordine de' Minori:‘Bernardinus de Trivisio ord. Minorum' (4). Il trovarsi fra Bernardino ricordato, cosí nel 1493 come nel 1499, quale promotore di esami in Teologia, potrebbe lasciar dubbio, qual fosse propriamente la materia da lui professata nello Studio, o nel convento stesso di S. Francesco (5), cui era, od era stato, preposto. Ma che questa fosse la Filosofia, attesta egli stesso nella dedicatoria al Moro, sopra riportata: ab his ergo temporibus, cum in hoc Ferrariae Gymnasio pbilosophiam ordinarie profiterer. E l'esser egli (come ci apprende la didascalía finale del nostro codice), oltre che moralis ac naturalis philosophus, anche Artium ac sacrae Theologiae doctor, spiega com'egli potesse presiedere esami in Teologia. (1) In Atti d. Deputazione Ferrarese di storia patria, vol. XIV (1903), pag. 148. (2) L'errore di considerare il Trivisanus' come designativo della città natale (Treviso), anziché (quale è realmente) come cognome (Trevisan), è come si vede comune a quasi tutti gli autori che si sono occupati del nostro umanista, e persino a' documenti contemporanei che a lui si riferiscono. Ma che trattisi di vero e proprio cognome, e non di nome di città, ci conferma anche la didascalia che l'operetta De paupertate fratrum Minorum ha nell'antica unica stampa veneta (1505): Questio theologalis sacre theologie doctoris fratris Bernardini Triuisani cognomento philosophi, ecc. Altra riprova, non molto autorevole, ma pur sempre notevole, ce la porge la legatura del codice, che è in tutta pergamena, e reca nel dorso il titolo: Trivisani In | Aristot. Meteo. | M. S. (di mano del sec. XVI-XVII); essendo impossibile che con 'Trivisani' si volesse indicare la semplice patria dell'autore. (3) Cfr. GIUSEPPE Pardi, Titoli dottorali conferiti dallo Studio di Ferrara nei sec. XV e XVI. Lucca 1901, pag. 93. (4) Cfr. PARDI, Titoli dottorali cit., pag. 107. (5) Sul luogo in cui venivano impartiti i vari insegnamenti dello Studio Ferrarese, scrive il PARDI: « Nei conventi di S. Domenico e di S. Francesco le scuole dei Giuristi e degli Artisti furono collocate fin dal principio dello Studio ferrarese, come afferma il Borsetti.... Anche le scuole nei conventi di S. Domenico e di S. Francesco furono ampliate, e tuttavia non riuscendo sempre sufficienti, nel 1500 i Riformatori presero ad affitto due case private per collocarvi alcune cattedre giuridiche ». G. PARDI, Lo Studio di Ferrara, ecc.; in Atti d. Dep. Ferrarese di S. P., vol. XIV (1903), pag. 77. La Bibliofilia, anno XXI, dispensa 4-7 14 Ora se si consideri che il periodo in cui il Trevisan ci appare Lettore nello Studio Ferrarese (1493-1499) coincide esattamente con quello del ducato di Lodovico il Moro (1494-1500), cui l'opera sua è dedicata, deve inferirsi che questa fu da lui certamente composta mentre si trovava a Ferrara, tanto piú che (come si è visto or ora) anche nella dedicatoria al Moro egli scrive: in hoc Ferrariae Gymnasio; e che quindi anche il codice è di fabbrica ferrarese. E a ciò conviene, forse, anche la maniera della miniatura, che non sembra avere le caratteristiche della miniatura lombarda. Ora essendo questo indubbiamente l'esemplare di dedica, o almeno quello destinato a Lodovico il Moro, e (per quanto ci è noto) l'unico che si abbia dell'opera, possiamo ritenere che sia (per le ragioni già dette) autografo, o almeno scritto sotto la diretta sorveglianza