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L'edizione peraltro del Gaetani oltre ad esser la prima è anche la piú accurata, ma nel 1623, a Lione, per cura di Teofilo Raynard ed a spese di Claudio Landry, compariva una ristampa dell'opera del Gaetani, in cui il nuovo editore sfrontatamente vantava nel frontispizio che ai sedici opuscoli contenuti nel tomo III dell'edizione romana ne aveva aggiunti altri quarantaquattro, mentre invece non aveva fatto altro che riportare dal tomo contenente le lettere a quello contenente gli opuscoli, quarantaquattro delle prime, che per la loro estensione

simoniacæ hæreseos confutatione ». Tra le Opere fatte stampare dal Gaetani non èvvi alcuna, che porti questo titolo.

Pietro Guarenghi nell'anno 1512 in Venezia raccolse l'aria opuscula sanctorum Patrum, tra i quali: Petri Damiani Sermo contra Monacos proprietarios. Quando non sia l'opuscolo XXIV, il cui titolo è: « Contra clericos regulares proprietarios », sarà un'altra opera del Santo.

Il P. D. Bernardo Montfaucon (Bibliotec., tom. I, pag. 16, 68, 628, 1320) riferisce altre Opere del Santo, cioè :

Expositio in Canonem et Missam, pag. 16.

De miraculis ecclesiæ Casinensis, pag. 68.

De anima Liber, pag. 628.

Comonitio ad animam suam. Tom. II, pag. 1320.

Il Fellero (Catal. Cod. Bibliot. Paulin. Lipsien.) riporta alcune altre Opere del Santo : De castitate Clericorum ad Hieremiam Episcopum, pag. 97. Invectiva in Concubinas Monacorum, pag. 118.

Tra i Codici dell' insigne Biblioteca regia di Parigi alcuni si trovano, che conservano diverse opere di san Pier Damiano; ma perché sono state pubblicate dal Gaetani si tralasciano, e solamente s'indicheranno il Codice 4154, in cui è un Sermone con questo titolo: Sermo de die mortis: est autem pia mortis meditatio; ed il Codice 2470, Epistola ad Philosophum sæculi, ut exteriori prudentiæ specialem sapientiam præferat, et temporali vitæ perpetuam incomparabiliter anteponat.

Di altre Opere del Santo ricavate dagl' indici di Biblioteche stimo utile parlare, ma non posso assicurare che siano differenti dalle stampate, sebbene i titoli delle medesime siano diversi; posciacché, per esempio, nella Biblioteca Urbinate unita alla Vaticana evvi l'opera De doctrina Novitiorum. Incipit, Rudis Tyro; e dal principio apparisce essere la medesima : De Perfecta Monachi informatione. Così pure ivi: Sermo de Silentio. Incipit, cum prius exactor; ed è lo stesso, che negli stampati si dice Sermo de vitio lingua. Questi due esempj possono bastare. Degli altri ho fatto la collazione, ma non corrispondono nè nel titolo nè nel principio, dove si trova, e perciò è probabile sieno diversi. Da un Catalogo di Codici della Biblioteca Urbinate molti ne segnai, ma qui pongo i seguenti :

Sermo de finali judicio. Incipit, Non ignoro quidem. Sermo Consolotorius ad Ægrotum. Incipit, Rogasti me. Questo principio è diverso dalla Lettera ad un infermo.

Sermo ad Ambi Monachum. Incipit, Dignas auctori bonorum contra vini bibulos et aquam stomachantes. Desinit, Miror, dilectissime frater.

Nella libreria del Cardinal Sirleto.

De palatio Romuli et Philosophi commentarius.

