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simo Conti.... [poi papa Innocenzo XIII].... mi feci ad interrogare sopra l'esperimento dell' Uom del Brasile, i ministri di Sua Eminenza siccome quelli, che fama era esservi intervenuti, e nulla di quanto per me si era letto nell'edizione tedesca

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colà diceasi accaduto. Parlavasi bene di certo globo di carta che, a forza di quintessenze ivi chiuse e riscaldate ed attratte dal sole, a qualche altezza saliva, onde poi, scoppiando in pezzi minutissimi ricadeva (1): cosa di nessun uso e di

(1) Il che, con buona pace del Lecornu, Navig. aér. pag. 24, ediz. cit., pare concordi assai bene con quanto il cronista portoghese Ferreira scriveva, che cioè il Gusmão fece la sua

nessuna aspettazione meritevole. Tardi allora mi pentii dall'aver troppo alla tedesca stampa creduto; ma come non crederle, quando tutte quelle nazioni se ne compiacquero, che negl' idiomi loro la trasportarono, girandone attorno per la Francia non meno che per l'Olanda le moltiplicate edizioni? Il che per me esagerandosi un giorno coll' Eccellenza del signor Ambasciador di Portogallo d'allora, signor di varia sorte di scienze e di tutte le belle ed ingenue arti ornatissimo, amenamente sorrise e mi aperse, come lo studiosissimo suo primoge. nito,, l' ingegno elevato del quale era stato all'educazione del matematico brasiliese commesso, essendo esso l'unico che dal Religioso era ammesso dentro il ricinto nel quale il tanto aspettato ordigno si congegnava, per non rivelare il secreto nella sua fede depositato e per liberarsi altresí dalla curiosa importunità della richiesta, lasciò trascorrere quella carta, che manoscritta passando di mano in mano, uscí improvvisa dai torchi di Germania di Francia e d'Olanda, del qual successo il giovane Cavaliere e l' Indiano ridendo si ebbero a smascellare. Vi prego dunque, signor Marcantonio, di raccontare a Sua Eminenza la storia, lasciando poi dedurre al Signore la ragione dell'aver noi cacciato via dai tre nostri dialoghi il quarto siccome quello che su l'aria di una graziosa ed innocente impostura fondavasi» ecc. ecc. (Opere, ediz. cit., V, 375).

Collegio della Querce in Firenze.

[nel front.]

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GIUSEPPE BOFFITO.

dell'Arte di volare mercè della quale nello spazio di ventiquattr'ore può chiunque far miglia ducento di viaggio; e trasmettere ad eserciti in lontani paesi lettere genti e rimedj di danaro, di vita e di guerra, e provvedere delle cose necessarie città assediate e trasportare mercatanzie e robbe vendibili per aria, come si potrà vedere dall'annessa copia di un memoriale presentato a

esperienza l'8 agosto 1709 nella corte del Palazzo delle Indie in presenza di Sua Maestà (Giovanni V di Portogallo) e di gran numero di spettatori, con un globo che si alzò lentamente sino all'altezza della Sala degli Ambasciatori e poi lentamente discendeva. Era stato levato in alto da certe materie che bruciavano e alle quali l' inventore stesso avea dato fuoco. Avrebbe avuto quindi ragione il contrammiraglio barone di Teffé di asserire, al Congrés international d'aéronautiqne tenutosi a Parigi nel 1889 in occasione dell'esposizione universale, che << dopo questo gesuita (P. Lana) fu la volta d'un altro prete, il Brasiliano Bartolomeo Lourenço di Gusmão che nel mese di agosto del 1709 diede saggio a Lisbona in presenza del re, di tutta la Corte e di una immensa folla della prima ascensione aerostatica, di cui si conservi documento ». Però il Martelli sembra piuttosto dar ragione al Lecornu, là dove facendo una supposizione, si domanda: « Le ballon du P. Bartholomeo Lourenço ne serait-il qu'une machine munie de fusées?» come una delle macchine volanti immaginate da Cyrano di Bergerac? V' ha però un argomento contrario sia all' una che all'altra sorta d'esperienza, il quale però contro l'affermazione esplicita del Martelli non ci pare possa avere molta forza ; ed è il silenzio del D'Almeida, a cui già accennava Tiberio Cavallo (pag. 26) con queste parole: << It is remarquable that a portuguese book entitled Physical Recreations published by Ioseph Francis d'Almeida in the year 1751 contains a dialogue on the art of flying; and yet it takes no notice of either of the two above mentioned accounts of Laurence and De Gusman ».

sua maestà il Re di Portogallo; inventata da un certo Religioso del Brasile, e della quale si farà del medesimo la prova e l'esperimento li 24 Gugnio 1709.