dell'autore; e che sotto la sua guida o sorveglianza dovette essere eseguita anche la miniatura, la quale sarebbe quindi opera di miniatore ferrarese, od operante a Ferrara. Abbiamo detto che il codice dovette essere destinato, ma non presentato a Lodovico il Moro, perché la legatura, in semplice pergamena, priva di qualsiasi ornamento, non sembra propria di un esemplare di dedica principesca (1). Chi abbia presente l'improvvisa cattura del Moro a Novara (9 aprile 1500) e la morte di lui in Francia (1508), può ragionevolmente supporre che l'autore non facesse in tempo a far pervenire la propria opera al duca, e che perciò il codice non essendo appartenuto mai alla libreria Sforzesca, abbia preso altra via, e sia per essa capitato a Bologna. Quale codesta via potesse essere, vedremo ora. Infatti le maggiori e piú precise notizie sul Trevisan e sulle sue opere ci sono fornite dallo storico dell'Università di Ferrara, Ferrante Borsetti, e da Gio. Giacinto Sbaraglia, nel suo Supplementum et castigatio agli Scriptores trium Ordinum S. Francisci del Wadding; entrambi i quali ci indicano la provenienza del nostro ms. Scrive il Borsetti, sotto l'a. 1493: <<< Bernardinus a Tarvisio, Ordinis Minorum, Philosophus, Astrologusque insignis, qui in Venetorum ditione Inquisitor fuit. Is De legitima Fratrum Minorum dispensatione, adversus Ioannem Perini acerbe scripsit; Commentaria quoque in libros Meteorologicos Aristotelis Ludovico Sforza, Moro nuncupato, Mediolani duci dicata elucubravit, quae in Bibliotheca Sancti Francisci Bononiae Mss. servari asseruit Petrus Ridolfi, Serafic. Histor. lib. 3. Horum autem in Epistola nuncupatoria legi testatur Auctor idem, Bernardinum paulo ante, hoc nempe anno 1493, dum Ferrariae doceret, Nicolao Maria Estense Adriensi Episcopo suadente, Tractatum De Iudiciali Astrologia conscripsisse, ut Ludovico Duci praedicto morem gereret >> (2). (1) Anche il Malaguzzi-Valèri conferma che i codici propriamente appartenuti alla libreria Sforzesca recano quasi sempre ricche legature. « Gli esemplari piú rari v'eran rilegati de rosso con li chiodeti de coyro, di velluto, d'argento, ornati di medaglie antiche, di cammei, persino di smalti a colori. I manoscritti di Parigi mostrano ancóra, oltre le miniature vivacissime, rilegature in velluto rosso e verde a fiorami, e le tracce degli antichi fermagli in argento. Si imprimeva elegantemente, si bulinava il cuoio destinato a ricoprire gli esemplari ducali, ecc. ». Fr. MALAGUZZI-VALÈRI, La Corte di Lodovico il Moro, vol. III (1917), pagg. 111-112. Cfr. anche pag. 126. (2) FERRANTE BORSETTI, Historia almi Ferrariae Gymnasii. Ferrariae 1735, Parte II, pag. 95. Direttamente dal Borsetti procede la notizia data da Efisio Cugust-Persi, Notizie storiche sulla Università degli studi di Ferrara. Ferrara 1873, secondo il quale‘Bernardinus de Treviso insegnò Filosofia e Astrologia nell'Ateneo Ferrarese l'a. 1493 '. L'autore dell'opera qui citata dal Borsetti non è propriamente 'Ridolfi (com'egli scrive), ma bensífr. Petrus Rodulphius, Tossinianensis, Conv. Fran,' Avendo però scorso attentamente l'opera di lui: Historiarum Seraphicae Religionis libri tres, nelle varie parti di cui si compone (1), non sono riuscito a trovarvi alcun cenno del codice bolognese dell'opera del Trevisan. Questo è invece esplicitamente e chiaramente indicato dallo Sbaraglia; il quale producendone fedelmente