Sermo de sancto Rophillo episcopo Foropopiliensi. Andrea Vecchiazzani lo mandò al padre abate D. Ferdinando Ughelli, che lo stampò (Ital. Sacr,, de Episc. Foropopil., 1) e Matteo Vecchiazzani nella Storia di Forlimpopoli (Stor. di Forlimp., parte I, pag. 101) l'ha inserito. L'abate Don Giovanni Tritemio (De Script. Eccles., n. 335) riferisce le Opere del Santo da lui vedute, tra le quali sembrano diverse dalle stampate le seguenti: De Uxoribus Clericorum Liber unus Vos alloquor o Lepores. (Io noto che questo potevano passare per opuscoli, quantunque il Santo Dottore non avesse mai inteso di darli come tali.

Di questa pirateria libraria acerbamente si lamentò il Gaetani nella prefazione al quarto volume, ma quantunque la riproduzione fosse stata vietata per quindici anni da Paolo V, pure nè le proteste del Gaetani nè la minacciata scomunica impedirono che a Parigi si pubblicasse nel 1642 una nuova edizione.

Il lavoro del Gaetani rimane pertanto fondamentale: anche l'edizione settecentesca del Remondini di Bassano fu calcata su di essa, quella del Migne

scritto potrebbe esser tratto da una lettera che io ho citato in questa Storia, ed ove comincia a parlare alle concubine dei preti appunto con queste parole: Vos alloquor o Lepores etc.).

Miraculorum sui temporis lib. I dilectissimo Gerardo. Dubitai potesse essere l'opu. scolo 34 De variis miraculosis narrationibus; ma questo è dedicato all'abate Desiderio di Monte Cassino, e non a Gerardo.

Storia della Toscana. Ciò asserisce il Muratori (Annal. d' Italia, an. 961).
Sermo de Absalone. Incipit, Perdidit Absalon. Cod. Vatic. Urbin. 64, pag. 120.
Epistola de Salomone, utrum sit salvus. Incipit, Petitis a me. Ibidem, pag. 193.

Un suo sermone tradotto in italiano si trova colla terza parte delle Meditazioni di san Bonaventura, tradotte da Niccolò Aurifico, 1584.

Tra i Codici Mss. che si custodiscono nel celebre Archivio di Monte Cassino, ce ne sono diversi, ne' quali si leggono Opere di san Pier Damiano, e sono Cod. 101, 110, 358, 359, 419, 442 е 502; e fattane la collazione colla edizione di Don Costantino Gaetani di commissione del dottissimo e gentilissimo P. D. Domenico Favilla, abate degnissimo di quel monastero, si riconosce essere inedite le seguenti cose:

Carmen. Incipit, Qui Filomelinis; desinit, Concionatoris. Cod. 358, pag. 202.
Rythmus. Incipit, Triste tristis; desinit, In anno. Cod. 359, pag. 5.
Versus. Incipit, Te Deum laudamus; desinit, hiatus. Ibidem, pag. 20 tergo.

Ad Alfanum Archiepiscopum, et Desiderium Abbatem Epistola. Incipit, Vulgare est: desinit, finis. Ibidem, pag. 105.

Ad Mainardum Episcopum Epistola. Incipit, Sub æstivo; desinit, Volumina seculorum. Ibidem, pag. 172 tergo.