In Vienna

Appresso Gio: Battista Schonwetter stampatore Cesareo Aulico, e dell' Università, all' insegna del Riccio rosso.

Dichiarazione della figura.

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A. propone la vela, colla quale si ha da romper l'aria che si volterà a quella parte, alla quale sarà indirizzata. B. mostra l'artificio di una tal quale conoscenza per muover la nave, acciocché non si muova a caso, ma secondo la volontà dell'Artefice. - C. Questo è il corpo della nave formato a guisa di conchiglia e nella di cui cavità vi è uno spiraglio lavorato con certi mantici aggiunti, che dovrà supplire al bisogno in mancanza di vento. D. Sono due ale che a nulla altro servono che a conservare la nave in maniera che non declini a qualche parte, e senza di quelle non si può reggere in alcun modo. E. Sono due Globi, come terracquei, che contengono in sé misterio. Sono fatti di metallo, e servono a difendere la Calamita, che si conserva ne' loro piedestalli, acciocché non rimanga distrutta, e questa deve tirare a sé la nave, il cui corpo è fatto di ferri sottili, muniti di certe materie, ripartitamente disposte a comodità di quegli uomini, che in numero di dieci o di undici, oltre l'Artefice, potrà trasportare. F. Mostra il coperto fatto di ferri sottili formato a guisa di rete, a' cui fili di ferro si applicherà quantità molta di ambre grosse, che con la loro gran virtú aiuteranno la nave a sostenersi nell'aria, e ciò pel valore de' raggi solari, mercé de' quali la sopradetta ambra attraerà le accennate materie. G. Mostra l'Artefice, che col globo della terra, con la carta del mare, e col canocchiale e compasso osserva l'altezza del Sole, onde s'intenda il punto mensorio del globo della terra nel quale egli si ritrova. H. Mostra la calamita; imperocché senza di essa male s'intraprenderà il viaggio, mentre mancando la calamita, niuna strada si potrà più ritrovare. - I. Mostra le ruote e le corde per stringere et allargare la vela secondo il bisogno.

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Copia del memoriale presentato in lingua portoghese alla Maestà del Re di Portogallo da un Religioso del Brasile.

Il Padre Bartolomeo Laurenzio dice di aver trovato un certo ordigno, in virtú del quale chiunque può andare più velocemente per aria di quello che altri possa andare per acqua, o per terra, dimodoché spesse volte si possono fare ducento miglia nello spazio di ventiquattr'ore, e si possano mandare ad eserciti molto lontani gli ordini destinati, le risoluzioni e le conclusioni de' Consigli di guerra quasi nello stesso tempo che si è impiegato a risolvere nel Gabinetto, lo che sarà tanto piú grato alla Maestà Vostra, quanto che i di lei Regni sono l'uno dall'altro molto separati e lontani, e senza il Consiglio Regio non si possono o mantenere od accrescere. I mercanti potranno più comodamente di là ricever le merci e mandar colà lettere di qualsiasi sorta. Nella stessa maniera le città assediate saran provvedute del bisognevole, e si potrà mandar ad esse ogni soccorso e le cose necessarie al popolo ed alla vita, come anche qualunque attrazzo (sic) militare, anzi dalle stesse città assediate si potrà estraere quello che si vorrà, senza che l'inimico possa impedirlo. I Portoghesi hanno scoperto i lembi delle terre adiacenti agli ultimi circoli del cielo; e gioverà alla maggior loro gloria il compiere un'opera sí beila, viaggiando per que' paesi incogniti, che tanti popoli e tante nazioni hanno tentato scoprire, senza che ad essi mai sia riuscito. E si come mancando la Tavola della terra, si vedono tante disgrazie e tanti naufragi, cosi più facilmente col predetto Artificio si raccoglierà la vera larghezza del mondo, come altre cose di più, tutte degne di essere dalla M. Vostra considerate. E si come innumerabili confusioni possono nascere per l'utilità di