la didascalia iniziale e i primi periodi della dedicatoria allo Sforza, dà chiaramente a vedere di avere avuto innanzi il manoscritto, o almeno di averne avuto esatta relazione da chi poteva direttamente consultarlo. Ecco le parole dello Sbaraglia (2): <<< Commentarium in Metheora Aristotelis ad Ludovicum Morum Sfortiam, Mediolani Ducem. Extat ms. membran., in fol. figuris exornatus in Bononien. Bibliotheca S. Francisci hoc titulo : Opus Bernardini Trivisani moralis & naturalis Phy. coenobitae Minorum, divinae sapientiae , (1) Fr. PETRUS RODULPHIUS, Tossinianensis, Conv. Fran., Historiarum Seraphicae Religionis libri tres, seriem temporum continentes, quibus brevi explicantur fundamenta, universique Ordinis amplificatio, gradus et instituta, etc. Venetiis, apud Franc. de Franciscis Senensem, MDLXXXVI; di cc. 336, in fol., c. ritratti e stemmi. L'opera è suddivisa in III libri, ed ha numerazione di carte continuata; ma (indipendentemente dalla suddivisione in libri) le varie parti, di cui l'opera si compone, sono distinte da frontispizî speciali: Liber Primus, in quo D. Confessoris et Patris nostri Francisci ortus et res gestae explicantur (c. 1); De vita et moribus Sociorum B. P. Francisci, etc. (c. 55); Liber secundus..., in quo explicatur origo corum, qui ducta serie a B. P. Francisco emanarunt, etc. (c. 147); Vitae Summorum Pontificum et Cardinalium qui ex Seraphico Ordine assumpti, ob singularem Sanctitatis et prudentiae opіnionem, ad Sanctae dignitatis fastigium evecti sunt (c. 204); Provinciarum Seraphici Ordinis partitio, etc. (c. 246); Liber tertius, in quo Viri qui doctrinis claruerunt, et nostra aetate, et minorum nostrorum temporibus, ordine servato memorantur (c. 309). Ora, il luogo dell'opera che il Borsetti espressamente cita e dove ci aspetteremmo di trovar notizie di fra Bernardino, è appunto questo‘Libro III', consacrato alle notizie di que' Francescani illustri, i quali << et nostra aetate, et maiorum nostrorum temporibus [il Trevisan viveva ancora nel 1505, e l'opera del Rodolfi fu pubblicata nel 1586] doctrinis claruerunt». Ma a noi non fu dato trovarvi nulla (cfr. c. 311"); e neppure l'ampio Indice preliminare lo registra (cfr. s. v. 'Bernardinus '). Solo a c. 327 bé ricordato a proposito di Giovanni Perrin, francese : « F. Joannes Perrinus, Doctor Parisiensis, edidit de dispensatione Ordinis Minorum, anno 1495, adversus quem egregie acuit calamum Bernardinus Tarvisinus, cognomento philosophus, haereticae pravitatis Inquisitor in provincia S. Antonii, & nos superius memoravimus atque reiecimus » [cioé a c. 150 b-152a del lib. II, ove appunto si confutano le dottrine del Perrin]. Ed altrove confonde il nostro Bernardino, con un Niccolò del convento francescano di Treviso (Lib. II, c. 271b): <<<< Floruit in hoc conventu [Tarvisii] Frater Albertus Episcopus Tarvisinus, magister Nicolaus. Doctor insignis, haereticae pravitatis Inquisitor, qui inter caetera eius opuscula edidit quandam quaestionem de legitima dispensatione Fratrum Minorum, strinxitque calamum acerrime adversus Joannem Perinum, quem superius memoravimus » [cioè nel loc. cit., c. 150b sgg.]