Il dottissimo Cardinale Angelo Mai, riscontrando con i codici Vaticani l'edizione peraltro diligentissima che il Gaetani avea fatto, due secoli innanzi, di tutte le Opere del Santo, rinvenne alcuni preziosi opuscoli, sfuggiti alle indagini del dotto Cassinese; e li pubblicò nel tomo VI della sua Scriptorum veterum Collectio nova. Essi sono: 1o La relazione istorica De Gallica profectione domni Petri Damiani, et eius ultramontano itinere, scritta da un monaco avellanese, che fu compagno del Santo in quella spedizione, e conservata nel codice Vaticano 4920, quasi coevo all'età del Damiano. 2o Expositio Canonis Missæ secundum Petrumt Damiani; opuscolo pregevolissimo del santo Dottore, indicato già dal Montfaucon, e dopo lui dal Capecelatro: esso trovasi nel codice Vaticano della Regina di Svezia, segnato col n. 524; 3o Testimonia Novi Testamenti, che un discepolo del Damiano raccolse dai suoi opuscoli; essi fan seguito e compimento ai Testimonia Veteris Testamenti pubblicati già dal Gaetani, il quale non vide il codice Vaticano 4930, dove si trovano gli uni e gli altri. 4o Due Lettere del Damiano, tratte dal codice testé citato; l'una scritta a un certo Bucconi filio karissimo, a cui il Santo spiega come Iddio, nell' infliggerci i suoi castighi, si valga ora degli angeli buoni ora de' cattivi; l'altra è un frammento inedito di un'Epistola ad Henricum Archiepiscopum Ravennatem, nel quale il Damiano tratta del pane fermentato e dell'azimo, e mostra l'uno e l'altro poter essere materia del Sacrificio eucaristico.

non contiene che pochissime aggiunte, quantunque ci consta che alcuni opuscoli rimasero inediti presso il Gaetani, il quale in calce all' indice analitico del terzo e quarto volume avvertiva : « Sum enim paratus cum pontificia facultate nonnulla vobis (a chi volesse fare una nuova edizione) eiusdem S. Doctoris opuscula, quae post eorumdem tomorum publicationem habita et nondum edita pe

nes me servo ».

Dove questi opuscoli siano andati a finire non sappiamo: è lecito però augurarci che vengano rinvenuti; sicché possano esser compresi in una nuova edizione delle opere del Damiani che prenda a base la prima, ossia la romana, cosí indegnamente messa in disparte.

Il Capecelatro ha avvertito quali sermoni appartengono a Nicolò di Chiaravalle, erroneamente attribuiti al Damiani; di costui è pure l'Expositio mystica historiorum libri Geneseos, che pubblicato in Lione, (apud Cardonem), da Tommaso Gallet, era stato inserito tra le Collectanea in Vetus Testamentum nel IV volume del Gaetani.

E qui ci piace riferire la bella apostrofe che il Gaetani rivolge al Santo alla fine della sua edizione: vi spira tanto amore alla laboriosa impresa, tanto disinteresse e bontà da intessere il piú alto elogio per il dimenticato benedettino. E ci fornisce anche una notizia preziosa, che cioè il Gaetani divenne Rettore del Collegio Gregoriano, e in tal veste appunto non solo dovette avere l'amministrazione dei beni avellanitici, ma poté avere a sua disposizione tutto il materiale che nel convento ancora si custodiva ai suoi tempi.

Ad S. P. N. Petrum Damiani
S. R. E. Cardinalem Episcopum Ostiensen et Doctorem Benedictinum
Domini Costantini Gaetani Abbatis

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Singulari dei Optimi Maximi beneficentia, absoluto jam, et ad exitum perducto muneris mei cursu, Te (B. Petre Damiani) inter mortales olim Episcoporum Cardinalium Benedictorum Sanctissimum: et nunc inter caelestes Cives immortalitate beatissima perfruente supplex oro, quaesoque; ut hosce meos labores' quos in recognoscendis sacris ingenii tui monumentii adhibui; quosque in praesens tibi dono, dicoque tamquam viles ac abiectos ne despicias, neque muneris exiguitatem sed potius donantis animi magnitudinem intuearis. Quid in huiu smodi tam laboriosa Provincia suscipienda egerim, sperarim, secutus sim nihil est quod enarrem; scio tibi patere intimos animi mei sensus ac cogitationes esse notissimas. Nihil denique apud Te meorum esse occultum, cui ipse secretorum omnium scrutator ac arcanorum Prospector Deus se totum tradidit cognoscendum penitus et inspiciendum.