quest'Opera, cosi per isfuggirle, dovrà procurarsi che l'uso e la plenipotenza di questa cosa sia commessa unicamente a persona graziosamente da deputarsi per Vostra Maestà, e dovrà gravemente essere castigato chiunque contravverrà. Si compiacerà la Maestà Vostra di concedere all' Instante che alcuno non si maneggi per intraprendere questa Operazione o per imitarla senza il consenso del medesimo Instante, o de' suoi eredi, sotto pena della confiscazione de' beni a chiunque ardirà fare in contrario e non obbedirà ai comandamenti della M. Vostra. Anzi la metà de' beni confiscati sia conceduta all' Instante, l'altra metà all'Accusatore; e ciò s' intenda tanto nel Portogallo quanto negli altri Regni della Maestà Vostra senza veruna eccezione e distinzion di persone, riservando alla vostra Real maestà il punire ulteriormente la gravità del delitto (1).

Corrispondenti Piemontesi di Jacopo Morelli.

(Nel I Centenario della morte di J. Morelli).

(Continuazione: vedi La Bibliofilia, anno XXI, disp. 4-7a, pag. 179).

I. - Lettere di Giuseppe Vernazza a Jacopo Morelli.

Amico Pregiatissimo

XIX. (*)

Torino, giovedì 26 di ottobre 1809.

Ieri è partito di qua il libraio di Parigi S. Fournier: e non potendo egli accettare un piego alquanto notabile, mi ridussi a dargli poche mie pagine che V. S. Ill.ma si degnerà di gradire.

Nel prossimo passato agosto ho ricevute due lettere di lei; l'una addì quattro; l'altra addì undici.

La prima era stata l'anno passato consegnata da lei al Salvi, ed ha la data dei 201 di luglio 1808, e con essa, recatami finalmente da un ebreo, ebbi la bella descrizione delle feste per Sua Maestà in Venezia (2).

(1) In altre copie del presente opuscolo che noi abbiamo pubblicato conforme alla lezione che il Martelli ci porge nella quarta mattina del suo dialogo Del volo, seguirebbero, a quanto scrivono il Bourgeois e il Lecornu (Nav. Aér, pagg. 25-26, ed. cit.): un cenno sulla deliberazione del Consiglio che la ricompensa richiesta dal Supplicante era troppo poca e il breve testo della deliberazione reale che comminava la pena di morte ai trasgressori, prometteva all' inventore, per incoraggiarlo, il primo posto vacante nei collegi di Barcellona e di Santarem, e di primo professore di matematica dell' Università di Coimbra con 600.000 reis di pensione (L. 3750) sua vita naturale durante. (in data di Lisbona 17 aprile, 1709).

(2) Descrizione delle Feste celebrate in Venezia l'anno 1807 per la venuta dell'Imperatore de' Francesi e Re d'Italia. Venezia, Picotti, 1808, in-4o fig. Autore di questa Descrizione fu appunto il MORELLI; e se essa, scrive il Moschini, « riuscì languida, solo motivo ne fu che il Morelli non era adattato a questo genere di scritture ». Cfr. MORELLI, Operette, I (1820), pag. XCI. (*) BIBL. MARCIANA, Arch. Morelliano', n.o 120.

La Bibliofilia, anno XXI, dispensa 8a-12a

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La seconda fu scritta ai 22 di luglio 1809 e mi fu portata dal libraio Brun accompagnata dal libro del Cav. Puccini su Antonello da Messina (1), e dalla rarissima orazione del Chevrier, che ho collocata nella Biblioteca Imperiale con indizio della persona che me l'ha favorita (2).

De' suoi doni le rendo grazie, e più ancora gliene rendo per la continuazione della sua cara amicizia, di cui mi glorierò fin ch' io viva.