. L'equivoco qui preso dal Rodolfi fu cosí rilevato dallo Sbaraglia: « Memorat hunc ipsum Rodulphius etiam lib. 2, fol. 271, in prov. Custodiâque Veneta, & plurium opusculorum autorem appellat; sed labitur cum Nicolaum dicit; confunditque cum Nicolao Tarvisano eiusdem Instituti, qui anno 1410 creatus fuit Thebanus Archiepiscopus ». SBARALEA, o. c., p. 134. (2) JO. HYAC. SBARALEA, Supplementum et castigatio ad Scriptores trium ordinum S. Francisci a WADDINGO alüsve descriptos. Romae, 1806, p. 134, n. DCCLXXIII. Doctoris, in quatuor libros Metheorologicos Arist. ad Illustriss. Mediolani Ducem Ludovicum M. Sf. Anglum PP. Angleriaeque Comitem ac Januae Ducem etc. Opus quidem doctum, & quod immixtae subinde quaestions excellenter illustrant: praemissoque Aristotelis textu incipit: Divinus ille Plato &c.: edidit illud, cum ordinarie in publico Gymnasio Ferrariensi Philosophiam profiteretur, ut ipse scribit in epistola ad praedictum Ludovicum Ducem. <<< Opusculum de judiciali Astrologia, an sit vera scientia, ad eundem Ludovicum Mediolani Ducem; cuius operis ipsemet meminit in literis ad ipsum Ludovicum datis, et Commentario Metheorum praemissis, in hunc modum: Superioribus annis, Illustrissime Princeps, cum adhuc Johannem Gal. M. tua sapientia Ducem Mediolani.... nepotem karissimum sapientissime gubernares ecc. ». .... Celsitu E prosegue riportando il testo della dedicatoria fino alle parole: << dinem tuam donavi » ; ed aggiungendo notizia di un altro codice del Commentario Aristotelico del Trevisan, che, se esatta, toglierebbe al nostro manoscritto il vanto (che gli abbiamo dato) di unicità, ma che invece è sostanzialmente basata su un equivoco. Soggiunge adunque lo Sbaraglia: « Expositio in Aristotelem ms. habetur Mediolani in Bibliotheca Ambrosiana, ex Catalogo Montfaucon to. I. pag. 510, ubi depravate legitur Bernardini Trivitani loco Trivisani; nec quam Aristotelis Philosophiae partem exponat, edisserit; sed forsan est in Metheora supradicta ». Anzitutto l'indice dei codici Ambrosiani dato dal Montfaucon non ha Trivitani (come scrive lo Sbaraglia), ma bensí Trinitati (1); ma poi anche il dotto benedettino francese prese qui abbaglio, poiché il cod. Ambrosiano, da lui registrato, non reca né Trinitati, né Trivitani, né Trivisani, ma bensi Tomitani': ed io debbo questa non superflua correzione alla squisita e premurosa cortesia del ch. prof. Remigio Sabbadini. Il cod. Ambros. A. 22, inf., cart., sec. XVI, contiene infatti: 'Bernardini Tomitani in prim. et 2o Poster. Aristotelis, Lectiones Logicae'. Si tratta adunque di una esegesi aristotelica dovuta, non a fra' Bernardino Trevisan, e neppure al suo correligionario, conterraneo e contemporaneo b. Bernardino Tomitano, nato a Feltre nel 1438, e morto a Pavia il 28 settembre 1494; ma bensí ad un omonimo di quest' ultimo: Bernardino Tomitano, che, mezzo secolo piú tardi fra il 1552 e il 1554 fu (come c'insegna la didascalia del cod. Ambros.) ‘philosophus et medicus celeberrimus', professore di Logica nello Studio di Padova, poscia medico di Astorre Baglioni, cui rimase fedele sino alla tragica fine (1671). (2). Ora ritornando al nostro Bernardino Trevisan ed all'opera sua, se il nostro (1) BERN. MONTFAUCON, Bibliotheca Bibliothecarum manuscriptorum nova. Parisiis 1739; tom. I, p. 510 B, col. 2: 'Bernardini * Trinitati (sic) expositio in Aristotelem '. (2) Sebbene si tratti di scrittore affatto diverso dal nostro, pure crediamo egualmente utile (nella mancanza di un Catalogo a stampa dei codici Ambrosiani latini) riportare qui la descrizione del cod. Ambrosiano, quale ci è stata gentilmente favorita dal ch. prof. Sabbadini : Cod. Ambr. A. 