Te igitur tanto teste meae voluntatis conscio, et sinceritatis, non timuisse quodlibet apud mortales calumniae subire periculum securus dum sub tui nominis clypeo latitarem. Sed mihi tanti defensoris praesidio munito, audientius fit animus ad suae conscientiae secreta propalanda; nec decorum putat ea tacere, quae publico (ni fallor) comprobantur assensu. Enim vero te Virum ad aeternitatem natum, cujus viventis omnes labores, vigiliae, studia, et exercitationes ad publicam Reipublicae Christianae utilitatem desudeverant; mortuum honestissima vigiliarum suarum et laborum mercede fraudari; Te qui dum viveres alios in lucem eduxeras; post obitum in tenebris delitescere, indignum omnino nec aliquo pacto ferendum existimavi. Praeterea ejusdem Religioni comsortium (de Sanctissimi P. N. Benedicti religione loquor, cuius Tu magnum in primis decus fuisti, et quam ipse, licet indignus, profiteor) nonne (etiam si aliae causae non adessent) ad impellendum me ut hoc Opus aggrederer, sola per se satis esse debuisset? Incentibus igitur caeteris suscepi hanc Provinciam non invitus, ut tua sacrosancta scripta in lucem proferrem.

Caeterum meorum laborum nullum aliud premium peto nisi jugem mei apud Deum Optimum Maximum memoriam, assiduas preces, irriguum superius et irriguum inferius, a Patre luminem in ablutionem meorum peccatorum. Id si tua intercessione Vir Sanctissime obtinere potero satis me felicem arbitrabor, satis me lucri ex meis vigiliis percipisse existimabo. Flecte igitur, obsecro Te, pro me genua ad Patrem Domini Nostri Jesu Christi; ut det mihi secundum divitias gloriae suae, virtute corroborari per Spiritum eius in interiori homini. Qui et super omnia Benedictus in secula saeculorum. Amen.

Quale fosse la cultura del Damiani non abbiamo bisogno di dichiarare con altre parole. Che egli fosse nutrito di studi storici profondi e minuziosi lo dimostrano la conoscenza, veramente eccezionale per i suoi tempi, della storia romana e della medievale, di cui continuamente si giova nelle sue opere. Sappiamo anche quale preziosa raccolta di documenti fosse contenuta nella Collectio Avellana: in un altro codice, che descriveremo esattamente, erano raccolti i documenti del carteggio tra papi, imperatori e vescovi, dal secolo VI in poi.

Un nostro studioso, il Cipolla, in una breve nota, ricordando quale miniera di preziose notizie fossero le opere del Damiani, si domandò se questi avesse diretta conoscenza della Historia langobardorum di Paolo Diacono (1). La sua sottile indagine lo condusse ad una conclusione affermativa. Citiamo le sue stesse parole :

<< Nell'epistola a Cadalao, cioè all'antipapa Onorio II, narra la morte di Alarico, dopo la presa e il saccheggio di Roma (2). Egli scrive cosí: << Gothorum dux Alaricus, ut authentica testatur historia, dum inopinatas se possidere divitias gloriatur, apud Consentiae regionem subita morte defungitur. Gothi vero protinus Barentum amnem de alveo suo per alium tramitem captivorum labore deflectunt; sicque Alaricum cum multis opibus in eodem alveo acqua deficiente sepeliunt, moxque fluvium proprio meatui iuxta consuetudinem reddunt: ac ne quis addiscere locum posset, captivos omnes, qui interfuerunt, extinxerunt.

È evidente che questo racconto risale in fondo alla Getica di Jordanes (3). Ma si può chiedere se vi risalga direttamente, o coll' intermezzo della Historia romana di Paolo diacono (4). Nel recare il passo di S. Pier Damiani ho scritto

(1) Atti della R. Accad. delle scienze di Torino, vol. XXVII, 1892, pag. 745.

(2) Opera, I, 22.

(3) Cap. 30 (ed. Th. MOMMSEN, Berolini, 1882, pag. 99).