Il piego ch'ella ai 22 di aprile 1809 mi avvisò di aver ricevuto dal Cav. Fauzon mio cognato (3), dovea esserle portato dal Barone di Mulinen, letterató Svizzero che parti di qua a mezzo marzo per andare a Venezia. Giunto in Milano e saputi i movimenti della guerra, mutò pensiero e tornossene a Berna lasciando al cognato mio il fagottino che godo essere stato da lei gradito. Non l'avevo accompagnato con alcuna lettera.

Il libro del Conte Napione sul Colombo è stato in qualche parte censurato dal Canovai in certa scrittura stampata anonima (4). Il Napione ha risposto alla censura. Questa risposta è già stampata in Pisa (5); e mi persuado che il Cavaliere di Priocca (6) non mancherà di spedirla a V. S. Ill.ma

Lettere del Colombo, sulle quali V. S. mi ha interrogato, non ne conosco. Io credo

(1) Memorie istorico-critiche di Antonello degli Antonj, pittore Messinese, compilate dal Cav. TOMMASO PUCCINI, Conservatore degli Stabilimenti delle Arti, dell'Archivio Diplomatico.... di Firenze. Firenze, Carli & C., 1809; pagg. 66, in-8°. Le Memorie del Puccini sono appunto dedicate All'Ornatissimo Sig. Abate Jacopo Morelli.

(2) Ecco il titolo dell' Orazione, tuttora conservata nella Bibl. Nazionale di Torino: Philippi Cheurerij oratoris Sabaudiaeque praesidis ad Inno- | centium Octauum pontificem Maximum oratio. S. n. t., opuscolo di 4 pagg. Finisce: << Habita in consistorio publico Anno d.ni MCCCCLXXXV, quarto | calendas Februarias: Pontificatus vero Innocentij octaui an- | no primo». La nota appostavi dal Vernazza, dice: « Dono del cavaliere abate Jacopo Morelli Bibliotecario a San Marco in Venezia al suo amico Vernazza. Dono del Vernazza alla Biblioteca Imperiale di Torino ».

(3) Il Cav. Fauzon, fratello della N. D. Giacinta Virginia Fauzon dei conti di Montelupo, di Mondovì, moglie del Vernazza, che questi avea sposata nel 1780. Cfr. ARMANDO, Bibliogr. Vernazza, n.o 244.

(4) [G.-FR. GALEANI-NAPIONE], Della patria di C. Colombo. Dissertazione pubblicata nelle Memorie dell'Accademia Imperiale delle scienze di Torino, ristampata con giunte, ecc. Firenze, Molini, Landi e C., 1808; pagg. XXII-400, in-8". La « scrittura anonima » del Canovai, sono le Osservazioni sul Ragionamento del primo scopritore del continente del Nuovo Mondo, anonime, ma del p. Stanislao Canovai, contro il Napione, che il MELZI, Diz. di opp. anon., II (Milano, 1852), pag. 298, col. 2, indica, senza note tipografiche, ma che furono impresse a Firenze, presso Pietro Allegrini, 1809; pagg. 8, in-8°. Cfr. Raccolta di Documenti e Studi pubbl. d. R. Commissione Colombiana. Roma 1893; Parte VI, pag. 212.

(5) La risposta del Napione al Canovai è: Del primo scopritore del continente del Nuovo Mondo e dei più antichi storici che ne scrissero. Ragionamento che serve di supplemento alle due lettere su la scoperta del Nuovo Mondo pubblicate nel libro intitolato: Della patria di C. Colombo, ecc. risposta stampata (come qui scrive il Vernazza) « in Pisa », dalla tipografia della Società Letteraria, ma colle note tipografiche di Firenze, presso Molini, Landi & C., 1809; pagg. XI-116, in-8°.

(6) Il cav. Clemente Damiano di Priocca, « già fedele ed accorto ministro del re Carlo Emanuele IV », il quale fu anche in relazione letteraria col bibliotecario Denina. Cfr. G. CLARETTA, in Memorie d. R. Accad. d. sc. di Torino, ser. 2a, XXXI (1879), Sc. mor., pag. 225.

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