22, inf., cart., sec. XVI. Bernardini Tomitani, in prim, et 2 Poster. Aristotelis Lectiones Logicae. f. 1. Lectio prima. Plato author ille gravissimus in dialogo quem inscripsit 'Timeum '.... (Prolusione). f. 185 v. Explicit lectura Tomitani phy(losophi) et medici celleberrimi in primum Poste : codice si trovava, prima di entrare nella Universitaria di Bologna, nel convento di S. Francesco della stessa città, e se l'autore non solo fu minorita, ma anche rettore del monastero di S. Francesco in Ferrara, sembra logico arguirne che il codice passasse (non ci è noto in quale anno, ma certo nel sec. XVI) dal convento dei Francescani di Ferrara a quello dello stess'ordine in Bologna. Non meno di tre, dunque, sarebbero (secondo il Borsetti e lo Sbaraglia) le opere lasciate dal Nostro: 1) Commentarii o Elucubrationes super libros Meteorologicos Aristotelis, di cui l'unico codice conosciuto è quello posseduto dalla Biblioteca Universitaria di Bologna; 2) il trattato De judiciali Astrologia, accennato nella dedicatoria dell'opera precedente, ma di cui non ci è noto alcun codice, né alcuna stampa; 3) e il trattatello De legitima Fratrum Minorum dispensatione, il solo che si abbia alle stampe. riorum Anno Domini M. D. LIIII. f. 187. Lectiones Exc,mi Tomitani super lib. II Post. Ar.is Anno a xpo nato. M.D. LIII. Pridie Junii. Expositurus librum 2m Post. Ar.is.... f. 246. Die. IIII mensis Julij. Quaestio quid sit medius terminus in demonstratione simpliciter. f. 251. Die Vto mensis Julii. Expedita opinione Arabum.... f. 257. Die VII Julii M. D. LIII, f. 263 v. modum dicendi per se. .... FINIS. Il testo ha correzioni e postille marginali, che potrebbero essere autografe. Le date 1554 per il I libro, e 1553 per il II, dove s'aspetterebbe il contrario, dimostrano che le lezioni del 1554 sul libro I dovranno appartenere a una ripetizione del corso intrapresa più tardi. E mi pare di trovarne la conferma in un altro cod. Ambrosiano, R. 110, cart., sec. XVI, il quale, tra molta altra roba, contiene dal f. 17 al 22: Lectiones ordinariae exc.mi d. Bernardini Tomitani super libr. p.° Posteriorum Aristo, Anno Dñi. M. D. LII. die 4 mensis Novemb. 'Prudenti admodum consilio factum est, juvenes probat.mi, ut non prius demandatam provinciam aggrediamur....' Questa è una prolusione, che esprime alcune idee affini alla prolusione del 1554, ma ha una forma e una impostatura tutta differente. Alla prolusione segue quindi la seconda lezione, che non mi sembra completa; e poi il testo si tronca improvvisamente a mezza pagina. Dunque: un corso di lezioni sul libro I, nel 1552; un corso sul libro II, nel 1553; ripetizione del corso sul libro I (ma diversamente impostato), nel 1554 ». È lo stesso codice che, colla segn. A. inf., 23 (invece di 22), viene indicato da AMBR. M. AMELLI, Indice dei codici mss. della Biblioteca Ambrosiana; in Rivista d. biblioteche, vol. XX (1909), p. 143. BERNARDINI TOMITANI, Logicae Lectiones XVI in Lycaeo Patavino hobitae, eiusque manu conscriptæ, si conservano nel cod. Marc. Lat. VI. 295, cart., sec. XVI: cfr. VALENTINELLI (I.), Bibliotheca ms. ad S. Marci Venetiarum, vol. IV (Venetiis 1871), p. 177. Sull'autore di queste Lezioni Aristoteliche, Bernardino Tomitano (n. a Padova 1506, m. a Venezia 1576), v. A. HIRSCH, Biographisches Lexikon d. hervorragenden Aerzte aller Zeiten u. Völker. Wien & Leipzig 1887, vol. V, p. 698. |