(4) Intorno alla relazione non facile a determinarsi tra Paolo diacono e la Getica di Jordanes, cfr. H. DROYSEN, nella prefazione alla sua edizione del Breviarium di Eutropio, Berlino, 1879, pag. LXI.

in corsivo le parole che coincidono con esattezza perfetta o quasi col racconto di Paolo diacono, mentre si trovano piú o meno leggermente variate nel testo di Jordanes, fatta eccezione soltanto per la frase de alveo suo, che occorre identica in ciascuno dei tre testi. Chiarisco ciò con un esempio. Paolo scrive: << Apud Cosentiam subita morte defunctus est. Gothi Basentum amnem.... » . E Jordanes: << subito immatura morte praeventus, rebus humanis excessit; quem nimia sui dilectione lugentes Busento amne iuxta Cosentinam civitatem de alveo suo derivato » .... Il concetto è identico ma non può mettersi in dubbio che fonte diretta di S. Pier Damiani è la Historia di Paolo (1).

Quindi non solo risulta che il Damiani conosceva la Historia paolina, ma ancora che ne faceva molta stima, se, alludendo ad essa, adoperava la frase: <<< authentica historia ».

Ma se anche restassero ancora dei dubbi noi aggiungeremo che oltre la Lex langobarda, nel Codice Vaticano 602 (secolo X), appartenuto anch'esso all'Avellana, vi erano dei capitoli di Paolo Diacono, di cui il testo completo è facile riconoscerlo dall' inventario del sec. XIII col titolo di Historia bipartita.

Altri disse, e bene, della sua operosità come scrittore, come uomo di chiesa, come politico. Ma non sarà inutile citare quanto attraverso le sue opere si riferisce alle arti, alle lettere, alle scienze del tempo: la storia dell' insegnamento in Italia se ne avvantaggerà notevolmente.

Sed hujus quaestionis nodum qualitercumque a me prius solvi fortasse praecipias, et sic postmodum proprii intellectus sententiam promes; scholasticorum scilicet more Doctorum, qui sciscitantur a pueris ex quacumque propositi thematis difficultate quid sentiant; ut docilitatis indolem ex eorum prius probatione deprehendant (Op. XI, Dominus Vobiscum, Cap. 2, Tomo III, pag. 99 B).

Exigis.... ut aliquid tibi scribam; et qui, me dictante, frequenter aliis scriptitas, ut tibi quoque aliquid scribatur imploras.... Et quia dum in scholarum adhuc gymnasio inter adolescentulos ageres, et ephebi vultus florem necdum pubis ulla vel tenuis lanugo vestiret, fervor te Sancti Spiritus incitavit, ut non monasteriale propositum, sed eremi potius arriperes istitutum, cave ne per aetatis adhuc imbecillis obtentum, sancti loci regulam violes (Libro VI, Ep. 17 Ad Ariprandum Monachum, pag. 270).

Ut autem cum stomacho loquar, ex istorum numero sunt ii qui grammaticorum vulgus adeunt, qui relictis spiritualibus studiis addiscere terrenae artis ineptias concupiscunt: parvipendentes siquidem Regulam Benedicti, regulis gaudent vacari Donati. Hi porro fastidientes Ecclesiasticae disciplinae peritiam, et saecolaribus studiis inhiantes, quid aliud quam in fidei thalamo conjugem relinquere castam, et ad scoenicas videntur descendere prostitutas. Caeterum quibus non licet etiam cum hospitibus loqui, in quibus videlicet ipse Christus alloquitur, et suscipitur; qui non nisi ad interrogationem os aperire debemus, et cum reficimur ex ipsa etiam

(1) La lezione Barentum non è registrata dal Droysen tra le varianti della Historia di Paolo; ma comparisce tra quelle di Jordanes (ed. MoMMSEN, pag. 99), come offerta da un ms. del secolo X e da uno del sec. XI.

La Bibliofilia, anno XXI, dispensa 48-78

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